Mi consentoCari laici, non vi lamentate se è la Chiesa a dettare l’agenda

Cari laici, non vi lamentate se è la Chiesa a dettare l’agenda

Tra mille anni, sul sussidiario di terza elementare, si leggeranno le seguenti righe: “e abbandonato anche dalla Chiesa cattolica, Berlusconi cadde”. Gli occhiali della storia, si sa, consentono di guardare dall’alto senza lasciarsi deviare dalla rabbia e dalle emozioni. Hanno voglia a dire i cattolici che le parole pronunciate ieri dal cardinale Bagnasco non costituiscono una primizia. Certo, altre volte lo stesso Bagnasco, sempre senza citare il Cavaliere, proprio come ieri, aveva stigmatizzato comportamenti poco consoni alla morale. Eppure, mai in passato la Chiesa si era espressa in modo così perentorio. Peraltro affidando sempre all’intelligenza della platea i dovuti collegamenti. Una sorta di parole crociate facilitate. Con la soluzione messa bene in evidenza: questa fase politica può considerarsi chiusa.

Il discorso del numero uno della Conferenza episcopale italiana non può certo essere interpretato come un’improvvisa ingerenza della Chiesa nella politica italiana. Dalla scomparsa della Democrazia cristiana, il rapporto delle alte sfere vaticane con Montecitorio e Palazzo Chigi è cambiato. Ha perso in discrezione. Per utilizzare un termine che probabilmente farebbe sobbalzare gli uomini di chiesa, è diventato sfacciato. E l’indiscusso protagonista di questa nuova fase dei rapporti tra la politica e Oltretevere è stato senza dubbio Camillo Ruini, il gran tessitore. Più attento a ciò che avveniva in terra, soprattutto a pochi metri da sé, che non alle anime.

Quindi lo stupore per la peraltro complessa prolusione pronunciata dal cardinale Bagnasco non è per la forma, cui ormai in Italia siamo abituati, bensì per il contenuto. E, su tutto, per la condanna del comportameno del presidente del Consiglio e per il passaggio sul decoro delle istituzioni. Certo altre rilievi sono stati mossi dal presidente della Cei: alla magistratura, alla stampa, ai comitati d’affari. Insomma, una piattaforma politica vera e propria, una capacità di analisi che ormai nessun soggetto politico in Italia è in grado di elaborare.

Ed eccoci al punto. Il riconoscimento di un soggetto politico che determina il corso della storia in Italia. È nei fatti, nell’aria che respiriamo, nel nostro dna. In quello di chi crede, come in quello di chi non crede. Ma se questo riconoscimento diventa persino un accodarsi, allora un moto di tristezza ci pervade il cuore. E accade quando una sinistra (o centrosinistra, opposizione, fate voi, con trattino e senza) di fatto incorona Angelo Bagnasco accettando, ancora una volta, che sia la Chiesa a stabilire quando il tempo per un cambiamento è maturo. Sancendo, ancora una volta, se non la propria irrilevanza, almeno la propria subalternità.

Subalternità, però, di cui le forze laiche dovrebbero ricordarsi quando in Parlamento provano, o fingono di provare, ad approvare leggi che in altri Paesi non meritano più di una discussione di un quarto d’ora, come quella sul testamento biologico o sulle unioni di fatto. Annaspando e sistematicamente perdendo battaglie di civiltà che altrove sono considerati diritti indiscutibili. Ecco, un suggerimento vorremmo offrire alle forze laiche del centrosinistra: alla prossima discussione e alla prossima sconfitta sul fine vita, evitino di scagliarsi contro l’ingerenza del Vaticano. È inutile e persino un po’ stupido farlo se di fatto si accetta che sia la Chiesa a dettare l’agenda nel nostro Paese. 

Se ci si accoda all’alto potere della Santa Sede per indebolire e dare la spallata decisiva al nemico storico, poi bisogna anche accettare che sia quel potere a dettare le regole. Si chiamano semplicemente rapporti di forza. Anche per questo, tra mille anni, in quelle tre righe del sussidiario non compariranno né la parola Bersani né, forse, quella Pd.