Delibera Agcom in arrivo, salvi i giornali online

Delibera Agcom in arrivo, salvi i giornali online

Comunque andrà a finire, la delibera di Agcom sul diritto d’autore, per la quale i risultati della consultazione aperta a luglio dovrebbero essere noti a inizio settembre, non toccherà i giornalisti. Video e foto pubblicati sui siti di informazione online non verranno cancellati tanto facilmente, anche se non rispetteranno la legge sul copyright. Ed è proprio la legge del 1941 sulla tutela del diritto d’autore che l’ Agcom ha semplicemente copiato e incollato nella delibera, a stabilirlo: «l’esercizio del diritto di cronaca, di commento, di critica e di discussione nei limiti dello scopo informativo e dell’attualità» costituisce un’eccezione alla legge. Quindi, non si applicano le sanzioni normalmente previste.

«Delibera o non delibera non cambierà assolutamente nulla per le testate giornalistiche» chiarisce Nino Polimeni, avvocato esperto in diritto dell’informatica. Fino ad oggi – e presumibilmente sarà così anche domani e dopodomani – il giornalismo online ha guardato il diritto d’autore come si guarderebbe un omino verde piovuto da un altro pianeta. Uno sguardo ampiamente ricambiato.

Lo dice, con altre parole, anche Guido Scorza, avvocato e presidente dell’Istituto per le politiche dell’innovazione: «Il rispetto del copyright applicato alle testate giornalistiche in rete è da sempre un concetto piuttosto border-line». Un po’ per questioni di tempo, perché non sempre un redattore ha tempo di scartabellare tra le licenze di utilizzo – quando ci sono – ma un po’ anche per incertezza. «Prendiamo il caso di un video, magari pubblicato su Youtube: qual è il regime giuridico a cui è sottoposto quel contenuto? Come si fa a sapere se l’autore sarà ben felice di trovarlo nella home di una importante testata o, viceversa, se non si metterà a chiedere un compenso?»

Non stiamo parlando dell’embed, che permette di riprodurre un video di Youtube (o altre piattaforme) sul proprio sito ma del caso in cui il giornale online scarica il video per poi caricarlo sui propri server. L’esperto Scorza è molto chiaro: «A meno che non ci sia il consenso dell’interessato, non si può fare». Ogni giorno i più importanti siti di informazione pubblicano fotografie e video che normalissimi cittadini caricano su piattaforme di condivisione e siti privati. E se la regola generale è quella di chiedere sempre il consenso dell’autore, questo accade piuttosto raramente. Non per questo, però, il giornalismo web italiano è fuorilegge. Vale sempre la regola della notiziabilità. «Se il video o la foto sono essenziali perché parte integrante della notizia, il diritto di cronaca è sovraordinato», spiega Polimeni. In poche parole: quando la notizia è il video stesso, il giornale online può tranquillamente utilizzarlo.

«Se durante una puntata del Grande Fratello un concorrente bestemmia – il che accade spesso – o fa qualcosa di molto eclatante, la notizia è proprio quella», esemplifica Guido Scorza, «e su quello si baserà l’articolo corredato. Se invece un sito pubblica uno spezzone in cui non succede assolutamente nulla, o qualcosa di totalmente slegato dal contenuto della notizia, il diritto di cronaca decade». L’esempio è tutt’altro che casuale visto che nel 2009 Mediaset fece causa al Corriere.it proprio per aver pubblicato alcuni video in streaming dalla casa del Grande Fratello.

E cosa succede se un sito di informazione pubblica una diretta streaming di ore e ore, presa direttamente da un’altra emittente? È esattamente ciò che è successo lo scorso inverno con le proteste di piazza Tahrir, quando sul web – non solo in Italia – scattò la corsa allo streaming da Al Jazeera, l’emittente del Qatar che ha seguito minuto per minuto la caduta del regime di Mubarak. La stessa Agcom ha chiarito che per gli eventi di rilevanza pubblica si possono riprodurre alcuni estratti. In questo caso, però, parliamo di ore. Quindi? «A meno che non ci sia un accordo tra redazioni, il sito che ritrasmette l’intera diretta sulle sue pagine è dalla parte del torto» spiega Polimeni.

La realtà, però, funziona diversamente. Ed è la “ragion di Stato” a prevalere. Lo spiega ancora l’avvocato Scorza: «Pubblicando tutta la diretta, i siti web pubblicano anche gli spot che vanno in onda su Al Jazeera. E per gli inserzionisti è l’occasione per aumentare ancora di più il proprio pubblico. Non si potrebbe fare, ma conviene a tutti, quindi si andrà avanti così».

Per approfondire:

Il dossier de Linkiesta sulla delibera Agcom

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