I conti del Sole brillano soltanto per i consulenti

I conti del Sole brillano soltanto per i consulenti

È previsto per oggi il consiglio di amministrazione del Sole 24 Ore. All’ordine del giorno l’analisi del preconsuntivo di bilancio 2010, da cui gli analisti si aspettano una perdita netta intorno a 35milioni di euro. All’interno della redazione e del gruppo editoriale della Confindustria la tensione è palpabile. Si susseguono scioperi, proteste e atti di sfiducia formale nei confronti della direzione e dell’azienda. Capita, chiedendo «come va?» ai giornalisti del quotidiano di Via Monte Rosa, che rispondano con questo video: quello in cui Nanni Moretti, dal palco di Piazza Navona urla «con questi dirigenti non vinceremo». Verità o retorica? Disfattismo o realismo? L’analisi di alcuni dati forse aiuta.

Lo stato di crisi aperto nella primavera di un anno fa prevedeva 31 prepensionamenti su 256 giornalisti del quotidiano. In tutto il gruppo sono 404, compresi quelli che lavorano per l’agenzia Radiocor, i dorsi regionali, le testate tecniche. Lo “stato di crisi” è un provvedimento concordato tra azienda, governo e sindacati che consente alle imprese di beneficiare di agevolazioni fiscali per i prepensionamenti. Molti grandi gruppi italiani vi hanno fatto ricorso in questi anni.

Due settimane fa i vertici della società tornano alla carica e chiedono un risparmio del 10% su un costo del solo personale giornalistico che indicano pari a 70 milioni per i 256 giornalisti del quotidiano. O in alternativa una riduzione (poi smentita) di 70 unità della redazione. Va tenuto presente che i documenti ufficiali non evidenziano questo dato distinto: dal bilancio a fine 2009 si evince solo che il costo del personale della holding (che è anche società operativa e ha in pancia il quotidiano) è di 153 milioni, ma include ovviamente anche il personale non giornalistico.

Settanta milioni di euro per 256 unità sono quasi 275 mila euro a testa. Una cifra che suona esagerata, persino per dipendenti notoriamente ben retribuiti come quelli del Sole. Viene il dubbio che al direttore generale Gianni Vallardi, che conduce in prima persona le trattative sindacali, siano arrivati numeri inesatti.

I dati dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, raccontano un quadro diverso: l’imponibile previdenziale (o monte retributivo imponibile previdenziale, più elevato di circa il 10% della “lordo” in busta paga) per i 404 redattori dell’intero gruppo Sole 24 Ore Spa è di 39,6 milioni, e quindi 98 mila euro  pro capite (su 14 mensilità). Sommando il costo dei benefit si può arrivare, all’incirca, a quota 50 milioni: che è quasi il 30% in meno rispetto a quanto comunicato durante le recenti sindacali. Se le cifre Inpgi non sono sbagliate, vuol dire che i 404 giornalisti del gruppo rappresentano a mala pena il 20% del personale complessivo e “pesano” meno del 25% del costo di lavoro dell’intero gruppo (203 milioni nel 2009). Ed è curioso che azienda ed editore di riferimento, la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, insistano per fare economia su una voce che non è poi così risolutiva per risollevare i conti.

A pagina 144 del bilancio 2009, si legge che il gruppo spende ben 29,9 milioni in consulenze, in crescita rispetto ai 26,6 milioni dell’anno precedente. Fonti interne del gruppo fanno sapere che nel 2010 la spesa per collaborazioni giornalistiche per la sola capogruppo sono costate 10,13 milioni per un plotone di 1.532 collaboratori, di cui 1.349 a libro paga del quotidiano e 183 al sito web. Anche senza speculare troppo sulla fortunata firma che vale 2mila euro ad articolo (stando a una tabella sui compensi dei collaboratori, aggiornata al primo trimestre, che Linkiesta ha potuto consultare), è difficile comprendere la ratio della politica di tagli portata avanti dai vertici del gruppo.

L’obiettivo dichiarato dal cda guidato dall’amministratrice delegata Donatella Treu è di tornare nel 2013 ai livelli di ebitda, il principale indicatore della redditività industriale, del 2008 (50 milioni). Rispetto al probabile rosso di 10 milioni per l’intero 2010 (sempre a livello di ebitda), significa dover recuperare almeno 60 milioni in tre anni. Tutti attraverso il taglio di costi, visto che i vertici hanno fatto capire che, nella migliore delle ipotesi, si punterà a stabilizzare i ricavi. Tagli che comunque non serviranno a nulla se l’azienda continuerà la politica di acquisizioni disastrose degli ultimi anni (fra cui Gpp e Esa Software), costate 130 milioni nell’ultimo decennio. 

La Borsa, del resto, ha già detto molto chiaramente come la pensa rispetto alla conduzione del gruppo, quotato a dicembre 2007 con grandi speranze. Era stato collocato a 5,75 euro per azione. In queste ore, il titolo del Sole viene scambiato a 1,5 euro. Il 73% in meno in poco più di tre anni. «Sarà un titolo adatto a chi vorrà mantenerlo in portafoglio», aveva promesso allora il presidente del gruppo, Giancarlo Cerutti, aggiungendo che lo scopo del collocamento in Borsa, oltre a reperire risorse per lo sviluppo, è «creare con gli azionisti un asse forte e significativo».  Il 62% dei titoli offerti è andato in mano a famiglie e piccoli risparmiatori in genere. Anche tramite gli uffici di Poste Italiane. 

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