In piazza per la legalità, in Aula per salvare uno di loro

In piazza per la legalità, in Aula per salvare uno di loro

In piazza contro le leggi ad personam, nelle aule parlamentari a tutela della casta. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani somiglia a Giano bifronte. E come la mitica divinità romana, il leader del Partito democratico ha due facce. Una legalitaria, buona per i comizi. L’altra più istituzionale, da mostrare nei Palazzi del potere. Una capace di convocare una manifestazione per denunciare la riforma della giustizia del Cavaliere. L’altra in grado di permettere che il suo gruppo a Palazzo Madama voti contro l’arresto dell’ex assessore alla Sanità pugliese – oggi senatore Pd – Alberto Tedesco.

Il bello è che tra le due prese di posizione – apparentemente inconciliabili – non passerà nemmeno troppo tempo. Al massimo qualche ora. Alle 18 di oggi i parlamentari del Pd incontreranno i propri elettori al Pantheon per condannare i provvedimenti su processo breve e prescrizione anticipata. Stasera numerosi esponenti del partito parteciperanno alla Notte Bianca per la democrazia a Piazza Santi Apostoli. E domani sera la Giunta per le immunità parlamentari del Senato voterà – presumibilmente contro – la richiesta di arresto del senatore Tedesco, indagato per corruzione e concussione.

«Bersani alla prova legalità», titola oggi il Fatto quotidiano. «Se il Pd vuole essere credibile nella battaglia campale annunciata contro la nuova ondata impunitaria pro B. – scrive nel suo editoriale Marco Travaglio – i suoi nove senatori in Giunta dovrebbero tutti autorizzare l’arresto di Tedesco». 

Invece pare che così non sarà. Mentre i vertici del Partito democratico saranno in piazza a difendere la legalità, il capogruppo al Senato Anna Finocchiaro riunirà i nove per trovare una linea comune. Una missione impossibile, a quanto sembra. La maggior parte di loro (si dice siano in sette, compreso il presidente della Giunta Marco Follini) si esprimerà contro l’arresto di Tedesco. Un paio, tra cui Felice Casson e Marilena Adamo, si opporranno.

Bersani alzerà la voce? Tutt’altro. Anzi, per evitare problemi il leader Pd si è affrettato a chiarire che ogni senatore dovrà decidere secondo coscienza. Non più tardi di ieri aveva tuonato: «In piazza e nelle aule combatteremo contro la riforma della Giustizia del ministro Alfano». E a chi gli chiedeva conto dell’ipotesi di lasciare Montecitorio per protesta, il segretario aveva spiegato con sprezzo: «Nessun abbandono del Parlamento, daremo battaglia su ogni provvedimento». Viene un dubbio. A questo punto non era meglio la linea dell’Aventino? 

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