Un centrosinistra di governo che funzioni? Andate in Uruguay

Un centrosinistra di governo che funzioni? Andate in Uruguay

L’Uruguay che domina il calcio sudamericano – quarto in Coppa del Mondo l’anno scorso, brillante vincitore della Copa America ieri – è anche il paese che sta sperimentando da sei anni una delle forme più interessanti di democrazia socialista. Fin dai tempi della rivoluzione cubana, l’America Latina e i suoi leader hanno tradizionalmente esercitato un grande fascino sulla sinistra italiana. Ai nostri giorni, sono molte le occasioni in cui si elogiano figure come Luiz Inácio Lula da Silva, Evo Morales e finanche Hugo Chavez. Certamente meno conosciuti e popolari sono invece Tabaré Vázquez e José “El Pepe” Mujica, rispettivamente penultimo e attuale presidente dell’Uruguay.

Eppure l’esperienza del Frente Amplio presenta parecchi elementi d’interesse nel percorso di costruzione di un centro-sinistra di governo. Mujica, dopo essere stato senatore e Ministro dell’Agricoltura, è stato eletto a fine novembre 2009, al ballottaggio, raccogliendo il 52,6% dei suffragi. Il principale fattore che ha portato per la prima volta all’elezione di un ex guerrigliero Tupamaro come capo di Stato è presto spiegato – l’eccellente risultato della gestione economica del governo Vazquez e del ministro dell’economia Danilo Astori, l’attuale vice-presidente.

Nel quinquennio 2004-09, il PIL è cresciuto di un terzo, l’incidenza della povertà è diminuita dal 31,9% al 20% e la disoccupazione dal 13,1% al 7%. Le esportazioni sono quasi raddoppiate e la produzione industriale ha battuto nuovi record. Dopo una contrazione del 2,7% nel primo trimestre 2009 dovuta alla crisi internazionale, il PIL ha ripreso a crescere, chiudendo l’anno a
+ 2,9% e registrando +8,5% nel 2010, uno dei tassi più elevati a livello mondiale.

Il clima economico internazionale – e in particolare l’appetito cinese, e asiatico più in generale, per la soia e gli altri prodotti agricoli uruguaiani – ha sicuramente aiutato; a questo si sono accompagnati una politica macroeconomica prudente, l’attrattività dell’Uruguay per gli investimenti internazionali (per esempio l’indiana Tata Consultancy Services, che occupa mille persone nel suo centro a Montevideo) ed una serie di misure innovative, tra le quali spicca il Plan Ceibal (Conectividad Educativa de Informática Básica para el Aprendizaje en línea) lanciato nel dicembre 2006.

Per questo programma di distribuzione di un personal computer a ciascun allievo della scuola elementare e di allacciamento in rete wi-fi di ogni scuola del paese, il governo ha investito 120 milioni di dollari. L’ispirazione viene dal progetto One Laptop per Child del professore americano Nicholas Negroponte e i computer utilizzati sono semplici (256MB di memoria e capacità di archiviazione di 1GB) e poco cari (188 dollari per macchina).

L’afflato riformista del Frente Amplio si è esteso alle politiche sociali: in un paese dai costumi estremamente tradizionali, sono stati legalizzati il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione da parte di coppie omosessuali. È stato anche introdotto il diritto per i pazienti terminali di richiedere l’interruzione dei trattamenti che prolongano la vita. La legge sull’identità di genere e il cambio di sesso, promulgata poche settimane prima del voto, consente a qualunque cittadino, indipendentemente dall’essersi sottoposto o meno a chirurgia, di cambiare ufficialmente di identità sulla base della testimonianza di un piccolo gruppo di persone che dichiarino che il soggetto viene chiamato con un altro nome da due anni.

Come suggerisce il nome, il Frente Amplio è una coalizione di diverse forze politiche di sinistra e centro-sinistra che si richiamano al comunismo, al socialismo, al marxismo, al trotskismo e alla democrazia cristiana. Mujica proviene dalle fila del Movimiento de Participación Popular di ispirazione socialista (di cui è tra l’altro leader la moglie, la senatrice Lucía Topolansky), il Ministro dell’Economia Fernando Lorenzo è membro di Nuevo Espacio (uno dei due partiti uruguaiani nell’Internazionale Socialista), mentre Astori appartiene alla socialdemocratica Asamblea Uruguay.

