PAVIA – «Anche io, da cittadina, leggendo sul giornale delle cose che non dovrei leggere, m’indigno». Pochi lo avrebbero detto, ma la frase è di Ilda Boccassini il 3 ottobre all’Università degli Studi di Pavia, in occasione della rassegna “Mafie 2011”.
Il sostituto procuratore presso il Tribunale di Milano ha partecipato all’iniziativa che negli anni passati era organizzata dal preofessore Vittorio Grevi, mancato lo scorso dicembre, docente di procedura penale presso l’ateneo pavese e noto giurista, la cui firma è stata spesso sulle prime pagine del Corriere della Sera.
Ilda “la rossa” non ha voluto telecamere e macchine fotografiche nella strapiena aula dove è stata ospitata la conferenza. Inflessibile, ha poi risposto alle domande di Silvia Buzzelli, docente di Procedura penale all’università di Milano, degli studenti e di alcuni giornalisti.
Non si è lasciata trasportare nel vortice dell’attualità politica, cosa che non ama fare, tuttavia c’è stato un forte momento di autocritica nei confronti della magistratura stessa, in particolare su comportamenti e riservatezza.
Boccassini è chiara quando dice «è giusto che i comportamenti dei magistrati vengano criticati, purchè le critiche non si trasformino in aggressioni o oltraggio», e qui è chiaro il riferimento all’attacco subito alcuni mesi fa dalla stessa Boccassini da parte de Il Giornale, su un presunto flirt del magistrato con un giornalista di Lotta Continua.
Poi la sorpresa, almeno per gli acerrimi detrattori di Ilda Boccassini, «le intercettazioni – spiega dopo una domanda – sono uno strumento importantissimo, ma occorre riconoscere che da parte della magistratura ci sono state alcuni usi scorretti». Le intercettazioni che non riguardano le indagini «non dovrebbero nemmeno uscire dai nostri uffici. Io stessa – prosegue – da cittadina, leggendo sul giornale delle cose che non dovrei leggere, m’indigno». Boccassini, auspica che prima o poi governo e magistratura riescano a sedersi a un tavolo e pensare una riforma seria della Giustizia cercando di fare autocritica sia da una parte, sia dall’altra.
Dopo la piccola parentesi sul tema intercettazioni, si torna a parlare di mafie al nord e di come siano arrivate fin qui, anche per la disattenzione generale delle istituzioni, fino alle complicità di cittadini comuni e della classe imprenditoriale.
Sul tema dell’economia criminale, vero motore della Mafia spa nel nord Italia, Ilda Boccassini ha sempre tenuto una linea di fermezza, in particolare con quegli imprenditori che non denunciano il pizzo e che, anzi «si rivolgono alla mafia anche per avere un aiuto con la forza dell’intimidazione verso i concorrenti».
Interessante è poi lo spaccato storico che il magistrato racconta della ‘ndrangheta al nord, che oggi sembra essere, da poco, l’unica organizzazione operante sul territorio, eppure, di tracce ne troviamo già in un rapporto della polizia di Vigevano (paese in provincia di Pavia) nel lontano 1983.
Rispondendo a una domanda sul coinvolgimento di alcuni politici nelle operazioni antimafia, in particolare in quella “Infinito”, coordinata dalla Boccassini stessa ha puntualizzato che «il mio dipartimento non segue la politica, ma la legge in modo garantista, in modo che sia uguale per tutti». Se non ci sono prove sufficienti, in particolare nei processi per mafia, conviene non andare nemmeno a giudizio, spiega di nuovo il magistrato.
In conclusione ha sollecitato ancora i giovani e gli studenti, punzecchiando in particolare l’associazionismo antimafia e lo spirito con cui i giovani partecipano. «Quando andate a manifestare contro la mafia, state molto attenti agli slogan e al demagogismo facile, e il giorno dopo domandatevi sempre se siete coerenti con quello che avete manifestato il giorno prima». Insomma, interpretando, non andate al presidio di Libera per poi rollarvi una canna girato l’angolo della strada. Questa sarebbe l’incoerenza di manifestare contro le mafie per poi finanziarle subito dopo.