Ci sono elettori che rischiano di passare inosservati, nonostante rappresentino più del 4% del corpo elettorale e siano determinanti per l’8% al raggiungimento del quorum: stiamo parlando dei non residenti, ossia coloro che vivono in una città o in una regione diversa da quella che possiede il loro nome iscritto nei registri elettorali e che per esercitare il proprio diritto di voto rischiano di sborsare sino a 250 euro di tasca propria.
Secondo i dati ISTAT relativi ai trasferimenti di residenza tra comuni in Italia, mediamente ogni anno dal 2000 al 2008 hanno cambiato città circa un milione e 300.000 italiani, e il dato, stando alle statistiche, è destinato a crescere. Il motivo più probabile risulta essere quello lavorativo, e pertanto sembra anche plausibile immaginare che chi si trasferisce in un’altra città non effettui subito il passaggio di residenza per vari motivi: agevolazioni generiche sul rientro a casa (valide per la Sardegna e alcune altre regioni), diaria percepita per la trasferta, contratti che non assicurano una stabilità a lungo termine. È lecito quindi ipotizzare che oggi, sparsi per l’Italia, ci siano almeno 2 milioni di elettori – purtroppo non esistono censimenti ufficiali che forniscano tali dati – che, per esprimere la propria preferenza sui referendum abrogativi, devono compiere un viaggio più o meno lungo per tornare a casa.
Su una popolazione votante di 47.357.878 elettori in Italia, i non residenti costituiscono il 4,2% degli elettori, che diventano l’8% se li mettiamo a confronto con il quorum da raggiungere (50% delle preferenze valide più una), quest’ultimo calcolato aggiungendo agli elettori in Italia i 3.236.990 residenti all’estero.Una percentuale significativa che può incidere sul risultato finale, ma che almeno in parte si troverà, per ragioni di costi, disincentivata a tornare a casa per esercitare il proprio diritto di voto. Lo Stato infatti prevede, in accordo con Trenitalia e con alcune compagnie aeree, riduzioni del prezzo del biglietto per la fetta di votanti non residenti che decide di tornare. Ma le tariffe sono davvero convenienti? Le riduzioni sono state applicate e comunicate per tempo? Ma soprattutto, chi ha aderito e come?
Il 14 aprile 2011 il Ministero dell’Interno comunicava di avere adeguato la legge 241 del 26 maggio 1969 introducendo una riduzione del 40% sino a un massimo di 40 euro sull’acquisto del biglietto aereo di andata e ritorno per la sede elettorale di iscrizione sulle tratte nazionali. Il sottosegretario all’Interno Michelino Davico spiegava di «aver ritenuto maturi i tempi per innovare una legislazione datata, che non prevedeva l’uso degli aerei per spostarsi da una città all’altra del Paese». Dichiarava altresì che dato l’interesse suscitato dalla norma erano stati «invitati formalmente i circa 15 vettori che coprono tratte interne a manifestare la loro volontà di inserire nella loro offerta commerciale questa dedicata al voto».
Peccato che al 10 maggio 2011 avessero aderito solo due compagnie aeree, Blue Panorama e Alitalia, quest’ultima specificando che l’acquisto con riduzione poteva essere fatto solo tramite il proprio Call Center (06.2222) o recandosi presso le agenzie di viaggio. Niente acquisto online, quindi, con una spesa media che si aggira intorno ai 250 euro per un volo a/r da Milano a Bari o Palermo, e 236 € per Roma – Catania con partenza il venerdì dopo il lavoro e rientro il lunedì mattina. Sorte non diversa deve essere capitata a chi ha acquistato con le cosiddette ‘compagnie low cost’, che chi è abituato a usare sa bene che spesso sono tutto tranne che economiche: sulle stesse tratte, Ryanair fa pagare il biglietto 288 e 150 euro circa, Easyjet non è da meno con 183 (ma bisogna partire il sabato mattina) e 220 euro, mentre nessuna delle due opera la terza tratta da noi presa come esempio. Dal canto suo Meridiana, che opera soprattutto sulle tratte da e per la Sardegna, fa sapere di «non aver aderito alla promozione, che sa tanto di operazione di marketing, ma offre già tariffe agevolate in regime di ‘continuità territoriale’ ai i residenti sardi».
Almeno le agevolazioni di Alitalia sono state uniformate per tutte le tornate elettorali che vedono coinvolti gli italiani in questi mesi (elezioni amministrative, ballottaggio e referendum) mentre a complicare le cose ci si è messa anche Trenitalia che ha diversificato le procedure per le amministrative e i ballottaggi da quelle dei referendum. «Sono andato nella biglietteria Trenitalia il 26 maggio con l’autocertificazione per acquistare un biglietto a/r per tornare a casa a votare per i referendum – ci spiega un passeggero alla Stazione Centrale di Milano – ma dalla biglietteria mi hanno risposto che non c’era ancora alcuna direttiva e che non sapevano se gli sconti sarebbero stati applicati anche per il referendum, così non ho avuto molta altra scelta se non acquistare a prezzo pieno».
Da Trenitalia assicurano che «le convenzioni non potevano coesistere per motivi tecnici e per non creare confusione tra i passeggeri, e di averne data adeguata comunicazione al personale», e fanno sapere che dal 1° giugno 2011 è in vigore un nuovo accordo con il Ministero dell’Interno e che le nuove riduzioni, più vantaggiose delle precedenti, potranno essere utilizzate già in occasione dei referendum. Gli elettori hanno diritto, acquistandoli nelle biglietterie o nelle agenzie, a una riduzione del 60% sull’intero prezzo dei biglietti per i treni regionali e del 70% del prezzo base previsto per tutti gli altri treni.
Quando chiediamo come mai al nostro elettore non è stato detto che sarebbe entrata in vigore una nuova convenzione, rispondono: «Nel ‘sistema’ c’è sempre la sbavatura, ma abbiamo chiesto a tutto il personale delle biglietterie, nei giorni precedenti la divulgazione dell’accordo, di spiegare ai passeggeri che avrebbero dovuto attendere ancora qualche giorno per usufruire di condizioni più vantaggiose. Dal 1° giugno poi, oltre ad avere informato gli organi di stampa, abbiamo realizzato le pubblicità nelle stazioni e informato tutte le biglietterie e le agenzie viaggi».
Cosa possono fare i cittadini che, per evitare il tutto esaurito, hanno agito con anticipo rinunciando alla convenzione? «Tutti gli elettori possono tornare in biglietteria e farsi fare il rimborso totale del biglietto di andata e ritorno – conferma Trenitalia -, e contestualmente farsi emettere quello nuovo a prezzo scontato presentando la tessera elettorale o l’autocertificazione. In quest’ultimo caso, al ritorno bisognerà ricordarsi di portare con sé la tessera elettorale timbrata da mostrare al controllore». In caso contrario verrà fatta la multa.