Ora che i numeri del voto milanese sono definitivi e un’analisi realistica è possibile, si può capire davvero chi ha votato per chi, quanto consenso ha perso Letizia Moratti col suo centrodestra e se e quanto ne ha guadagnato il centrosinistra. E il risultato milanese dice due verità piuttosto nette: il centrodestra tracolla e rispetto alle ultime elezioni comunali lascia per strada 10 punti percentuali e circa 80 mila voti; il centrosinistra guadagna un punto sul 2006 perdendo 4000 voti, in termini assoluti, rispetto ad allora. Nel 2006 infatti gli aventi diritto erano 1.030.000 e votarono 695 mila milanesi, corrispondenti al 67,52%. Oggi gli iscritti alle liste elettorali sono 996.400, e i 673 mila milanesi che hanno votato rappresentano il 67,56%. In sostanza, nessun aumento o calo sostanziale nell’affluenza di Milano.
La vera novità, è il bagno di sangue che travolge il centrodestra. Cinque anni fa, poche settimane dopo la vittoria mutilata di Romano Prodi, Letizia Moratti vinse al primo turno col 52% dei voti. Significarono 353 mila voti a lei come candidata, sostenuta da un Pdl ancora di là da venire, con una Forza Italia che arrivava da sola al 32,22, segnando 195 mila voti. Oggi il Pdl, che ha incorporato nel frattempo Alleanza Nazionale e poi subito la mini-scissione di Fli, conta 171 mila voti e vale il 28,7%. Dati che non hanno bisogno di molti commenti. Va evidenziato, a tal proposito, che il consenso complessivo in termini di voti assoluti punisce la sua coalizione assai meno di quanto punisca la figura del Sindaco Moratti: partiti e liste di centrodestra cinque anni fa prendevano 328 mila voti, 70 mila in più di quelli presi oggi. Letizia Moratti, che ieri ha preso complessivamente 273 mila voti, ne ha dunque persi 80 mila. Non compensati neanche per la metà dai voti assegnati al candidato del Terzo Polo Manfredi Palmeri, che sono 36 mila. Del resto, la diversa e calante popolarità del sindaco rispetto a quand’era solo candidata è certificata anche dal dato delle liste civiche: nel 2006 una lista che portava il suo nome prese circa 30 mila voti che valevano il 5%; oggi le diverse civiche, nessuna delle quali è direttamente riconducibile alla Moratti, raggruppano tutte insieme poco più di 20 mila voti, pari a circa il 4% e nessuna delle liste che la accompagnava – ad eccezione di Milano al Centro, ed esclusa ovviamente una Lega Nord comunque in crisi d’identità a Milano – ha preso più dello 0,5 per cento.
Il centrosinistra, invece, di novità ne registra poche, almeno dal punto di vista strettamente algebrico. Bruno Ferrante, l’ex prefetto candidato cinque anni fa, prese il 47%, perse al primo turno totalizzando come candidato sindaco 319 mila preferenze (contro le 315 mila di Pisapia), sostenuto da una coalizione che aveva contato 270 mila consensi (contro i 281 mila del centrosinistra di oggi che sostiene Pisapia). Il Partito Democratico totalizza oggi 170 mila consensi, tanti di più dei 133 mila dell’allora Ulivo, ma allora la lista civica che sosteneva Bruno Ferrante prese da sola 45 mila voti, mentre oggi la Civica per Pisapia ne totalizza 23 mila.
Le prime analisi dei flussi elettorali segnalano, infine, che circa 40 mila elettori di centrodestra sono rimasti a casa, tra il 2006 e oggi, mentre sul cambio di pelle di Milano – aldilà delle gravi mancanze di Letizia Moratti e del calo profondo di popolarità di Silvio Berlusconi – ha avuto influenza anche il voto dei nuovi milanesi che hanno preso la residenza in questi anni.
Nel complesso, tuttavia, Milano ha parlato chiaro: non si è ancora innamorata dell’alternativa di centrosinistra, semplicemente non ne può più del centrodestra che ha per capo, in città, Letizia Moratti e, nel paese, Silvio Berlusconi.