Linkiesta con Frediano Manzi, presidente dellʼAssociazione Sos Racket e Usura, si è infilata, con una telecamera nascosta, tra le fila dei venditori abusivi che spingono contro i cancelli di uno dei più grandi mercati allʼingrosso di fiori dʼItalia: quello di Milano, in via Lombroso, di fronte allʼOrtomercato. Lo gestisce, per conto del comune di Milano, la SO.GE.MI. Spa: la Società per lʼImpianto e lʼEsercizio dei Mercati Annonari allʼIngrosso. È sabato 5 marzo: il mercato è aperto per il pubblico dalle 9 alle 12. I grossisti di fiori, provvisti di licenza, possono invece entrare prima e sistemarsi nei loro stand. Intorno alle 8 ci sono una cinquantina di extracomunitari provenienti dal Bangladesh che sostano davanti allʼingresso. Nella successiva ora ne arrivano altri a piedi, o sbarcati dagli autobus. Allʼorario di apertura dei cancelli sono centinaia, e anche di più entrando all’interno.
Siamo a due giorni dalla festa della donna: oggi gli extracomunitari, per lo più clandestini, acquistano cartoni di mimose che rivenderanno a mazzetti lungo i semafori o per la città e in provincia: Legnano, Busto Arsizio, Gallarate, Bollate, e poi Como e Varese. Un volume d’affari di milioni di euro. Un cartone di sei mazzetti di mimose (per un totale di un chilo di fiori) ha un costo, qui all’ingrosso, che varia dai 22 ai 25 euro l’uno. Verrà rivenduto, nella distribuzione, a una media di 70. Nelle prime ore, Linkiesta ha verificato che la vendita avviene in nero. Poi si sparge la voce che è in arrivo la Guardia di Finanza per effettuare i controlli e i grossisti iniziano a emettere lo scontrino fiscale.
Ai cancelli quattro vigili della polizia locale di Milano si rassegnano. Uno dichiara alla telecamera nascosta che Comune e Polizia conoscono perfettamente la situazione: lui stesso ha provveduto a scattare foto e inviarle con le segnalazioni del traffico illecito. Non è seguito nessun intervento. Altri tre agenti confermano che Comune, So.Ge.Mi. e Forze dell’Ordine sono a conoscenza del racket dei fiori, della vendita abusiva e del fatto che gli extracomunitari siano sprovvisti di permesso di soggiorno. Ma sono troppi, ammettono. Ci vorrebbero almeno due uomini, per il fermo di ciascun clandestino, e sei ore per l’identificazione. Oppure un furgoncino della Polizia che li porti in questura. Ma non ci sono né mezzi, né forze sufficienti per gestire il racket. Il comune si limita a mandare qualche vigile.
Allʼinterno del mercato, unʼaltra sorpresa. Lo stand cui si accalca il numero maggiore di venditori del Bangladesh è quello di Franco Cereda, presidente di Angroflora, lʼAssociazione Nazionale Grossisti Fiori e Piante, che raggruppa le aziende e le imprese che esercitano come attività prevalente il commercio all’ingrosso di fiori, piante ornamentali e generi affini. Sul sito si legge che scopo dellʼassociazione è quello di difendere «in Italia e all’estero, gli interessi economici, sociali e professionali di tutti quanti vi operano e vi lavorano»; promuovere «le iniziative più opportune nei confronti delle istituzioni, delle amministrazioni, delle associazioni e degli enti pubblici e privati (Ministero Politiche Agricole e Forestali, Assessorati Regionali)»; svolgere «attività sindacale» e «caratterizzarsi per rappresentare e tutelare tutti i componenti della filiera, dalla produzione al consumo, consentendo l’adesione, come “soci aggregati sostenitori”, di “gruppi, consorzi, produttori, enti e società, interessati al commercio delle piante e dei fiori e ai mercati pubblici all’ingrosso”».