“Il Governo? Perché, abbiamo un governo”. Giacomo Vaciago, ordinario di Politica Economica all’Università Cattolica, sottolinea il perdurante vuoto di un’azione governativa. “E così, crescita zero”. Ma il bivio che adesso di fronte, secondo Vaciago, è chiaro: “O si va verso la Germania, o verso la Grecia”.
Professore, cosa dovrebbe fare il governo, adesso, per risolvere questa situazione?
Ah, perché, abbiamo un governo?
Sì, in teoria, c’è, con Berlusconi, Tremonti.
Sono anni che questo governo non fa nulla. Ed è come se non ci fosse. Io non ho visto fare niente. Lei?No, niente. Solo promesse: di Tremonti, e soprattutto di Berlusconi, che ha parlato, parlato, parlato. E ora non ha più nulla da dire. La situazione, però, è grave, per due problemi: il debito pubblico e la bassissima crescita. Negli ultimi anni era diminuita, e nel 2011 si è fermato tutto ancora. Tutto il mondo lo sa, e l’Italia è di fronte a un bivio semplice.
Quale?
Deve scegliere: o lacrime e sangue, che si risolve in torture per il cittadino, ed è la soluzione greca, oppure far risvegliare la crescita, a un livello del 3%, e il debito si riduce da solo. Questa è la soluzione tedesca. Ma sono cose vere da anni.
Insomma, sarebbe opportuno che Berlusconi si dimettesse, e il governo tornasse a casa, allora.
Ma come fa a dimettersi un governo che non c’è? E così le ho dato anche il titolo.
Meglio un governo tecnico?
No, no, politico, tecnico, non importa: quello che serve al Paese è un governo che pensi e si occupi del Paese. E finora, invece, hanno tirato a campare: con leggi per sé, e non per i cittadini. Il problema non è che danno il cattivo esempio, come dice il Financial Times, ma è che non fanno nulla. Con fretta e furia, in una settimana, hanno proceduto a tappe forzate per approvare una manovra che varrà nel 2014. Ma che senso ha? E chiaro che poi i mercati si sentono presi in giro.
Ma la speculazione resta uno spettro, al momento.
Sì, ma il problema è che la speculazione dice la verità. E contro, ci sono un sacco di bugie.
Cosa deve fare allora, questo governo, o, comunque, un governo?
L’ho detto. Scegliere. Ma sarebbe meglio aumentare la produttività, investendo nell’innovazione, burocratica, tecnologica. Vogliono trasferire gli uffici ministeriali a Monza? Ma in un mondo con Internet, a che servirà mai? In Italia gli stranieri non investono più, perché è troppo complicato, lungo, difficile. E poi agire sull’industria. Come ha fatto Cameron, che ha ridotto le tasse alle imprese. Tremonti lo ha solo promesso, ma non lo ha mai fatto. Insomma, a che serve avere un governo di destra se fa cose di sinistra?
In un quadro come questo, come si inserisce la proposta del senatore Nicola Rossi, che vorrebbe inserire nella costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio?
È un’idea buona, ma prematura. La priorità nostra è la crescita, e occorre darsene una per volta. Avere troppe priorità significa non averne nessuna. Con la crescita, il bilancio tende in modo automatico al pareggio. Anche in Germania, l’anno scorso, è stata fatta una legge simile, ma solo dopo che era aumentata la crescita. È necessaria, e prima o poi la si farà. Ora è meglio occuparsi di altre cose.
E Berlusconi, domani, cosa dovrebbe dire?
Che si occuperà solo del bene di questo Paese. Ma, ecco, diciamo almeno che dovrebbe riattivare la sala verde al primo piano di Palazzo Chigi. Si deve passare di qui.
Ovvero?
Quella in cui il governo incontra le parti sociali. È chiusa, fa la muffa, ed è tutta da spolverare. Sono anni che non la si usa più. Del resto, sono anni che non c’è più nemmeno un governo.