BRUXELLES- Al Parlamento europeo circola una battuta sulle cosiddette «Italian highways», le autostrade italiane. Le hanno costruite gli irlandesi utilizzando, si dice, i fondi europei destinati al nostro Paese, a cui abbiamo «gentilmente » rinunciato. Non si tratta di un caso isolato. A Bruxelles giace un vero e proprio « tesoretto » che quasi sicuramente non sapremo utilizzare prima della sua scadenza. Sono i fondi strutturali, una grossa fetta del bilancio che l’Europa ha destinato allo sviluppo delle sue regioni, soprattutto delle meno sviluppate. Secondo un rapporto stilato dalla Uil, della fetta dei 59,4 miliardi di fondi che la Ue ha stanziato per l’Italia per il periodo 2007-2013, ne abbiamo spesi finora appena il 9%.
La cifra comprende finanziamenti comunitari e cofinanziamenti nazionali: 47 miliardi sono destinati al sud, e 12,4 miliardi al centro nord. Per il momento si sono avviati progetti per un ammontare complessivo di 12 miliardi, e di questi ne sono stati effettivamente spesi 5,9 miliardi. Spicca il caso della Campania, che – nonostante sia riuscita a spendere 750 mila euro di fondi Ue per il concerto di Elton John – ha utilizzato solo il 3,6% degli 8 miliardi di euro a disposizione per progetti di valorizzazione del territorio e promozione dell’occupazione, in una regione che ha il più alto tasso di disoccupazione della Ue dei 27. Almeno 145 milioni che potrebbero servire a gestire l’emergenza rifiuti, inoltre, sono congelati a Bruxelles dal 2007. Per sbloccarli, occorrerebbe un progetto che rispetti le norme europee, in particolare sulla gestione delle discariche, come ha ribadito l’Europarlamento, che ha votato una risoluzione per mantenere i fondi congelati finché la Campania non presenti un progetto credibile. Per cultura e turismo nel Sud Italia, poi, la Commissione ha in cassaforte fino al 2013 un miliardo di euro, una parte dei quali dovrebbe venire utilizzato per i lavori di restauro a Pompei. Anche qui, però, la condizione è che venga presentato un progetto.
Ma perché ci piace regalare fondi? Sostanzialmente perché per accedere alla nostra fetta, che fa parte dei 347 miliardi complessivi che la Commissione ha stanziato per i fondi strutturali nel periodo 2007-2013, ci vuole criterio, ci sono scadenze da rispettare. I progetti devono essere presentati secondo canoni precisi e, soprattutto, l’ente richiedente deve stanziare i cosiddetti matching funds, per coprire la metà dell’investimento. Su un progetto da centomila euro, per intenderci, si può chiedere un finanziamento in fondi strutturali pari alla metà. Un fattore frenante per le amministrazioni di tutto il continente. Come sottolinea una recente inchiesta del Financial Times, intitolata in maniera significativa “I miliardi nascosti dell’Unione europea”, i fondi strutturali hanno un difetto di base: funzionano solo se le autorità locali sono in grado di impegnare i propri soldi per prime.
Insomma, non siamo gli unici a faticare per attirare i fondi strutturali. Ciò non giustifica però le telefonate che in Commissione ricevono regolarmente da parte di funzionari delle nostre Regioni, che pretendono di scavalcare procedure e scadenze. Ad esempio quando si accorgono che la data per presentare un progetto è già passata. «C’è un’incapacità amministrativa di fondo – spiega Niccolo’ Rinaldi, europarlamentare dell’Italia dei Valori – che ci impedisce di accedere correttamente ai fondi, facendoci perdere numerose occasioni». Inoltre, «ciascuna regione si muove per conto suo, con il risultato di una cacofonia generale e di mancanza di quella coerenza che, in molti casi, ci aiuterebbe a portare a casa un risultato». Senza contare che i dirigenti che lavorano alle rappresentanze «non sempre sono persone competenti in materia di politiche comunitarie», e a Bruxelles sono di passaggio solo pochi giorni al mese.
Le occasioni perse toccano tutti i settori, da formazione, ricerca e sviluppo alla promozione delle località turistiche. Il Lazio, ad esempio, denuncia Rinaldi sul suo blog, a gennaio si è visto passare davanti 109 milioni di euro di fondi Ue destinati alla formazione, semplicemente perché non ha approvato in tempo il Piano economico triennale presentato da una Provincia.
I fondi strutturali non staranno ad aspettare. Abbiamo tempo altri due anni per sfruttarli, poi si riparte con un nuovo documento di programmazione. Quello che rischiamo, avverte Rinaldi, « è di veder ridotta la nostra fetta di budget, quando la Commissione tornerà a fare i conti per stilare il bilancio post-2013 ». Una conferma viene dalle parole del Commissario Ue alla Politica regionale, Johannes Hahn, che durante la conferenza di presentazione dei risultati di medio termine del budget ha intimato alle regioni a spendere di più. E ha avvertito: «Le dimensioni del budget per il periodo dal 2014 in poi dipenderanno in larga misura dal periodo corrente». Uomo avvisato, mezzo salvato.