Hillary dice no a Frattini, annullata la visita negli Usa

Hillary dice no a Frattini, annullata la visita negli Usa

ROMA – L’Italia non accusa affatto la sindrome dell’esclusione, ha detto giorni fa il ministro degli Esteri Franco Frattini. Barack Obama, Nicolas Sarkozy, David Cameron e Angela Merkel si erano appena riuniti in videoconferenza e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non era stato invitato. Era solo un tentativo di quattro membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di convincere la Germania a ripensare la sua posizione sulla Libia, secondo il capo della diplomazia italiana. Ma se due indizi fanno una prova, allora l’Italia è stata davvero, e volutamente, messa da parte. Isolata. A prescindere dalle arrampicate sugli specchi di Frattini. A Londra, dove ieri il ministro ha partecipato alla riunione internazionale sulla crisi libica, il titolare della Farnesina ha infatti ricevuto il benservito da Hillary Clinton. Che non ha tempo e, forse, neppure voglia, di riceverlo a Washington, questa settimana, come ampiamente previsto.

Ci siamo già incontrati nella capitale britannica, non c’è nulla di urgente di cui gli Usa debbano discutere ancora e adesso con l’Italia, sarebbe stato il ragionamento del segretario di Stato americano. E così per Frattini non c’è stata altra scelta che annullare la sua visita ufficiale negli States. Il ministro andrà solo in Uruguay e Argentina, poi farà ritorno a Roma. Insomma, dopo il braccio di ferro con Parigi e Londra, e l’annunciato ma mancato asse con Berlino, Frattini non potrà neppure contare di far sponda con Washington. Dove preferiscono, e riconoscono, altri leader e interlocutori. Anche in Italia, vista l’elevata considerazione che l’amministrazione americana nutre nei confronti del presidente Giorgio Napolitano, impegnato proprio in questi giorni in una visita ufficiale negli Stati Uniti.

Le «chiacchiere» di Obama, Sarkozy, Cameron e Merkel, d’altra parte, non sembrano interessare più di tanto al presidente del Consiglio. Che è molto più preso dai processi milanesi e dall’emergenza immigrati a Lampedusa. Ma se i primi riguardano esclusivamente la sfera dell’attività pubblica e privata del premier, che Berlusconi avrà modo di chiarire in tribunale, la seconda è legata più o meno direttamente anche all’isolamento internazionale in cui è precipitato il governo. Non è un caso che, più volte, è stata invocata una soluzione condivisa, con l’Europa che deve farsi carico del fardello immigrati, senza lasciare solo all’Italia il compito di portarne l’intero peso.

Ma l’Europa, finora, ha sempre risposto picche. E si tratta di quella stessa Europa che si riunisce attorno a un tavolo, a distanza di qualche migliaio di chilometri, per parlarsi attraverso un video e discutere anche con la Casa Bianca: «una forma di consultazione, non un foro decisionale», ha fatto sapere la Farnesina. Resta il fatto: è un’Europa della diplomazia di cui l’Italia, evidentemente, non fa parte. E in cui stenta a entrare pure al meeting di Londra sulla Libia. Da dove Frattini, in via ufficiale, parla di «importante risultato politico», per poi spiegare a fari spenti che il vertice è stato un flop. Per l’assenza di delegati dell’Unione Africana. E per il protagonismo di Parigi e Londra. Che continuano a fare «chiacchiere» e ad avanzare proposte – il possibile esilio per Gheddafi e l’eventuale rifornimento di armi ai ribelli – che non possono essere decise da «un direttorio ristretto». «L’Italia non accetterà in nessun caso decisioni che non passino anche per Roma», è stato precisato. Tutti i protagonisti internazionali devono essere coinvolti, è la posizione di Roma. Ma proprio questo è il punto: l’Italia si può ancora considerare tale? 

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