Duro scontro a Montecitorio, per il secondo giorno di fila. Questa mattina – all’ordine del giorno la discussa norma sulla prescrizione breve – la maggioranza viene battuta durante il voto sul processo verbale dell’ultima seduta. In Parlamento va in scena la farsa: il presidente della Camera Gianfranco Fini viene colpito alla testa da un giornale lanciato dai banchi del Pdl, il ministro della Giustizia Angelino Alfano getta il suo tesserino parlamentare contro i deputati dell’Italia dei Valori, un esponente di Futuro e libertà viene trattenuto dai commessi mentre sta per aggredire un collega della Lega. Il Consiglio dei ministri è costretto a interrompere i lavori per “inviare” gli esponenti dell’Esecutivo a Montecitorio, dove la maggioranza non sembra avere i numeri necessari per andare avanti. Intanto, fuori dal Palazzo, continuano le manifestazioni di piazza contro il provvedimento in discussione alla Camera.
«Ormai siamo alla crisi istituzionale», racconta il repubblicano Giorgio La Malfa. Il paradosso è che il Parlamento rischia lo stallo per una questione di importanza tutt’altro che primaria. Già, perché a dividere maggioranza e opposizione non è la delicata missione militare in Libia. Né la polemica sulle migliaia di clandestini che in queste ore si stanno riversando nell’isola di Lampedusa. A dispetto di tutto, il terreno di scontro resta il provvedimento sul processo breve.
La cronaca della mattinata. In apertura dei lavori alcuni esponenti dell’opposizione contestano la lettura del processo verbale della seduta di ieri. Secondo Pd e Idv, infatti, nel resoconto sarebbe assente qualsiasi riferimento alla sfuriata tenuta in aula dal ministro della Difesa Ignazio La Russa (che dopo essersi duramente rivolto al capogruppo del Partito democratico Dario Franceschini, aveva mandato a quel paese la Presidenza della Camera). Alla conta dei voti, la maggioranza va sotto. «Una situazione che non ha precedenti» ammette Fini. I segretari d’aula sono costretti a riscrivere il processo verbale.
Il soccorso del governo. Poco prima delle 11 la riunione del Consiglio dei ministri convocata per esaminare gli accordi relativi al rimpatrio dei migranti tunisini deve essere sospesa. A Montecitorio la maggioranza non ha i numeri per andare avanti sul processo breve. I membri dell’Esecutivo devono correre alla Camera per votare.
La presenza dei ministri, però, non basta. I presenti raccontano la rabbia del titolare della Giustizia Angelino Alfano: secondo quanto riportato da alcuni esponenti dell’Idv, al termine della votazione il ministro avrebbe lanciato con un gesto di stizza il proprio tesserino da parlamentare verso i banchi dell’opposizione. «Un gesto irresponsabile – accusa il leader dell’Idv Antonio Di Pietro – immorale, illegittimo da parte del portantino di Berlusconi. Adesso si dimetta».
Ma Alfano non è l’unico ministro al centro delle polemiche. A Montecitorio tiene ancora banco il caso La Russa. La Presidenza della Camera sarebbe intenzionata a prendere provvedimenti disciplinari nei confronti dell’esponente del governo. Ogni decisione è rimandata però al pomeriggio. Data l’eccezionalità del caso – nessun ministro è mai stato sanzionato per una situazione simile – la Giunta per il regolamento di Montecitorio dovrà prima esprimere un parere. Atteso per le 16.
Gianfranco Fini. Accuse bipartisan al presidente della Camera. Al termine del voto, mentre sta lasciando l’aula, Fini viene colpito alla testa da un giornale lanciato da un esponente del Pdl. Maggioranza e opposizione attaccano. Il centrodestra chiede espressamente le sue dimissioni. «Oggi è finita la barzelletta sull’imparzialità del presidente Fini» tuona il vicecapogruppo Massimo Corsaro. Lo segue Osvaldo Napoli: «È stato scorretto dal punto di vista istituzionale, ora si deve dimettere». Dal Pd criticano il presidente della Camera, colpevole di aver tenuto troppo aperta la votazione per il processo verbale. Tempo necessario, secondo l’opposizione, per permettere l’arrivo da Palazzo Chigi dei ministri.
Intanto fuori da Montecitorio continuano le manifestazioni. Dalle 10 di mattina è stato convocato un sit-in di protesta contro la proposta di legge sul processo breve. «Da oggi – fa sapere uno degli organizzatori – saremo qui in una mobilitazione permanente». Sui disordini di ieri Fini ha chiesto a Maroni di intervenire in Aula.