“La mente mente, il cuore no”: il partito della felicità di Armando Siri

“La mente mente, il cuore no”: il partito della felicità di Armando Siri

Entrando nello studiolo di Armando Siri, oltre a una scrivania piena di carte e libri, colpisce, sulla destra, uno spadone di almeno un metro e mezzo. Sulla parete, accanto, c’è un quadro con fiamme dipinte. «È la spada dell’angelo, ed è fiammeggiante. Chi la vede, vi si specchia. E la fiamma fa paura. Spaventa e allontana dalla realizzazione di sé». Come oggetto d’arredamento è piuttosto singolare. Ma ognuno ha i suoi gusti, e le sue idee. E quelle di Siri, 39 anni, genovese, ex-socialista e ora fondatore del Pin, (Partito Italiano Nuova) quasi candidato a Milano per le amministrative, hanno il pregio, almeno, dell’originalità. In un lungo colloquio con Linkiesta, ha spiegato i fondamenti del suo Partito, che, precisa, non si limita alla sfera politica. È di più: «un movimento per rinnovare le anime», per cambiare il modo di pensare, di vivere delle persone. Una rivoluzione per un uomo nuovo, insomma, con in più gli auspici degli oroscopi egizi, che sfoglia sottomano: «secondo gli astri questa è l’epoca delle ribellioni – spiega -. Chi le fa, vince».

Lei ha inventato il P.I.N., un partito in più sulla scena della politica. Perché?
Un’ispirazione. Un’intuizione. Non riuscivo a venire a capo di un mio profondo disagio nei confronti dello Stato, che è participio passato del verbo essere…

Prego?
Sì, stato. Da essere. È espressione del passato, dell’immobilità cui noi, cittadini italiani – ma non solo – siamo costretti. Una cosa di cui ci si deve liberare.

Ah, chiaro. Continui.
Sì. Era un disagio forte. Tanto che ho deciso: le cose devono cambiare. Mi sono posto questa missione, ed ecco, ho fondato il Partito per un’Italia Nuova. È stata una cosa graduale. Ho cominciato coltivando le mie idee, poi le ho scritte in un libro. E ora, ne ho fatto un partito. Vede, in questo periodo, ci sono molte cose che non vanno. Ma secondo me la più grave è che la gente ha perso la capacità di accorgersi delle cose: oramai tutto è dato per scontato. È rimasto l’esercizio di chi cerca di capire, ma non quello di chi cerca di accorgersi.

Di accorgersi?
Sì. Il bambino conserva ancora quella capacità, ma l’adulto no. L’ha persa. E così non sa più conoscere nemmeno se stesso, arrivare in fondo al suo cuore. E allora, quando deve decidere qualsiasi cosa nella sua vita, sceglie con la mente, ma non con il cuore. E sa come dico io? “La mente mente, il cuore non mente mai”.

Ah.
È anche lo slogan del partito. Lo useremo per le campagne elettorali.

Quindi c’è qualcosa che bolle in pentola.
Sì. Ma prima le dico un’altra cosa: non basta la capacità di accorgersi, per cambiare le cose.

Ah no?
No. Ci vuole anche la capacità di desiderare. Si saper desiderare. Questa è un’epoca in cui nessuno desidera più nulla. Vige la rassegnazione, l’opacità, il cinismo. E la pubblicità, che pure abbonda, non suscita desideri veri. Ci sono in giro tanti desideri, ma non sono i “miei”. Lo dice anche la Bibbia: non desiderare le cose degli altri. È questo il senso profondo del testo, che non si limita alla mera invidia della proprietà altrui. Vede come sono illuminanti, gli antichi? Io sono appassionato dagli antichi. Leggo spesso i geroglifici, mi baso sulle antiche interpretazioni.

Però. Ma non mi ha ancora parlato del suo partito.
È presto detto. Non è soltanto un partito, ma un movimento per cambiare le anime, le idee, il modo di pensare delle persone. Io lo faccio perché mi sono accorto (vede? Accorgersi) che quello che facevo, cioè il giornalista da Mediaset, non mi faceva stare bene. Il mio cuore mi diceva che dovevo fare altro. E allora mi sono dedicato ad altre attività, finché non ho capito che il mio compito era questo. Una battaglia, una rivoluzione. Questa è l’epoca delle rivoluzioni. Chi le fa, vince. E lo dicono, ancora una volta, gli antichi.

Interessante. Ma, in concreto, cosa propone il suo partito?
Far stare bene la gente.

Eh, come tutti.
Ma noi lo pensiamo davvero. Perché vogliamo davvero metterci alle spalle tutti i condizionamenti che fanno male, che ottundono i nostri desideri, che ci impediscono di realizzarci. E vogliamo che la gente possa accorgersi di come è davvero dentro, e scoprire cosa desidera. E faremo di tutto per realizzarlo. Nella nostra Costituzione lo diciamo chiaramente…

Nella vostra Costituzione? Perché, quella del ’48 non va più bene?
No. È il frutto di un compromesso tra socialisti, democristiani, liberali. Un sistema vecchio e, per di più, pensato per non essere cambiato. È ferma e ci inchioda al passato, come in una croce. Sa com’è fatta una croce?

