Bomba in Libano, la risposta di Assad ad Obama?

Bomba in Libano, la risposta di Assad ad Obama?

Nella polveriera del Libano, è scoppiata la bomba. E ha colpito sei militari italiani, impegnati nelle missione di pace Leonte, nell’ambito di Unifil. Due di loro sono già stati ricoverati d’urgenza. Se uno rischia di perdere un occhio, l’altro è stato operato alla carotide, secondo quanto riferisce alla stampa il ministro della difesa Ignazio La Russa.

L’attentato è avvenuto a poca distanza da Sidone, a 40 km a Sud di Beirut. Il convoglio militare, composto da quattro veicoli, era impegnato nella missione Leonte, nell’ambito di Unifil. L’ordigno, piazzato sulla superstrada Sidone-Beirut, ha colpito l’ultimo veicolo, e in parte il penultimo. Nello scoppio sono stati uccisi due civili libanesi, secondo quanto riporta una fonte di Hezbollah.

Il clima, intorno a questo incidente, è teso. Il Libano si ritrova in una crisi di potere sempre più grave. Da gennaio, Najib Mikati, che già era stato Primo Ministro nel 2005, aveva ricevuto l’incarico di formare un nuovo governo, dopo la caduta di Saad Hariri. Nonostante fosse stato sostenuto dall’Alleanza dell’8 Marzo, capeggiata dagli sciiti di Hezbollah, il suo tentativo non ha funzionato.

Come se non bastasse, la proposta di Samir Geagea, leader delle Forze libanesi, e di altri politici del gruppo del 14 marzo vicino ad Hariri e contrapposto ad Hezbollah, di formare un governo tecnico, è stata respinta da Nasrallah, il leader di Hezbollah. «In Libano un governo tecnico non può funzionare. Questo è un Paese politico fin nelle ossa», spiega. Per Nasrallah poi, la proposta verrebbe dagli odiati americani.

Ma al centro delle tensioni sta la difficile situazione dei Paesi circostanti. Del resto, il discorso di martedì fatto da Netanyahu al Congresso Usa si pone in netta opposizione alle richieste arabe del 2002. Nessun ritiro dai territori conquistati nel 1967, e nessuna concessione su Gerusalemmme. Insomma, nel solco del discorso di Obama, sono fioccate le polemiche.

Intanto, la debolezza del leader siriano Bashar al Assad è sempre più preoccupante. La rivolta popolare, secondo Nasrallah, sarebbe stata fomentata da Stati Uniti e Israele. Ma il sospetto è che dietro all’attentato di oggi possa esserci la mano di Damasco che vorrebbe così dimostrare che l’instabilità siriana la si paga in Libano. Forse è questa di oggi la risposta alla presa di posizione di Obama che nel discorso della settimana scorsa al Dipartimento di Stato non si è spinto fino a chiedere le dimissioni di Assad ma ha preso una posizione dura e annunciato sanzioni, isolando così sempre di più il regime siriano.