Gli hacker passano ai proclami: «Boicottate PayPal»

Gli hacker passano ai proclami: «Boicottate PayPal»

Dai cyberattacchi a tappeto contro i “nemici della libertà” alla disobbedienza civile on-line: ecco l’evoluzione del movimento #Antisec, che per scollarsi di dosso l’etichetta di terroristi del web si spostano verso Robin Hood. Se si tratti di un cambiamento di rotta definitivo o di un semplice diversivo del momento sarà il tempo a dirlo. Intanto la svolta è stata sancita dall’ultimo comunicato ufficiale pubblicato su Pastebin.com. E le novità sono molte. Innanzitutto il netto cambio di direzione nel metodo: non più infiltrazioni, attacchi Ddos, sottrazione di dati e “Tango down”.

Ora la parola d’ordine è resistenza passiva, o meglio, boicottaggio “impegnato”. In più, viene ufficialmente sancita l’ “alleanza” tra Anonymous e LulzSec, mai così vicini come oggi nella condivisione di ideali e obiettivi. E se per qualcuno questo può non significare nulla, di fatto crea una massa critica di cyberattivisti senza precedenti: numerosa, eterogenea e capillare. Da oggi, per intendersi, i gruppi di hacker più capaci, in grado di colpire anche i sistemi più blindati, siedono a fianco dei simpatizzanti occasionali sparsi in giro per il mondo che magari una tantum mettono a disposizione il proprio pc di casa per mandare in tilt un server “nemico” in occasione di un attacco Ddos, un Distributed Denial of Service.

Resta da vedere fino a quando durerà il nuovo corso, ma non stupisce più di tanto che l’annuncio di una svolta in questo senso sia arrivato all’indomani degli attacchi condotti contro la Nato e la Polizia Postale italiana. Due operazioni che avevano fatto scalpore per portata ed efficacia, ma avevano anche discutere non pochi fan del movimento #Antisec, spaccando letteralmente in due l’opinione pubblica dei supporter: da un lato chi continuava ad esortare gli hacktivist a proseguire la lotta contro i gendarmi del potere, dall’altro chi temeva che il movimento, nato per contrastare le mire censorie di qualsiasi “padrone del web”, avesse oltrepassato il limite e rischiasse di diventare il nuovo arbitro della rete, come i maiali della fattoria di Orwell. O come nella celebre frase di Harvey Dent, il procuratore distrettuale del capitolo di Batman “Il Cavaliere Oscuro”, che recitava: «O muori da eroe, o vivi abbastanza a lungo per diventare il cattivo». Lui, per la cronaca, era vissuto a sufficienza da diventare il malvagio “Two Faces”.

Così meglio rimettersi subito in carreggiata, dimostrando di essere ancora i “cool guyz” di un tempo, e di non essere diventati tutto a un tratto dei “freak” senza controllo di cui c’è solo da avere paura. Quindi meno lotta intransigente e più resistenza passiva. Meno slogan come “We don’t forgive” e più “I have a dream”. Meno inquietanti maschere di Guy Fawkes e più sorrisi alla Ghandi e alla Martin Luther King. E, perché no, anche un pizzico di vetriolo alla Beppe Grillo (sempre ammesso che Anon e LulzSec di tutto il mondo, italiano esclusi, sappiano chi è Beppe Grillo).

L’account di Twitter di Anonymous

A fare le spese per primo di questa conversione è il sistema di pagamento on-line PayPal, colpevole a detta dei cyberattivisti di aver tagliato i fondi a Julian Assange e a Wikileaks, «un faro di verità in questi tempi bui». Stamani l’asse della rivoluzione 2.0 Anonymous-LulzSecurity ha invitato tutti i proprietari di un account PayPal a disattivarlo immediatamente, devolvendo in beneficenza tutto il credito disponibile. Ancora una volta il portavoce della protesta è stato Twitter, dove continuano a comparire gli annunci di disattivazioni e le relative donazioni ad enti benefici. Dalla Croce Rossa a Medici senza Frontiere, passando per decine di piccole e grandi Onlus del globo. È stata chiamata Operation PayPal, e basta digitare l’hashtag #OpPayPal su Twitter per veder comparire a centinaia gli annunci di log-out senza ritorno. Le adesioni, infatti, sono state numerose.

A giudicare dai messaggi sembra di assistere ad una versione “fai-da-te” di Telethon. Al di là del buon fine delle donazioni, sarà un’operazione che a Pay Pal costerà molto cara: le rinunce sono state così tante che a poche ore dal lancio dell’operazione il sistema già fatica a processare tutte le richieste di addio. Tanto che Anon e LulzSec cominciano a sospettare che questi rallentamenti siano accidentali solo in apparenza, e che si tratti in realtà di uno stratagemma per scoraggiare gli utenti di Pay Pal.

Che sia una paranoia da complotto o reale disperato tentativo di salvare il salvabile entro la prossima settimana si prevedono (o comunque si sperano) qualcosa come 9mila utenze disattivate. I primi a dare il “buon esempio”, sono stati ovviamente gli stessi Anonimi, che hanno dato l’addio all’account AnonymousIRC con cui mesi fa avevano cominciato raccogliere fondi in favore di Assange, aggirando così il sopravvenuto veto di PayPal e varie società di carte di credito alle donazioni pro-Wikileaks.

«Noi, il popolo, siamo disgustati da queste ingiustizie» si legge nel comunicato. «Non resteremo seduti a lasciarci calpestare da qualsiasi società o governo. Noi non abbiamo paura di voi, e questa è una cosa di cui voi dovreste avere paura. Noi non siamo i terroristi: i terroristi siete voi». Firmato: i vostri amici LulzSec (gli “imbannabili”), Anonymous (gli sconosciuti) e Antisec (gli intoccabili). Intanto i LulzSec italiani continuano a ribadire su Twitter di aver “pwnato” (gabbato e irriso, per i profani) sul loro stesso terreno gli agenti della Polizia Postale, e ad annunciare nuove scottanti rivelazioni dagli archivi segreti appena violati, mentre altrove il movimento sembra andare in tutt’altra direzione. In fin dei conti la musica è cambiata. O forse no?

Per approfondire:
Il nostro dossier sugli hacker

Infografica – La storia del movimento hacker (prima parteseconda parte)

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter