Nella fabbrica degli iPhone è proibito anche suicidarsi

Nella fabbrica degli iPhone è proibito anche suicidarsi

Una lettera di assunzione, le felicitazioni «per entrare a far parte della famiglia Foxconn». Fra l’intestazione e la firma del contratto chiesta a ogni operaio cinese del gigante dell’assemblaggio, tra gli altri, di iPhone e iPad, ci sono ancora dei punti (incredibili) da sottoscrivere, che non sarebbero stati modificati dal 2010, quando ci furono numerosi casi di suicidio nelle fabbriche Foxconn.

Il secondo: «Se ho grandi difficoltà o frustrazioni mi rivolgerò ai miei famigliari o al direttore della compagnia […]». E ancora: «Non farò del male né a me stesso né agli altri; sottoscrivo che, per dar modo alla compagnia di proteggere me stesso e gli altri, possa mandarmi in ospedale se dovessi avere problemi fisici o mentali». Con lo stesso tono, al punto tre, la Foxconn impegna i propri dipendenti a qualcosa di diverso. «In caso di infortuni non accidentali (fra cui il suicidio o il ferimento volontario, etc.) sottoscrivo che la compagnia ha seguito leggi e regolamenti e non farò causa alla compagnia, non farò richieste eccessive né intraprenderò azioni drastiche che possano danneggiare la reputazione della compagnia o causare problemi alla normale operatività». La lettera integrale si trova sul sito Shangailist.   

Le condizioni di lavoro dentro Foxconn sono sempre state al centro delle polemiche. Nel corso del 2010 quattordici persone si erano tolte la vita. L’azienda, guidata dall’amministratore delegato Terry Gou, aveva aumentato gli stipendi e anche Apple si era espressa sui suicidi. «Siamo direttamente in contatto con i manager di Foxconn e crediamo che stiano prendendo molto sul serio questa questione».

Lo stesso Steve Jobs, a luglio 2010 aveva detto: «Vai in questo posto e c’è una fabbrica, ma insomma, ci sono ristoranti, cinema, ospedali e piscine. Per essere una fabbrica è abbastanza bella». L’azienda, che dà lavoro a circa 600 mila dipendenti e ha la sede principale a Taipei, Taiwan, aveva anche fatto installare delle reti attorno alle proprie sedi, come riportato anche dalla Bbc. Erano stati presi impegni sull’orario di lavoro, il salario, gli straordinari. Tutti impegni che, secondo la Sacom, sono stati disattesi. La Sacom è una organizzazione no-profit che si occupa di migliorare le condizioni di lavoro, ed è formata da studenti.
Il suo report più recente descrive la situazione nei tre campus (così definiti) di Foxconn. Shenzhen, Chengdu e Chongquing dove si lavora per Apple, Hp, Nokia, Delle e altri produttori. Sono raccolte circa 120 interviste ai lavoratori, giovani dai 16 ai 30 anni, tutti coperti di anonimato. Le conclusioni dello studio «sono basate sulle interviste ai lavoratori e sull’osservazione dei ricercatori». I lavoratori, secondo la ong, sono sempre obbligati a fare straordinari e un continua ad essere usato un stile militare, in particolare per i nuovi assunti.

Rispetto a un anno fa, gli impegni di Foxconn (e di Apple), scrive ancora Sacom, sono rimasti lettera morta. Rimangono i calcoli errati sul salario, straordinari non pagati. In totale le ore di lavoro extra-contratto arrivano a 80 – 100 al mese. I lavoratori mancherebbero anche di protezioni e non gli sarebbero date sufficienti informazioni sugli agenti chimici che maneggiano.
L’amministratore delegato di Foxconn, Terry Gou, 117esimo fra i personaggi più influenti del mondo secondo i lettori di Time, sta rivolgendo le attenzioni della compagnia anche a distanza dagli stabilimenti cinesi. L’investimento in Brasile, sarebbe di 12 miliardi di dollari, anche se non è ancora definitivo. Sempre nel corso del 2010, la Foxconn aveva rilocalizzato alcuni stabilimenti dalla fascia produttiva del sud della Cina verso l’interno, dove i salari sono più bassi. 

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