Mi consentoMa non sarà una minigonna a dare la linea al Pd

Ma non sarà una minigonna a dare la linea al Pd

Una gonna corta svolazzante, due gambe seminude e lo slogan “cambia il vento”. È il manifesto scelto per la festa democratica (o dell’unità?) in programma a Roma da stasera alle Terme di Caracalla. E anche l’occasione per l’ennesima polemica nel partito di Bersani. La conferenza regionale e romana delle donne democratiche manifesta il proprio disappunto e si «dissocia fermamente ribadendo che l’uso strumentale del corpo delle donne è bandito dalla nostra cultura e azione politica», e parla di maschilismo. La segreteria romana del partito replica sostenendo che la citazione cinematografica del film “Quando la moglie è in vacanza” non è paragonabile alle olgettine di berlusconiana memoria. La segretaria generale della Cgil Susanna Camusso dice a Radiodue, alla trasmissione Un giorno da pecora, che secondo lei il manifesto è figlio di «un misto di invidia sulle donne, cosa assolutamente evidente, e di una mancanza di originalità”. Insomma il dibattito, da sempre sacro a sinistra, è aperto.

Ora, noi qua non siamo mai stati teneri col Pd. Epperò forse è il caso di spezzare una lancia in loro favore. Probabilmente, come scrive Alessia Glaviano sul suo blog su Linkiesta, il punto è che la foto sia semplicemente brutta. E ci sta. Il senso estetico, diciamocelo, non è il forte di Bersani e compagni. Ma un paio di gambe sono un paio di gambe. È ovvio che non rappresentino un partito. Non rappresenterebbe nemmeno il Pdl, nonostante l’ilarità che questa frase può provocare. È un’immagine probabilmente ingenua, ma priva di malizia. Da abbinare poi allo slogan “cambia il vento”.

Non si può processare il Pd a ogni passo che compie. Bersani si fa fotografare in posa seriosa con camicia bianca, e non va bene. Una gonna viola tirata su, e non va bene. La minigonna jeans con cui Oliviero Toscani pubblicizzò l’Unità di Concita de Gregorio, e non andò bene. Anche l’immagine dello scorso anno, una donna con una corona in testa e un fascio di rose in braccio, una sorta di miss, fece discutere. Fa parte del gioco. Non crediamo che la linea di un partito possa essere dettata dal manifesto di una festa. Forse è il caso di sfoderare un po’ di leggerezza che a sinistra non ci starebbe male. E di mettere a freno quell’insopprimibile vena di masochismo. La festa è un momento politico, ma anche di allegria. Magari, visto il caldo che fa, da viversi con la minigonna. Senza l’incubo di essere scambiate per Nicole Minetti.