Londra teme un’altra notte e l’Iran (!) chiede moderazione

Londra teme un'altra notte e l'Iran (!) chiede moderazione

Sta per arrivare la quarta notte: le saracinesche sono già abbassate, e le strade più vuote, come si legge in molti tweet di londinesi. La quarta notte, e si teme che sarà una notte di scontri. La guerriglia degli ultimi tre giorni ha costretto il governo a prendere misure d’emergenza: di ritorno anticipato dalle ferie, il primo ministro David Cameron ha subito indetto una riunione giovedì per riferire dei danni e delle misure.

Intanto, ha aumentato in modo drastico la presenza dei poliziotti per le strade stasera: 16.000, invece dei 6.000 degli ultimi giorni, con arrivi in massa da Manchester. E, nel frattempo trapela l’ipotesi – che forse è anche una scaramanzia – secondo la quale non è peregrino pensare che, nella quarta notte, gli scontri possano anche diminuire. Per una serie di motivi.

Chatam Junction dopo la terza notte (foto Lorenza Frigerio)
L’impiego massiccio di poliziotti è già un deterrente, innanzitutto. A questo, si somma il numero altissimo degli arresti, che hanno superato i 530. L’uso, poi, annunciato (anche se solo in casi di estrema necessità) di proiettili di plastica, può essere un terzo motivo. Ma non solo: l’ostilità della popolazione è chiara. Per tutto il giorno, sui social network principali sono apparse frasi di condanna alle violenze, concentrandosi sui motivi, giudicati futili, della violenza. E la Met (Metropolitan Police) non ha perso tempo: ha pubblicato su flickr fotografie di rivoltosi scattate nella notte, chiedendo l’aiuto della popolazione per identificare le persone ritratte mentre sfondavano vetrine o rubavano merce dai negozi. A Clapham, l’iniziativa degli abitanti è stata di uscire con la scopa e pulire le strade, per cancellare ogni traccia di scontri. Pulizie in corso a Clapam, nel clean up organizzato via Twitter (foto: Lorenza Frigerio)

Al passaggio delle automobili della polizia, dalla piccola folla di spazzini improvvisati, partivano saluti e applausi. Insomma, un patto d’acciaio con le forze dell’ordine, che si ritrova anche in altre parti della città, come a Ealing. dove un volantino chiedeva agli abitanti di agire come vigilantes, nel caso avvertissero movimenti sospetti. L’idea è di utilizzare i loro clacson, per far capire ai “rioters” «che non hanno paura di loro».

Intanto, a livello internazionale, la violenza degli scontri diventa un caso (e per i britannici anche una vergogna). Tanto che il portavoce del ministro degli esteri iraniano Ramin Mehmanparast ha suggerito al governo del Regno Unito di «esercitare moderazione con i dimostranti, evitare la violenza e capire le loro richieste». Un’ironia poco apprezzata a Londra, insieme a quella di Hossein Ebrahimi, parlamentare iraniano, che la Gran Bretagna dovrebbe permettere l’ingresso di una delegazione di osservatori per i diritti umani per capire la situazione. Altra ironia.

Eppure, uno dei problemi è proprio questo. Non è chiaro cosa abbia scatenato la violenza di questi giorni. Frustrazione sociale, senza dubbio. Degrado, ma non solo. Anche perché i disordini si sono estesi in tutto il Paese. E in tanti, in rete, lanciano la domanda: perché? Nessuno riesce a dare una risposta semplicistica che non sia avidità e gusto per il crimine.

Troppo poco, parrebbe, per spiegare un simile dispiego di forze e una rabbia così estesa. Per il resto, solo silenzio, che cade sulla seconda morte di questi scontri. Dopo Mark Duggan, è morto oggi un rivoltoso ventiseienne, ucciso per un colpo d’arma da fuoco a Croydon. E adesso si aspetta capire che fine abbia fatto la Cool Britannia dell’epoca Blair.  

Chatam Junction dopo la terza notte (foto Lorenza Frigerio)

Chatam Junction dopo la terza notte (foto Lorenza Frigerio)
 

X