Be’, sì…
La croce è l’incontro di due linee, quella del tempo e dello spazio. Al punto d’intersezione, c’è la Costituzione. Che ci tiene fermi lì, immobili, mentre il tempo va avanti. Ecco: io voglio rompere tutto quello che c’è lì dentro. E cambiare lo Stato, che rimane sempre un participio passato.

Questo l’avevo capito. Ma cosa vuole mettere al posto della Costituzione?
Un’altra, con regole semplici, ma vere. Le ho già scritte: sono 25. E al primo punto non mettiamo il lavoro, ma l’individuo. “Lo Stato ha come fine quello di creare le condizioni migliori affinché l’individuo possa esprimersi nella società, secondo i propri desideri”. È l’individuo, che conta per noi. E per questo vogliamo che il potere, la dignità, il valore dell’individuo siano pari a quella dello stato. Non come ora, in cui è tutto strutturato perché lo Stato possa prevaricare, soffocare, ottundere l’individuo, che è sempre minoritario, e perdente. Pensi all’articolo 53: lo stato si attacca al collo del cittadino come una faina, e si nutre delle energie dell’individuo. E in cambio, cosa dà?

Be’, dà servizi, sanità, trasporti, pensioni…
Non direi proprio. Le sembra uno stato credibile quello in cui non si riesce a fare la Salerno-Reggio Calabria? Io, fossi stato Presidente del Consiglio, avrei preso l’esercito. E piantonato il cantiere: ogni dieci metri, un soldato. E pensi che quello che le dico ora, gli abitanti della zona, come mi hanno confidato durante i miei viaggi per promuovere il partito, lo pensano. Ma di nascosto. Non hanno il coraggio. Ecco, il coraggio: un’altra parola che fa parte del nostro vocabolario. Coraggio deriva da cuore. Occorre avere cuore, nel senso di coraggio. Del resto, la mente mente..

E il cuore non mente mai, è chiaro anche questo. Però..
Aspetti: le sembra uno stato quello che ti impone una trafila infinita per aprire un pozzo, o abbattere una parete? Che decide se tu puoi sposare qualcuno e non qualcun altro? Che non dà reciprocità nel rapporto col cittadino? Che, con i sindacati, ha fatto un business della protezione dei diritti? Che ha mantenuto dello stato fascista la cosa peggiore, cioè il corporativismo? La società è finita, se continua così.

È chiaro, capisco. Ma allora cosa deve fare lo Stato?
Semplice: garantire sanità, trasporti, giustizia eccellenti. Eccellenti. E basta. Poi, il cittadino deve pagare le tasse. E secondo noi, una tassa di 3.000 euro all’anno, per tutti, è sufficiente. Purché la paghino tutti. Senza progressività, che ritengo ingiusta. Perché, se sono più ricco, devo pagare di più quando lo stato mi offre gli stessi servizi? Una flat tax va bene. E le imprese, invece che il 55%, pagheranno solo il 15%.

E l’Euro? La Bce?
L’Euro è stata la più grande rapina mai realizzata. Abbiamo perso la sovranità monetaria, e l’abbiamo ceduta a un gruppo di privati, la Bce. Ora il debito italiano è gestibile da stranieri, ed è diventato reale. Capisce? Ora, se non puoi ripagare i debiti, non puoi svalutare, ma devi dare delle cose, pezzi di stato che si smontano e si danno via come nulla. Mi sembra un crimine. Ma del resto, sono i tempi di oggi. Se vuole, le dico qual è l’unico investimento che consiglierei.

Mi dica, già che c’è.
Si compri un pezzo di terra e un pozzo d’acqua. Mi creda, così sta al sicuro.

La ringrazio. Ma forse, più che la struttura, sono i politici a creare problemi. Non crede?
No, i politici sono frustrati. I parlamentari hanno pochissimi poteri, molti meno di altri che, pur non essendo eletti, ne hanno molti di più. Un peones del Parlamento non conta nulla rispetto ad Attilio Befera, presidente di Equitalia. Ma chi l’ha messo lì, Befera? Una nomina, non un’elezione. Eppure ha un potere enorme. Per questo, i politici si lasciano andare ai vizi e alla difesa dei privilegi. Sono infelici, frustrati perché il potere, quello vero, non lo conoscono neanche.

Nemmeno Berlusconi?
Berlusconi aveva in mano la possibilità di cambiare l’Italia, e non l’ha fatto. Anche a causa dei suoi interessi personali. Ora, purtroppo non può fare niente nemmeno lui. Sa qual è il suo vero problema?

