A poche ore dal ballottaggio per l’elezione del sindaco di Milano, la capitale del socialismo municipale italiano dove il Comune possiede 93 società nei settori più disparati per un valore stimato di 2,5 miliardi, si torna a parlare di privatizzazioni e di liberalizzazioni. Timidamente, al riparo dagli studi televisivi e dai proclami dei comizi, facendo attenzione a non sbilanciarsi troppo per non provocare tensioni nell’imminenza del voto, mentre i due candidati Letizia Moratti e Giuliano Pisapia tentano di convincere gli ultimi indecisi.
Ma la novità è che a sinistra come (con più cautela) a destra emerge l’esigenza di riaprire la riflessione sulla presenza della mano pubblica nell’economia e nella società civile all’ombra della Bela Madunina, soprattutto dopo lo scandalo della cattiva gestione del patrimonio immobiliare del Pio Alberto Trivulzio, e alle luce di quasi 4 miliardi di debiti finanziari sul gobbo del Comune. Lo spunto arriva dal «Manifesto per le Privatizzazioni – Liberare le energie positive per Milano» proposto dalla Adam Smith Society, l’associazione milanese presieduta dall’avvocato Alessandro De Nicola impegnata nella diffusione dei principi dell’economia di mercato e della libera iniziativa.
L’occasione è stata offerta da un dibattito a porte chiuse ospitato dalla redazione di TopLegal, il primo mensile italiano che si rivolge al mercato degli avvocati,con la partecipazione, fra gli altri, di Stefano Boeri, architetto,già sfidante di Pisapia alle primarie del centrosinistra e poi capolista del Pd, e di Edoardo Croci, economista ambientale e promotore della lista civica “Progetto Milano Migliore” . Un assessore in pectore, in caso di vittoria del centrosinistra, e un ex assessore (Croci è stato responsabile di mobilità traffico e ideatore dell’Ecopass), una delle poche voce autenticamente liberiste e ambientaliste del centrodestra.
A Milano ha governato «una maggioranza di centrodestra che ha proclamato in ogni momento un assoluto orientamento verso liberalizzazioni e le privatizzazioni – attacca Boeri – Ma faccio presente che siamo nel Comune in cui pochi giorni fa, il sindaco uscente, come ultima promessa elettorale, ha detto che avrebbe bloccato le licenzie ai tassisti» (leggi I saldi di Letizia Moratti: oggi il regalo è per i taxisti). Perché non tornare alla proposta fatta qualche anno fa, chiede Boeri, che prevedeva la possibilità di raddoppiare la licenza dei taxi dando a ogni tassista la possibilità di venderla? Una via per liberalizzare senza compromettere gli investimenti di chi fino a oggi ha pagato anche 150mila euro per rilevare una licenza per un’auto pubblica.
Di fronte allo sterminato elenco delle partecipate (A2a, Metropolitana Milanese, Milano Sport, Serravalle, Milano Immobili e Reti, Milano Ristorazione, solo per citarne alcune), «ci sarebbe da chiedersi – afferma Boeri – quali sono realmente strategiche, il punto è di fare un’analisi attenta di tutte le partecipate, e privatizzare quando c’è la possibilità di competizione di mercato».
Secondo Croci, «non vi sono partecipazioni strategiche, ma ci sono imprese municipalizzate che operano in servizi dove è presente il privato e in cui il pubblico non ha ragione di esserci». Croci, che sostiene la candidatura di Moratti pur essendo stato espulso anni dalla giunta da una maggioranza (in primis la Lega) che non gradiva le sue politiche, fa l’esempio del patrimonio immobiliare dove il Comune «si è dimostrato un pessimo gestore».
«Ci tengo a dire – continua Boeri – che il centrosinistra che va a Milano non è il ritorno di un gruppo di amanti della programmazione economica degli anni ’50, il nostro modello non è necessariamente della grande holding e del Comune imprenditore, e che semmai questo è il modello della giunta attuale, un modello che fa acqua da tutte le parti».
Boeri e Croci concordano che le privatizzazioni fanno fatte «con intelligenza», evitando di trasferire in mano privata un monopolio. È il caso della Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate, e che il Comune, che detiene la quota di controllo (l’84,56%), intende quotare in Borsa entro dicembre, nella speranza di incassare un dividendo straordinario di 124 milioni di euro.
Il problema è che in questo modo si privatizza un doppio monopolio naturale, quando invece sarebbe necessario stimolare la concorrenza fra lo scalo di Malpensa e quello Linate a vantaggio dei milanesi e dei viaggiatori che passano per Milano. In un’intervista a Linkiesta, Marco Ponti, fra i massimi esperti europei di pianificazione dei trasporti, sostiene che «il prossimo sindaco di Milano deve prendere esempio dagli inglesi che hanno recentemente costretto il gestore unico dei quattro aeroporti di Londra a venderne due perché non si facevano abbastanza concorrenza».
La sua proposta di separare i destini dei due aeroporti e di “vendere Linate per il bene di Milano” trova «personalmente d’accordo» Boeri, che ricorda di avere collaborato con l’economista del Politecnico. In un’intervista uscita oggi sul settimanale il Mondo, il candidato Pisapia ha detto di essere “assolutamente” favorevole alla quotazione della Sea. Per Croci «sul fatto che Sea sia una società altamente inefficiente credo non ci siano dubbi, e che sfrutti la situazione di monopolio pubblico attuale è altrettanto vero». Ciò a causa di «una perfetta coalizione fra interessi politici di autorevoli esponenti e forze di maggioranza a Varese (leggi la Lega, ndr) e interessi sindacali, che tendono a mantenere questo tipo di monopolio, dove non si capisce chi difende l’interesse dell’utente e quello del taxpayer milanese».
Forse, conclude Croci, prima di andare in Borsa bisognerebbe privatizzare Sea Handling, la controllata del gruppo che gestisce i bagagli dei due scali, in perdita da anni. «È un’attività tutto sommato abbastanza banale in cui quasi tutti i concorrenti riescono a fare qualche profitto». Tutti tranne Sea Handling, che solo grazie a un ricorso alla cassa integrazione è riuscita ridurre la perdita annua di 42 milioni a 15 milioni.