GERUSALEMME – Un attentato a Gerusalemme. Si ricomincia, tre anni dopo l’ultima volta, sette anni dopo l’ondata di terrore. E avviene un giorno dopo la fine della festa ebraica di Purim, ma anche anniversario per i palestinesi dell’eccidio nella moschee di Hebron, avvenuto subito dopo la firma degli accordi di Oslo.
Appena ieri, a un simposio indetto dall’Istituto Universitario per la Diplomazia e la Cooperazione regionale, dal Centro Peres per la Pace, dal Centro Palestinese per Studi Strategici, e dal Centro Steinitz di ricerche per la Pace, all’Università di Tel Aviv il giornalista del quotidiano israeliano Haaretz Barak Ravid cerca di rispondere alla domanda se sarà possibile nel 2011 concludere accordi di pace con i palestinesi.
Obama ha fissato la data del Settembre 2011, Salam Fayadh, primo ministro palestinese ha dichiarato più volte che le strutture per lo Stato saranno pronte per l’estate 2011. Si è ora in un momento molto difficile per lo Stato d’Israele anche alla luce di quanto sta succedendo nei paesi arabi, vicini e lontani. Bisogna accelerare i tempi. Il governa si occupa di dirigere il conflitto e non di trovare una soluzione. La nostra situazione dal punto di vista della sicurezza e dal punto di vista dell’opinione internazionale non è mai stata così difficile.
Netanyahu aveva previsto un discorso importante nel quale avrebbe dovuto esprimere tra l’altro la sua opinione, che uno stato binazionale sarebbe un disastro. Il discorso è stato per il momento ritardato per poter rivalutare la nuova situazione politica che si sta formando nella regione. Non si vede la possibilità di riprendere i negoziati per la pace. La nuova strategia dei palestinesi non prende più in considerazione Israele ma persegue una politica internazionale indipendente.
I tentativi di riconciliazione tra Hamas e l’Autorità Palestinese sono i più seri da parecchi anni a questa parte. Se non si arriverà alla dichiarazione d’indipendenza dello Stato palestinese entro Settembre 2011, tuttavia, si potrebbero attivare nuove micce di malcontento anche in Cisgiordania. Una dichiarazione internazionale della costituzione dello Stato non cambierebbe la situazione sul terreno. Le conseguenze potrebbero essere molto gravi, sanzioni gravi nei confronti di Israele e una terza intifada.
Per i palestinesi è solo questione di come e quando, non di se riprendere la lotta. Da settembre in poi si cercherà di imitare ciò che sta succedendo nei paesi arabi. Netanyahu parla di quello che non è disposto a fare e nulla dice su quello che è invece disposto a fare. Cerca di prendere tempo per cercare di migliorare la situazione nei confronti della Comunità Internazionale creatasi nei confronti di Israele. Il terrorismo è molto limitato negli ultimi anni. Netanyahu è convinto che bisogna spiegare meglio la posizione israeliana alla Comunità Internazionale e allora la loro posizione cambierà. Non c’è insomma alcuna volontà di concreta di soluzione nell’attuale coalizione governativa.
Con gli eventi dell’ultima settimana, con i missili palestinese che piovono sulla popolazione civile israeliana e la reazione israeliana di bombardamenti su Gaza prima, e con questo attentato di oggi, possono considerarsi purtroppo archiviate sulla relativa tranquilla che aspettava Gerusalemme.
Non siamo ancora nel settembre 2011, ma la tensione sembra aumentare in mancanza di decisioni politiche e accentuata dall’atmosfera regionale. Possiamo solo augurarci che questo atto di terrore sia iniziativa di un singolo e non legata ad una nuova catena di distruzione in entrambi i campi.
Dicono dell’attentato
New York Times (Usa) Il quotidiano statunitense cita il ministro dell’Interno israeliano Eli Yishai. Accorso sulla scena dell’attentato, ha detto ai reporter che Israele «sta sperimentando un’escalation su tutti i fronti» e che «le azioni delle organizzazioni terroristiche ci obbligheranno a reagire». Dalla West Bank i leader palestinesi hanno condannato l’attentato, secondo quanto riporta l’Associated Press. Ma a Gaza due gruppi estremisti, la Jihad islamica e i Comitati di resistenza popolare hanno festeggiato l’attentato, pur non rivendicandone la paternità. Dopo l’esplosione il ministro della Difesa israeliana Ehud Barak si è consultato con i vertici militari e ha poi dichiarato: «Non tollereremo altri attacchi ai civili israeliani né nelle comunità meridionali né a Gerusalemme. Pur ricordando che da tempo non si verificavano attentati importanti a Gerusalemme, il New York Times ricorda che due settimane fa, nella zona Sud della città, un netturbino aveva perso una mano per lo scoppio di un ordigno rudimentale nascosto in un sacco di spazzatura. Il fatto non aveva destato particolare scalpore, ma ora la polizia sta indagando per capire se i fatti possano essere collegati, e il comandante, Aharon Franco, ha raccomandato in tv: «Nonostante la calma degli ultimi anni, raccomandiamo a tutti la massima allerta».
