«La Germania non può salvare tutti i Paesi indebitati»

«La Germania non può salvare tutti i Paesi indebitati»

Frank Schäffler è un tedesco che non va molto per il sottile. Deputato dell’Fdp dal 2005, è a capo di una corrente di liberisti duri e puri da circa sei mesi. Un anno fa, allo scoppio della crisi greca, suggerì ad Atene di vendere qualche isola disabitata per risanare i propri conti pubblici. Da quel momento, è diventato tra i sostenitori più intransigenti di una ristrutturazione del debito per gli Stati periferici. Senza se e senza ma. Alla testa del suo piccolo drappello, Schäffler si dice pronto a mettere i bastoni fra le ruote al Governo federale, quando tra qualche settimana toccherà al Bundestag, ex art. 23 della Legge fondamentale, votare la legge di approvazione delle modifiche ai Trattati.

Herr Schäffler,  sia i Cds greci sia lo spread sui Bund tedeschi hanno fatto registrare nuovi record. Si tratta probabilmente di una reazione alle parole del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble (Cdu) che in un’intervista con il quotidiano Die Welt aveva messo in dubbio la credibilità delle misure approntate da Atene. Si è trattato di una gaffe?

No, io credo che il ministro abbia rappresentato la situazione così com’è realmente. D’altra parte, è ora che si incominci a guardare in faccia la crisi e non si tenti più di allontanarla con ulteriori fondi di salvataggio. Il paracadute può andar bene se anche i creditori e non soltanto i contribuenti parteciperanno a dividersi la spesa. Solo così può aver senso. Il difetto dell’attuale sistema è che, sia oggi sia in futuro, i creditori non sono chiamati a condividere i costi della crisi. In questo modo si creano gli incentivi perché i creditori continuino a farsi prestare i soldi dalla Bce al risibile tasso dell’1,25% e li rinvestano al 10%. Si tratta di un business senza rischio e quindi devastante.

Con i membri della sua corrente “Risveglio liberale” sta conducendo una battaglia per affossare l’Esm (il fondo salva Stati) al Bundestag. Che cosa propone esattamente la mozione che vuole presentare al prossimo Congresso del partito di Rostock?

Noi vogliamo che l’Esm venga bocciato e contemporaneamente si dia vita ad un meccanismo di insolvenza controllata che da subito obblighi chi possiede obbligazioni di un paese prossimo alla bancarotta a partecipare agli sforzi di ristrutturazione; allo stesso tempo vogliamo impedire che la Bce continui a comprare bond sul mercato secondario e intendiamo introdurre una norma per quegli Stati indebitati che lo vorranno che permetta loro di uscire dall’Euro e di rientrarvi quando la situazione economica lo consentirà.

Un’insolvenza regolata per la Grecia sarebbe particolarmente pericolosa per la sorte delle banche tedesche. Matematicamente costa meno approvare il paracadute che non ricapitalizzare le banche, magari con nuovi soldi pubblici.

Le banche tedesche hanno investito in titoli di Stato ellenici per circa 40 miliardi. La nostra proposta non prevede che i bond diventino tutti carta straccia. Probabilmente verrebbero rimborsati alla metà del loro valore. Per 20 miliardi il sistema bancario non crollerebbe. Allo stato attuale, invece, parliamo di somme molto più ingenti. Quindi per la Germania non sarebbe affatto meno costoso. Ma questo non è comunque il mio argomento principale. Il mio argomento principale è che con questo strumento noi abbiamo di fatto eliminato l’economia di mercato. Garantiamo ai creditori investimenti senza rischio. Ed è quindi naturale che ci sia speculazione. Questa spirale dell’interventismo si fa ogni giorno più pericolosa. La Germania non può farsi carico di tirare fuori dal pantano tutti i paesi iperindebitati. La nostra economia e alla lunga anche i nostri conti pubblici non lo tollererebbero.

Il governo vuole restringere il più possibile la possibilità di partecipazione del Bundestag. L’opposizione chiede che per ciascun versamento di aiuti finanziari ad un singolo paese vi sia un voto del Parlamento. L’approvazione avverrà con la maggioranza costituzionale dei due terzi?

Questo non si sa ancora, ma è in effetti un grosso problema. Ho dato incarico di recente al centro studi del Parlamento di svolgere una ricerca sul tema e l’esito è che, in conformità con la sentenza della Corte Costituzionale sul Trattato di Lisbona del 30 giugno 2009, l’accordo di fine marzo prevede una modifica delle fonti di primo grado dei Trattati e ciò richiede a livello di diritto interno un’approvazione con maggioranza costituzionale, ossia di due terzi dei membri. Il governo non può negoziare liberamente, ma è legato alle pronunce costituzionali e al voto del Parlamento.

Un’ultima domanda. Sarebbe sensato per la Germania abbandonare l’Euro? Proprio in settimana il capo degli industriali tedeschi Klaus Dieter Hundt ha ricordato che la Germania ha approfittato dell’Euro in questi anni.

L’Euro è stata una grande chance per l’Europa e in questi anni il nostro export ne ha certamente tratto giovamento. Io penso che l’euro possa essere mantenuto. Chi continuerà ad usare tale moneta e quale sostenibilità abbia questa moneta rimane però un tema aperto e dipende in buona misura dalle scelte che verranno fatte nei prossimi mesi.  

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