Nel suo discorso in Parlamento Berlusconi ha parlato a tutto campo, dalla riforme fatte, alla situazione del debito pubblico, con un cenno alle misure di contenimento della spesa. Nella sostanza, però sembra poco incisivo e di scarso peso. Avrebbe potuto fare di meglio, come spiega a Linkiesta Raul Caruso, economista all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
È stato convincente?
No. E come avrebbe potuto? Deludente, riepilogativo, il classico discorso di Berlusconi. Insomma, un discorso indifferente.
Insomma, non ha affrontato i problemi del Paese?
Ma no. Ha ribadito la politica economica di Tremonti, che poi, politica economica non è. È più un lavoro di ragioneria, un lavoro di sopravvivenza.
Ragioneria?
Sì, una concezione economica che non sa fare la crescita. Si cerca di tagliare di qui e aggiungere di là, ritocchi di bilancio che non fanno niente. Niente idee, niente investimenti. Non ha nemmeno toccato i problemi causati dalle banche.
Le ha elogiate, invece, perché solide e hanno resistito bene alla crisi.
E infatti mi è sembrato di sentire il discorso del presidente dell’Abi, non del presidente del Consiglio.
Ma perché avrebbe dovuto avere toni critici?
Sono le banche il nodo cruciale attraverso cui può passare il rilancio dell’economia in Italia. Il punto è che per gli investimenti occorre il credito, e dal 2008, con la crisi creditizia, le banche hanno dato una stretta. Il blocco degli investimenti parte da qui, e il governo non ha fatto nulla per questo. Forse perché sono le banche, ora ad avere il potere vero, in Italia.
Non ha trovato nessun punto interessante?
Sì, qualcosa c’era. È interessante l’accenno alla riforma del lavoro, e la scommessa, nello stesso tempo, sul federalismo fiscale. Certo, Sacconi sullo Statuto dei lavori sta lavorando da tempo, tanto e bene (è uno di quelli che lavorano davvero). Ma si farà, prima o poi, questo si sa. Per cui, insieme al federalismo, la contrattazione con le imprese sarà a base territoriale. L’unica paura, però, è la disuguaglianza. Ma sono cose che chiedono tempo, e lavoro.
E basta?
Direi di sì. Ha ragione solo quando dice che è ingiusto che i mercati penalizzino l’Italia per il debito pubblico. Dopo il 1992, la gestione del debito è stata fatta in modo eccellente. L’Italia si è distinta, con grande professionalità, per migliorarne la qualità. Anche per questo quando viene raggruppata insieme a Spagna e Portogallo si dice una cosa ingiusta. Il nostro è più affidabile, e qui Berlusconi ha ragione. Ma sia chiaro, è una cosa che va avanti da vent’anni, non un merito di questo governo.
Come pensa che reagiranno i mercati?
Il presupposto è che i mercati sanno bene che questa stagione politica è ormai alla fine. E per questo sono più turbolenti. In più, sanno che in Italia c’è tanta liquidità che non viene investita in modo produttivo. Questo pesa. Per il resto, sono imprevedibili. Anche operazioni di salvataggio, come nel caso della Grecia, possono avere un effetto negativo sui mercati, perché lo speculatore si sente protetto. Non si può sapere. Direi che non cambi molto, forse nulla.
Cosa avrebbe dovuto dire, allora?
Altre cose. Mille altre cose. Per esempio, dichiarare di avere già pronti interventi per migliorare il potere d’acquisto delle famiglie, che sta precipitando. Oppure per alleviare il peso fiscale sulle imprese che investono. Avrei gradito che dicesse: “Ho firmato un decreto giusto oggi, per queste due istanze”. E invece che ha firmato? Quello per ridurre le auto blu.
Però ha insistito su infrastrutture e mezzogiorno.
Sì, è vero. Ma Berlusconi parla di infrastrutture dal ’94. Di mezzogiorno, se ne parla dal 1861. Le prime, non le ha viste nessuno. Non se ne fanno. I sette miliardi di euro per il Sud, invece, sono la solita arma demagogica. Una retorica mai stanca da quando c’è l’Italia. Giovani, mezzogiorno, sono le solite cose che si dicono quando non si ha niente da dire. Non ha dato idee buone, semplici.
Mi faccia un esempio, allora, di un idea buona e semplice.
Subito. La prima che mi viene in mente: la nostra è un economia gommata. Non sarebbe meglio eliminare le accise dai carburanti? Sarebbe un buon modo per diminuire il prezzo dei trasporti, aumentarne l’intensità e aiutare i consumi. E non l’ha fatto.
Insomma, è finita.
La stagione politica sì. Lui minaccia lo spettro del default in caso di crisi di governo, ma anche qui è ingiusto, perché non si può prevedere. È vero, di solito la stabilità aiuta, ma forse adesso la sua stessa presenza rischia di essere controproducente. È più un assenza, di fatto.
Assenza, declino, fine. Da quello che dice sembra un discorso di un governo ormai distaccato dal Paese
In fondo, sì. Tranne quando ha parlato delle sue tre aziende quotate in borsa. Lì mi è parso molto interessato, molto partecipe. Più di tutto il resto.