Gli immigrati a Lampedusa non sono un problema nazionale. Regionale, al massimo. Il governo italiano la pensa così. Non si spiega altrimenti la scelta di non coinvolgere la Protezione civile. Al momento nella piccola isola siciliana può operare solo la Protezione civile regionale. Per entrare in azione, quella nazionale ha bisogno che l’Esecutivo dichiari lo stato d’emergenza. Ma a Palazzo Chigi nessuno si è ancora preoccupato di farlo.
Sembra assurdo, ma è così. La conferma arriva direttamente dal dipartimento. «Fino a oggi abbiamo potuto operare solo nella cabina di regia. Sul campo non possiamo intervenire – spiegano alla Protezione civile – La legge distingue tre tipi di eventi calamitosi. Quelli di minore entità, dei quali si fanno carico i comuni. Quelli di maggiore gravità, gestiti dalle Regioni. E quelli di interesse nazionale, in cui il governo dichiara lo stato di emergenza». A Lampedusa c’è un’emergenza di livello regionale, insomma. Al dipartimento di Protezione civile non nascondono l’imbarazzo. «In effetti il problema è grave – chiariscono – ma questo tipo di decisioni fanno capo unicamente al Governo».
Secondo indiscrezioni, la scelta di non coinvolgere gli uomini di Franco Gabrielli sarebbe arrivata direttamente dal ministero dell’Interno. Al Viminale, però, preferiscono non commentare. Contattata telefonicamente, la segreteria del ministro Roberto Maroni non parla. Stesso discorso per il sottosegretario all’Interno Nitto Francesco Palma «che non avendo le deleghe relative non può intervenire su questo argomento». Difficile interpellare il sottosegretario Alfredo Mantovano (che due giorni fa si è dimesso proprio in polemica con la gestione dell’emergenza).
I migranti sbarcati a Lampedusa, intanto, continuano a dormire per strada. Situazione ancora più inaccettabile se si pensa al rapido intervento della Protezione civile – ad esempio – durante il terremoto abruzzese. Quando in poche ore i volontari di Guido Bertolaso riuscirono ad assicurare una tenda a tutti gli sfollati.
Qualche novità potrebbe arrivare la prossima settimana. Martedì è in programma una riunione della Conferenza Stato Regioni. «Chissà – raccontano dalla Protezione civile – forse in quell’occasione l’Esecutivo deciderà di dichiarare lo stato di emergenza».
Intanto l’Italia continua a fare appelli all’Europa. Collezionando una figuraccia dopo l’altra. Poche ore fa il commissario agli Affari interni dell’Ue Cecilia Malmstroem si è detta pronta a discutere lo stanziamento di altri fondi per aiutare il nostro Paese a gestire l’emergenza. Peccato che, ha spiegato ancora il commissario «finora nessuno li abbia ancora richiesti».