Non saprei. Dalla giustizia alle ragazze, mi sembra che, più che uno solo, ne abbia parecchi..
No. Esprime la natura del non-amato. Ormai è un personaggio. Ha perso il contatto con se stesso: il Silvio Berlusconi vero, profondo, non lo si trova più, nemmeno lui riesce a rintracciarsi. E, di conseguenza, nessuno può amarlo e nessuno lo ama. Ne soffre, ma non può farci nulla. Questa divisione tra il Berlusconi vero e il Berlusconi personaggio è cresciuta nel tempo ed è scoppiata quando è morta la madre. Ora nessuno vuole bene a Berlusconi per come è e non solo per quello che ha. La madre era l’unica, l’ultima. Ora, solo, il Silvio Berlusconi personaggio cavalca il vuoto della sua figura, ci rimane aggrappato, ormai del tutto disinteressato al resto del mondo.

E così, anche Berlusconi è finito.
No, non ancora. Dovrebbe solo accorgersi di come è, di come sta. Andare in tv, raccontarsi. Dire: sì, è vero, vado con le ragazze. Ma capitemi: sono solo, nessuno mi vuole bene, chi mi vuole cerca o soldi o potere o tutti e due, lavoro tanto e nessuno mi ringrazia. Ogni tanto mi concedo qualche vizio, ma comunque non sono felice per questo. E la gente capirebbe. Tutti capirebbero, perché noi siamo come gli altri, basta accorgersene.

Certo. Ma torniamo al P.I.N. A Milano avete provato a candidarvi, ma non ci siete riusciti. Perché?
Lo chieda agli altri. Noi avevamo tutte le firme necessarie, anche di più. Tutte autentiche. Dopo che abbiamo consegnato i documenti, ci hanno contestato l’assenza delle firme dei latori della lista. Una cosa che non serve più da tantissimo tempo. Un’inezia, del tutto trascurabile ma così, però, ci hanno tenuto fuori. Ora abbiamo una causa aperta.

Ma perché, secondo lei, se tutto era regolare, vi hanno tenuto fuori?
Facevamo paura.

Ma dai.
Sì, il sistema sente, annusa i suoi nemici, Capisce dove c’è il pericolo vero. Una lista non di destra, non di sinistra, che va da sola e vuole cambiare tutto. Secondo i sondaggi, eravamo al 2%. Mica poco.

Davvero, così tanto?
Sì, il 2%. Lei capisce che avremmo rotto le uova nel paniere ai vecchi schieramenti, che ragionano con vecchie logiche in un sistema logoro.

Se è vero il 2%, forse. Ma adesso, che fate?
Non ci siamo rassegnati, e continuiamo la nostra battaglia, che è un movimento per un uomo nuovo. Io, per esempio, mi candido a Genova. Altri a Monza, o Parma, Cuneo, Siracusa, Trani. Per ora, puntiamo alle realtà locali. Poi, nel 2013, contiamo di candidarci alle politiche.

Ma se il destino nel P.I.N è cambiare il Paese, come fa ad agire a livello locale?
Con grande sincerità. Faremo quello che possiamo fare: ad esempio, io parlerò solo di polizia locale, traffico, trasporti, arredo urbano. I miei poteri, nulla di più.

E non teme un’altra esclusione, a Genova?
Stavolta faremo controlli accurati. Con tanto di filmati. E poi sono fiducioso, non penso che il sistema ci escluda una seconda volta. Sarebbe troppo vistoso. Ma il nostro problema sarà lottare per ottenere visibilità. “Dove vuoi andare, tu?”, mi dicono, ma io ci credo. Sa qual è il destino di quelli nati, come me, ad agosto? [sfoglia un libro di geroglifici]

No, ma sono curioso. Immagino c’entrino gli antichi..
Immagina bene. Secondo gli egizi, la frase dell’oroscopo che mi definisce è: “il mio slancio va verso ciò che ancora non si vede”.

Però. Mi sembra un buon augurio.
Sì, lo condivido con figure come Cavour, Napoleone e Fidel Castro, gli angeli che distruggono per creare un mondo nuovo.

Una compagnia incoraggiante, direi.
Lo è. Ma lo è anche il P.I.N: è un movimento perché spirito e materia collaborino, per cambiare la realtà. Come in Cielo, così in Terra. Spirito e materia. Gesù Cristo. Yin e Yang. Sarà un esercizio che cambierà il Paese, e tutta la società occidentale.

Adesso esagera, però.
No no. Guardi solo gli U.S.A: stanno cambiando, in modo incredibile. Sarà un’umanità nuova che distruggerà la bestia, il 666 (che non è il diavolo, ma il numero di chi compra e vende), dove tutti saranno felici. E potranno desiderare, davvero, i loro desideri. Anche Lei, anche io. A proposito, Lei non mi ha ancora chiesto cosa desidero.

In effetti no. Cosa desidera, Lei, Siri?
Io desidero un’Italia nuova. La desidero, e quindi la faccio.

Un po’ lo temevo. Ma le faccio comunque gli auguri.
La ringrazio.

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