La nuova Lega fa le prove, tra energia e poltrone

La nuova Lega fa le prove, tra energia e poltrone

«La Valle Camonica è il vero laboratorio politico della Lega Nord, un laboratorio che negli ultimi anni ha più volte anticipato quelli che poi sarebbero stati gli scenari politici nazionali». Così si conclude, con apparente presunzione, il comunicato stampa della segreteria provinciale del Carroccio in Valle Camonica all’indomani delle amministrative 2011. Tre comuni su sei sono andati a candidati sindaco leghisti e in uno figura un loro vicesindaco. Località con nomi che al grande pubblico dicono poco o nulla: Piancogno e Bienno, Losine e Incudine. Ma si tratta in realtà di tasselli fondamentali per un mosaico che nel corso degli ultimi dodici mesi è diventato un obiettivo strategico del partito di Bossi.

La Valle Camonica è una delle valli più estese delle Alpi lombarde con una superficie di circa 1335 km2 e circa 120mila abitanti distribuiti in una quarantina di comuni. È da qui, insieme alla contigua Valtellina, che si irradia una parte non indifferente dell’energia elettrica prodotta in Italia, circa l’8%. Ed è sempre da questo territorio che emerge Monica Rizzi, attuale assessore regionale allo Sport e Giovani e sodale della famiglia Bossi. Così come è camuno Davide Caparini, deputato leghista dal 1996. Dietro di loro, a tirare le fila dell’operazione, ci sarebbe il padre di Davide, Bruno Caparini. Amico personale del Senatur, membro del consiglio federale del Carroccio, consigliere di sorveglianza di A2A. Uno che ama ricordare come negli anni Ottanta il francese Nouvel Observateur lo avesse segnalato come «uno dei principali industriali italiani nel settore dell’energia», energia soprattutto nucleare. Figure chiave per comprendere appieno il piano leghista di egemonizzare la Valle Camonica e gestirne di fatto le risorse.

Quando nel 2009 tutti i partiti sottoscrissero un patto di governo dell’area, allargato anche alla Comunità Montana e al suo braccio finanziario il Bacino Imbrifero Montano, la Lega Nord ne condivise le finalità. In fondo si trattava di garantire gli interessi della comunità camuna o, a dir la verità, consolidare il proprio potere e puntare direttamente ai posti chiave delle società di pubblica utilità partecipate dai comuni. Società che nella provincia di Brescia raggiungono il numero record di 849 e la cui mission consiste soprattutto nella gestione di gas naturale, rifiuti, acqua, energia e pubblica illuminazione.

Tra i Comuni della Valle Camonica spicca il piccolo Cedegolo, solo 1265 abitanti, con ben 11 partecipazioni in società e consorzi. Un record nazionale. E i leghisti non si sono lasciati scappare l’occasione di infilarsi nei cda con una raffica di 10 nomine grazie alla “copertura” del Partito Democratico. Approfittando così di una crescente debolezza del Pdl, dilaniato da rivalità personali, la Lega è riuscita a condizionare, dietro la minaccia delle dimissioni dai consigli comunali, un numero sempre più crescente di Amministrazioni rette dagli azzurri e parallelamente a chiudere accordi sottobanco col Pd. E quest’ultimo ha necessità di un’alleanza coi leghisti per rafforzare la distanza col centrodestra che al momento è di 24 su 38. Almeno questo è quanto viene denunciato da alcuni esponenti di Pdl e Udc. E i fatti sembrerebbero dar loro ragione.

Così come avvenuto lo scorso 30 dicembre le assemblee dei soci del gruppo Vallecamonica Servizi e delle tre società controllate nominano alla guida della holding il capogruppo camuno del Pd, Sandro Bonomelli, e per Valle Camonica Servizi spa Fabio Bianchi, presidente di Assocamuna e da tempo vicino alla Lega. E se a qualcuno del Carroccio questi accordi non piacciono arriva l’espulsione come nel caso di Sabina Mastroeni e Stefano Zana che avevano detto no all’operazione Valle Camonica Servizi. Per gli alleati del Pdl è quasi peggio. Valga per tutti il caso del sindaco di Darfo, comune che detiene la maggioranza di Valcamonica Servizi. Prossimo alla fine del suo mandato, Francesco Abondio cede al diktat leghista e in barba alle raccomandazioni del suo partito promuove la candidatura di Fabio Bianchi. I voti del Carroccio sono quasi sempre determinanti per essere rieletti e Abondio non può concedersi il lusso di diventare un’eccezione. Tra ricatti politici, astuzie e giochi vari si arriva al colpo di scena. Il Bacino Imbrifero Montano della Valle Camonica di cui fanno parte tutti i Comuni in provincia di Brescia attualmente compresi nel territorio bagnato dal fiume Oglio, è il forziere della Comunità Montana.

È qui che si definiscono contratti, appalti e la creazione di nuove società. E soprattutto dove l’Enel riversa annualmente più di 9milioni di euro per lo sfruttamento delle acque ad uso idroelettrico. È sul Bim che la Lega Nord ha messo gli occhi da molto tempo. Con il Pd c’è una convergenza di obiettivi e soprattutto l’idea di arrivare ad un’unica gestione con la Comunità Montana: un solo presidente, dirigente generale e apparato. Il 21 giugno scorso Franco Gelfi del Pdl è stato revocato dal suo incarico di presidente del Bim. Insieme a Gelfi ha fatto le valigie anche Martino Martinotta, sindaco Pdl di Corteno Golgi e membro del consiglio di amministrazione. In assemblea si è quindi proceduto alla nomina del nuovo presidente. Eletto, grazie all’appoggio dei sindaci leghisti, Corrado Tomasi presidente della Comunità Montana ed esponente del Pd che così vede esaudirsi il suo desiderio di unire i due enti sotto un’unica presidenza.

Al posto di Martinotta fa il suo ingresso nel board del Bim, il leghista Mario Emanuele Mazzia sindaco di Cimbergo. Salta di fatto l’accordo del 2009 di un governo istituzionale della Valle Camonica con la Comunità Montana a presidenza Pd e il Bim retto da un pidiellino. Ora a condurre le danze sono Sinistra e Lega. A fine dicembre 2010 il Carroccio si è aggiudicato anche le Asl della Vallecamonica con Renato Pedrini, padre di Alessandro capo segreteria di Monica Rizzi. In realtà Pedrini è un valtellinese, ex sindaco di Bormio che peraltro risulterebbe indagato nell’ambito degli appalti per i mondiali di sci disputatisi nella città in provincia di Sondrio.

Su di lui si gioca una partita ancora più intricata perché all’interno della Lega, nella persona del capogruppo in Regione Stefano Galli, gli sono state mosse accuse gravi e una richiesta di dimissioni. In sua difesa, oltre al segretario camuno del Carroccio Mario Maisetti, è sceso in campo il capogruppo del Partito Democratico al consiglio provinciale di Brescia Pieluigi Mottinelli. Gli “amici” si vedono sempre nel bisogno.

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