La piazza è piena. Davanti al Duomo di Milano, un palco piuttosto piccolo, a dir la verità. Beppe Grillo è arrivato qui per presentare alla città il candidato sindaco del Movimento 5 stelle, Mattia Calise. Un’ora più tardi sarà a Vimercate e il giorno dopo a Desio. Mattia ha vent’anni, molti ricci, un bel sorriso, abita a Segrate e frequenta la Facoltà di scienze politiche alla Statale di Milano. A Linkiesta dice che nei sondaggi è dato al 5 per cento, in risalita. Come Manfredi Palmeri, il candidato di Fli. Ci tiene a precisare che «Non abbiamo manifesti, né i soldi della Moratti, ci muoviamo solo in rete, ma siamo forti».
Quando chiediamo perché si esprima sempre al plurale ci risponde «Perché siamo un movimento, e decidiamo insieme. Così abbiamo scritto il programma elettorale». In effetti, se si dà un occhio al sito, alla voce “programma” appare la dicitura “proposte dei cittadini” e “Bozza aperta alla discussione e ai contributi di tutti”. Mattia si muove sempre accompagnato da un nutrito gruppo di grillini (con indosso la consueta maglietta a cinque stelle). Beppe Grillo, all’uscita dal camper parcheggiato in via Larga, mentre raggiunge il palco, ci dice, ironicamente, che «Questo ragazzo me lo sono trovato tra i piedi, per caso, e adesso non posso che candidarlo». Risata generale mentre Mattia risponde alla troupe di Anno Zero. In effetti, il giovane studente viene folgorato da Grillo, come si legge sul suo curriculum, all’età di 14 anni. Da lì un impegno attivo e costante che lo ha portato fino a qui. Nel suo piano di intenzioni per la città promette di informare puntualmente sul web di qualunque decisione si prenda in consiglio comunale.
E al paragrafo “Milano sostenibile” si legge, tra i vari punti: «La concessione di licenze edilizie solo per demolizioni e ricostruzioni di edifici civili o per cambi di destinazione d’uso di aree industriali dismesse», «Il piano di sviluppo del solare termico e fotovoltaico con contributi/finanziamenti comunali», «Il piano progressivo di acquisti eco-compatibili da parte del Comune», «Il piano per la promozione delle produzioni agro-alimentari locali e del commercio equo e solidale a partire dalle forniture del Comune». Un grillino ci racconta, con un certo orgoglio, che, come nel pd, il movimento 5 stelle è riuscito a proporre 48 consiglieri in tutte le circoscrizioni, tranne che nella zona uno, dove ne occorreva un minimo di ventisei. «Il fatto è che quasi nessuno del Movimento risiede lì», si giustifica. Ma qual è il pubblico che ha deciso di riempire la piazza principale della città, in un giorno feriale, all’ora dell’aperitivo? Molto più moderato di quanto si pensi, a dir la verità.
In prevalenza giovane (dagli studenti alla fascia dei giovani adulti), ma anche molta popolazione di mezza età e oltre. Comune denominatore: la nausea per la politica, la delusione, e il desiderio – questo sì, assai radicale – di azzerare le modalità passate di fare politica, senza eccezioni. Gabriele, 22 anni, studente di giurisprudenza, in sella alla sua bicicletta ci racconta che voterà Pisapia, il candidato del pd, ma che è venuto qui «a curiosare». Se dovesse cambiare idea, e votare Mattia, lo farebbe solo «come provocazione, per esprimere il mio disappunto». Marco, ingegnere, 30 anni, voterà anche lui Pisapia, ma è qui perché molte tematiche della campagna elettorale di grillini e centro-sinistra gli paiono simili. E aggiunge: «Non mi fido dei sondaggi e sono certo che si andrà al ballottaggio, anche se non ho idea di chi possa vincere tra Moratti e Pisapia».
Ci avviciniamo a tre individui sulla sessantina: Simonetta, Alberto e Anna. Abitano a Milano da sempre, sono terribilmente delusi dal centro-sinistra che hanno sempre votato. Sono visibilmente benestanti, informati e interessati alla politica, ma ricorre, nelle loro parole, il sostantivo “sfascio”. Alberto ci racconta:«Siamo incazzatissimi. Sembra di essere tornati indietro di 15 anni. C’è una totale sfiducia nella politica e una tremenda mancanza di valori. Grillo è una valida alternativa, e comunque si andrà al ballottaggio. Noi voteremo Mattia». Diego, 36 anni, tassista, voterà per Pisapia, ma sceglierà un consigliere grillino: «Faccio il voto disgiunto, perché non contano più i partiti, ma le persone, la loro motivazione”. È qui con Ivan, 29 anni, operaio, che vota per Mattia e che parla di «ignoranza diffusa e disinformazione che inducono a votare la Moratti, e – a livello nazionale – Berlusconi. È convinto si vada al ballottaggio e pensa che Pisapia sia appoggiato da forze di Comunione e Liberazione, e dunque molto simile al sindaco uscente. Forse – e scandisce bene il dubitativo – un po’ meno peggio di lei».
Francesca ha 24 anni. È una studentessa di Scienze della Comunicazione. È qui «Per caso». Molto indecisa, teme di dover votare scheda bianca ed è delusa dalla mancanza di trasparenza del centro-sinistra, troppo fumoso e poco concreto. Crede non si abbia, in fondo, voglia di cambiare lo stato deprimente delle cose, ed è convinta che si vada al ballottaggio e che, al secondo turno, vincerà di certo la Moratti. Passata di qui per caso anche Tiziana, 26 anni, impiegata. «Io non mi interesso di politica – dice – ma voglio andare a votare. Ho sentito Grillo e mi pare dica cose reali, parli con chiarezza e verità. Credo davvero che voterò Mattia». Antonio ha 32 anni, fa l’impiegato in una società di servizi. Racconta – in maniera terribilmente seria – che voterà Calise. «Non è una questione di centro destra o centro sinistra – ci dice – ma di stanchezza per la mancanza di serietà e impegno dell’attuale classe politica».
È anche, già, piuttosto disilluso: «Non si andrà al ballottaggio perché vincerà di certo la Moratti al primo turno. È più forte, più ricca e più nota». Stefano, 55 anni, lavora in un ente televisivo. «Sono un vecchio comunista», confida. «Nessuno dei candidati mi convince davvero, ma se mi chiede chi dovesse vincere le rispondo con certezza: la Moratti, al ballottaggio». Dal palco, nel frattempo, Beppe Grillo bercia i suoi consueti slogan contro l’informazione, la cattiva politica e l’illegalità diffusa. Strappa qualche sorriso, ma l’amarezza condivisa, di una cittadinanza che ha voglia di cambiare, rimane immutata.