La Chiesa è presa nella Rete

La Chiesa è presa nella Rete

Il Vaticano ha fatto un ingresso in grande stile nel mondo della rete, come conferma Angelo Scelzo, sottosegretario al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali che sottolinea che «da tempo la Chiesa si interessa al web». Del resto gli annunci si susseguono giorno dopo giorno. E il 2 maggio ci sarà un incontro in Vaticano con i blogger cattolici. Un mondo che non si può più ignorare, secondo il cardinale Gianfranco Ravasi, a capo del Pontificio Consiglio della Cultura. Lunedì la Stampa ha commentato un articolo apparso su Civiltà Cattolica, a firma di Antonio Spadaro S. I., nel quale vengono accostate e confrontate le figure dell’hacker e del fedele, con l’obiettivo di trovare punti di contatto nello stile di vita e nella concezione del mondo.

Secondo il direttore della rivista gesuita, entrambi avrebbero l’ideale di superare con il proprio ingegno le difficoltà e nutrirebbero il sogno di un miglioramento continuo dell’umanità. Inoltre entro Pasqua è prevista la prima tranche di Vaticano 2.0, il nuovo portale web della Santa Sede, dove si parlerà anche in cinese (ma si comincerà con italiano, inglese e francese). La sua forma defintiva sarà pronta, si pensa, nell’autunno di quest’anno. Di due anni fa invece, il progetto di Pope2You, portato avanti da don Paolo Padrini, con il quale il Papa sbarcava sui maggiori social network (Facebook e Youtube) attraverso applicazioni che permettevano un canale comunicativo con i giovani della rete.
Ma funziona la Chiesa su internet? Dipende. Il sito web ufficiale della Santa Sede, www.vatican.va è stato lanciato il 25 dicembre 1995, e ha assunto la sua forma definitiva nella Pasqua del 1997. Si presenta austero, con uno sfondo antico e un’impostazione più simile a una biblioteca. Non a caso, la sua maggiore ricchezza è l’amplissimo archivio di documenti ufficiali, comunicazioni e aggiornamenti, messi a disposizione dell’utente. Da notare la sezione relativa alla risposta della Chiesa alle accuse di abusi sui minori, con filmati e link a discorsi, lettere e interviste. La grafica non è impeccabile, a detta di molti nella rete, e l’impostazione è 1.0, tesa soprattutto a fornire dati e punti di riferimento, che riflette una posizione autorevole e unidirezionale. La creazione e l’amministrazione del sito è di pertinenza di organi interni del Vaticano.

Per un approccio più aperto e dialogante si deve vedere cosa fa la Chiesa sui social network. Su Youtube c’è Vaticanit: il canale ufficiale. In questo momento il logo, “The Vatican”, campeggia in viola perché siamo in Quaresima. A destra, in alto, fa capolino Papa Wojtyla, in occasione della sua prossima beatificazione (il primo maggio). Il canale esiste dal 2008, ma le visite totali sono poche e superano appena i due milioni. Del resto vengono soltanto postati video sulle attività del Papa e dei principali eventi del Vaticano. Sono tutti filmati girati dal Centro Televisivo Vaticano (Ctv) con testi della Radio Vaticana. Chi volesse, può anche vedere le versioni integrali dell’Angelus del Papa. Ma, anche se i commenti sono ammessi, il dialogo è scarso.

Su Facebook c’è la applicazione Pope2You. In colori pastellati, serve a ricevere fotografie e immagini del Papa. Nulla di più. Invece, le pagine dedicate (in italiano) a Benedetto XVI sono 16, tutte amministrate da devoti. Una conta oltre 50.000 fan. Un’altra 20.000. Numeri che impallidiscono se confrontati con i fan (e le page) di Papa Wojtyla: la più grande ne conta 461.000, la seconda 326.000. In entrambi i casi, lo spirito è sempre lo stesso: la diffusione del messaggio cristiano. I vari post sono in tutte le lingue e contengono preghiere, lodi, e qualche insulto. In generale, hanno grande successo le pagine di appuntamenti, ad esempio per la Giornata Mondiale della Gioventù, o per le visite pastorali. Il tutto, (tranne la pagina di Wojtyla, amministrato dal Vaticano) però, è demandato all’iniziativa e all’attività degli utenti.

Ed è proprio qui la svolta. Nel web, il mondo autonomo dei cattolici, personale e non istituzionale, sembra essere quello più vivace. Con la rete, si sono aperte vere e proprie nicchie di fedeli che si confrontano, si ritrovano per discutere, commentare, criticare. Una galassia dove la Chiesa funziona, e gli orientamenti sono disparati. Si va dal blog degli amici di Ratzinger, che propone notizie, agenzie, riflessioni relative a tutto ciò che accade attorno al Papa, al sito pontifex, che critica la società, con analisi di politica e di economia, e che rivendica posizioni antimoderniste soprattutto in seno alla chiesa. Riceve, ogni giorno, visite che vanno da 5.000 a picchi di 10.000. Nel gruppo acceso e pugnace di ispirazione lefebvriana che si batte per la messa in latino c’è Mil – Messa in Latino che fornisce e commenta news sulla Chiesa nel mondo, sempre sotto la severa lente di un approccio alternativo alle decisioni del Concilio Vaticano II. Tra i più antichi figura marathanà nato nel 1999, che riceve dalle 10.000 alle 15.000 visite giornaliere. Il suo scopo è diffondere il rito romano, fornendo messali e istruzioni liturgiche. Non si tratta di monadi: si conoscono e comunicano tra di loro, si contestano. Anche con i loro avversari: ad esempio, don Giorgio de Capitani, di posizioni antiratzingeriane, che su La7 ha dichiarato di pregare perché un ictus colpisca Berlusconi. Attacchi e screzi non mancano.

Insomma, il quadro di internet è come sempre sterminato: la Chiesa si inserisce in un mondo dove si postano i filmati delle celebrazioni e delle festività, dove si propugna il ritorno al rito romano, dove si critica la posizione del Vaticano in materia sessuale. Dove il Papa è anche oggetto di scherno ed esistono versioni cattoliche di wikipedia, per diffondere meglio la cultura religiosa, Cathopedia.. Come spiega Spadaro, la Chiesa deve essere là dove si trova la gente, e quel posto ora è il mondo digitale. La corazzata è da tempo scesa nel mare del web, dove sta navigando a vista.

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