L’aumento di Intesa spinge Draghi verso la Bce

L’aumento di Intesa spinge Draghi verso la Bce

Gli aumenti di capitale delle banche italiane potrebbero giovare a Mario Draghi. Il governatore della Banca d’Italia infatti potrà utilizzare il suo potere negoziale nei confronti dei banchieri nazionali, impegnati in una sensibile operazione di ricapitalizzazione, per fortificare la propria posizione di prossimo presidente della Banca centrale europea (Bce). Più che una vittoria del sistema bancario nostrano, è una vittoria del numero uno di Palazzo Koch. Il suo potere negoziale ha prevalso sulle richieste degli istituti di credito. Con buona pace dei banchieri italiani.

Ieri si è decisa la ricapitalizzazione di Intesa Sanpaolo, il primo gruppo bancario italiano. Cinque miliardi di euro andranno a rinforzare il capitale Core tier 1, cioè il patrimonio di base, dell’istituto guidato da Corrado Passera e Giovanni Bazoli. A ruota anche Monte dei Paschi di Siena e, come presumibile, UniCredit. Il vero vincitore di questa tornata di aumenti di capitale è però Draghi. Il governatore della Banca d’Italia nei mesi scorsi ha sottolineato più volte le esigenze di denaro fresco del sistema bancario italiano. Ancora ieri, dalla riunione del Financial stability board (Fsb), l’organismo macroprudenziale che presiede dalla nascita della crisi subprime, è arrivato un monito in tal senso. Draghi si è detto soddisfatto che siano stati accolti i suoi inviti a migliorare la qualità degli attivi bancari. Del resto, in attesa degli standard di Basilea III sui requisiti patrimoniali, il governatore ha spiegato che è meglio «muoversi prima piuttosto che tardi nel rafforzare il patrimonio».

Nonostante questo, è innegabile che il banchiere centrale italiano abbia voluto premere sull’acceleratore per una ragione specifica. Draghi rimane il pretendente più quotato per il vertice della Bce. A fine ottobre scadrà il mandato di Jean-Claude Trichet e l’Europa economica ha bisogno di un uomo forte al comando. Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, inflazione, rischi sistemici: sono questi i temi che dovrà affrontare il prossimo numero uno dell’Eurotower. E Draghi ha già dimostrato di poter agire con perizia e competenza nell’ambito del Financial stability board.

Più che una concessione alle norme di Basilea III, gli aumenti di capitali che stiamo osservando in questi giorni sono l’emanazione dell’accresciuto potere di Draghi. Prima, all’ultimo convegno Forex, ha lanciato l’amo. Poi, in questi giorni, dopo pesanti pressioni sui board degli istituti di credito e fitti colloqui con i banchieri, è arrivata la vittoria che lo avvicina sempre più alla poltrona più alta di Francoforte. In realtà non era facile convincere gli istituti di credito italiani a ricapitalizzarsi. È bastato metterli a confronto con quelli europei.

Nella classifica delle prime 50 banche Ue per capitalizzazione stilata dall’Abi, l’associazione bancaria italiana, UniCredit occupa il decimo posto, Intesa Sanpaolo il quindicesimo, Mediobanca il 29esimo e Monte dei Paschi 35esimo e Ubi 37esimo. I primi della classe sono le britanniche HSBC, Banco Santander, Bnp-Paribas e Lloyds, Secondo un report di Barclays di ieri, il Core tier 1 per UniCredit è all’8,6%, 8,1% per Intesa Sanpaolo, 8% per Ubi e 6% per Monte dei Paschi (nonostante abbia dichiarato qualche giorno fa un livello pari all’8,8%). La salute finanziaria dei concorrenti internazionali, nell’analisi di Barclays sulle banche europee, risulta migliore. I tedeschi di Deutsche Bank, a quota 8,7%, sono in linea con UniCredit, mentre i francesi di Bnp-Paribas, saldi al 9,2% battono agevolmente le compagini italiane. Ma per la Francia non sono solo sorrisi: Société Générale è ferma all’8,5%, un valore discreto su scala europea.

Da una settimana a questa parte, sembra che le banche abbiano preso alla lettera quanto riferito a braccio dal Governatore lo scorso febbraio al convegno Assiom Forex: «Sarebbe saggio che le banche che intendono procedere ad aumenti di capitale, procedano con queste decisioni prima degli stress test». La deadline dei quali è prevista a giugno. A fine febbraio faceva notizia soltanto Mps e la Popolare di Milano di Massimo Ponzellini. UniCredit e Intesa Sanpaolo avevano smentito categoricamente. Lo scorso novembre, interrogato sul tema, l’ad di Intesa, Corrado Passera, aveva detto che non ci sarebbe stato nessun aumento in vista, in quanto «i dati (trimestrali) parlano da soli». Ieri, a margine del consiglio di sorveglianza di Cà de’Sass, il consigliere Riccardo Varaldo aveva spiegato che adeguare i ratios patrimoniali ai nuovi standard previsti da Basilea III prima dei concorrenti costituirà «un vantaggio competitivo» per la banca guidata da Corrado Passera. Un’inversione di rotta, da parte dell’istituto «di sistema» chiamata a garantire l’italianità di Parmalat, per diventare il primo istituto europeo rispettoso dei parametri di patrimonializzazione richiesti da Basilea III, alla scrittura dei quali ha contribuito Draghi con il Fsb.

La banca di Bazoli e Passera, in ogni caso, viene percepita come rischiosa dal mercato. Il differenziale tra i Credit default swap (Cds) – gli strumenti derivati che servono a proteggersi dal rischio di fallimento di un’emittente – sui bond senior e sui bond subordinati è pari a 105 punti base. Significa che assicurare 10 milioni di euro di obbligazioni quinquennali costa 105mila euro l’anno. Una bella differenza con i rivali europei come Deutsche Bank e Bnp-Paribas (88 punti base). Tuttavia, per capire meglio il vero rischio percepito dagli investitori, vanno tenuti in considerazione anche i Cds sui bond subordinati, più simili alle azioni. In questo caso, Intesa arriva a 245 punti base, UniCredit 330, Credit Agricole 255, Deutsche Bank 154, Bnp-Paribas 161, e Monte dei Paschi 686 punti base.

I mercati continuano a essere scettici sulle banche italiane, ma l’operazione di Draghi è stata sopraffina. È riuscito nel doppio intento di passare per regolatore di ferro, vedasi le esortazioni alla ricapitalizzazione, e per banchiere prudenziale, data la lotta intrapresa contro un’eccessiva assunzione di rischi nell’attività bancaria. Tutti elementi che vanno ad accrescere la caratura del governatore, sempre più unico pretendente alla poltrona di Trichet. Basterà per avere la meglio sui detrattori che lo tacciano di essere troppo italiano? 

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