La procedura per evitare il rischio di una divisione tra queste diverse anime è stata apparente complessa ma al contempo estremamente efficiente. Nel dicembre 2008 il Plenario Nacional (equivalente della Direzione Nazionale) propose Astori, Mujica e altri tre esponenti del Frente Amplio come pre-candidati per l’elezione presidenziale; una settimana più tardi il congresso, oltre ad approvare il programma di governo per tali elezioni, proclamò Mujica come candidato officiale, abilitando però gli altri quattro in condizioni di uguaglianza; più di 440 mila persone parteciparono il 28 giugno alle primarie (1), che videro Mujica vincere con un margine meno ampio di quanto previsto (52% a 40%).

Da ciò la decisione di Mujica di proporre ad Astori la candidatura a vice-presidente e il cambio di discorso elettorale – non più “profondizzare” le politiche di Vázquez ma piuttosto continuare sulla stessa linea dimostratasi vincente. Lo slogan per le elezioni presidenziali – Gobierno honrado, país de primera – già esprimeva l’intenzione di governare in sintonia con il sentire comune del corpo elettorale. Con la decisione dopo il voto d’incontrare il candidato del Partido Colorado – cioè il secondo gruppo dell’opposizione, i cui voti sono confluiti su Luis Alberto Lacalle – prima che gli altri esponenti del Frente Amplio, Mujica ha confermato la strategia di costruire ponti bipartisan per le riforme di cui l’Uruguay ha bisogno.

Decisione tanto più significativa in quanto Pedro Borbaderry è figlio del dittatore José María, il cui governo nel 1972 arrestò Mujica che passò in carcere i successivi 13 anni. Ogni paese ha le sue particolarità e ovviamente quelle dell’Uruguay sono diverse da quelle dell’Italia. Basti dire che, per quanto considerato dalla Banca Mondiale come paese a reddito medio-alto, l’Uruguay è tuttora afflitto da seri problemi di sviluppo: secondo l’ultimo rapporto dell’UNDP sugli Obiettivi di Sviluppo del Millenio, nel 2008 l’incidenza dell’indigenza era del 1,7% e della povertà del 21,7%.

L’esperienza del Frente Amplio contiene però elementi interessanti, sul piano della strategia e della tattica, di cui possono far tesoro anche forze politiche italiane di simile orientamento. Da un lato l’ambizione di “pensare in grande” – certamente non a caso il lemma della Fundación
Líber Seregni, il think tank del Frente Amplio – e proporre un’agenda riformista anche laddove il contesto sembri a prima vista poco incoraggiante. Se l’Uruguay è stato pioniere in introdurre l’insegnamento gratuito, obbligatorio e laico nel 1877 e il divorzio nel 1907, in compenso l’aborto rimane illegale e nulla lasciava pertanto presagire che le nuove leggi in materia di diritti individuali sarebbero state approvate.

Alla stessa stregua, quando il governo prese contatto con Negroponte nel 2005 la prima reazione degli americani, convinti che il progetto potesse funzionare soltanto in grandi paesi come Brasile e Argentina, fu di scarsissimo interesse. Dall’altro, un progetto al servizio dell’interesse nazionale non può prescindere da leader di partito capaci di anteporre l’obiettivo di governare a questioni politiche identitarie che spesso si rivelano sterili. All’interno del Frente Amplio convivono movimenti che fanno capo all’Internazionale Socialista (Nuevo Espacio e Partito Socialista d’Uruguay) e al Centrist Democrat International (Partido Demócrata Cristiano).

L’idea di scindersi non ha fatto capolino nella mente di Astori dopo le primarie e la cooperazione tra i due candidati è stata eccellente nel corso della campagna elettorale. Circostanze che dovrebbero fare meditare il Partito Democratico nostrano…

(1) le elezioni “interne”, introdotte a seguito della riforma costituzionale del 1997, sono previste per tutti i partiti politici che compiano determinati requisiti tra cui la realizzazione di un’Assemblea Costitutiva, la creazione di uno statuto, di un documento che specifichi organizzazione e funzionamento del partito stesso e l’esistenza di un organo esecutivo.

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