The Guardian (Gran Bretagna) Il giornale britannico cita il vicepremier israeliano Silvan Shalom, raccogliendo una sua dichirazione alla radio nella quale ha sostenuto «che l’attuale situazione ricorda quella che precedette e portò all’intervento armato a Gaza nel 2008-2009» e che portò alla morte di più di 1.400 palestinesi. «Sabato scorso sono piovuti circa 50 razzi dai Territori e altri sporadici hanno colpito Israele nei giorni scorsi». E conclude: «Dobbiamo considerare nuovamente l’ipotesi di una simile operazione. E lo dico a dispetto del fatto che so che questa cosa potrebbe portare la regione a una nuova fase di grande tensione».
El País (Spagna) Il quotidiano di Madrid cita la testimonianza di Yossi Meier, uno studente ultraortodosso di 18 anni che viaggiava due autobus dietro quello colpito: «Ero sul 24 quando ho sentito un terribile boato. La posta del bus si è aperta e siamo tutti scesi di corda. Sono ancora sotto choc». Sempre secondo El País un centinaio di ebrei ultraortodossi si è raccolta attorno al luogo dell’esplosione gridando «Morte agli arabi!». Mani Friedman, un altro studente ortodosso: «Se potessero, i palestinesi lo farebbero ogni giorno». Il giornale spagnolo sottolinea poi, però, come questo sia il primo attentato a gerusalemme da sette anni a questa parte, esattamente dal 22 settembre del 2004. In quel caso a coilpire fu però un kamikaze donna.
Haaretz (Israele) Il ministro israeliano della Pubblica sicurezza Yitzhak Aharonovich, parlando a Channel 2 ha dichiarato che la bomba era tra uno e due chilogrammi e nascosta in un sacchetto lungo la strada. Ha aggiunto che i servizi di sicurezza sono in allerta per il timore di altri possibili attacchi. Gli ingressi alla città sono stati chiusi e gli agenti stanno battendo a tappeto l’area per cercare altri pacchi o oggetti sospetti. Sempre Channel 2 ha riferito che la Mezzaluna rossa palestinese ha contattato i servizi di emergenza per offrire assistenza nel soccorso ai feriti. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha cancellato il suo previsto viaggio a Mosca.
15: 54 (ora italiana) Anche Al-Jazeera riporta la notizia in apertura del sito. La frase più significativa dell’articolo che ricostruisce gli eventi: «At least eight Palestinians, including children, were killed in Israeli mortar attacks and airstrikes in the Gaza Strip on Tuesday. The deaths occurred in two separate attacks on the eastern part of Gaza City, witnesses said». Cioè: “Almeno otto palestinesi, inclusi dei bambini, sono stati uccisi dagli attacchi dei mortai israeliani ieri” riferisce Al-Jazeera citando “testimoni”. E ggiunge che “l’esercito israeliano ha giustificato l’attacco dicendo che rispondeva ad attacchi provenienti da Gaza”
15:34 (ora italiana) il sito israeliano Debka sottolinea che non è stato un attacco suicida e che stamane sono piovuti missili grade su Beersheva.
A medium-sized bomb exploded Wednesday afternoon, March 23, at the No. 74 bus stop opposite Binyanei Haooma at the main entrance to Jerusalem from the north, injuring some 21 passers-by and passengers, several seriously. Initial reports of a suicide attack were dispelled when the smoke subsided and the explosion was traced to a bomb planted in a bag attached to a phone booth near a bus stop at the busiest traffic hub of the city. The 74 bus and a number of passing vehicles were damaged by the blast. The attack, recalling years of deadly Palestinian attacks on Israeli buses, occurred on the same day as Palestinians in Gaza fired Grad missiles at Beersheba.
Prime Minister Binyamin Netanyahu delayed his departure for an official visit to Moscow.
The last major Palestinian terrorist attack in Jerusalem was the massacre at the Mercaz Harav yeshiva seminary on March 6, 2008. Later, Palestinians used tractors for rampages on city routes.
Da Le Monde: La situazione peggiora in Israele. Stamane sono state lanciati missili da Gaza alla città meridionale d’Israele. L’esercito israeliano ha risposto con dei radi su Gaza.
15:58 (Jerusalem Post) The number of people injured in Wednesday’s Jerusalem bus bombing rose to 25, according to MDA.
Police have raised the alert level in the capital, following the explosion.
15:35 (Haaretz) PM Netanyahu delays trip to Moscow to deal with Jerusalem bus explosion
15:30 (Haaretz) Report: None killed in Jerusalem bus explosion
(In Israele sono un’ora avanti rispetto a noi)
Il video dalla zona dell’attentato
da: Israel Plus, channel 9 (canale israeliano in lingua russa)