Due parole, un obiettivo: Veneto Stato. Si chiama così il partito indipendentista che a pochi mesi dalla nascita è passato dall’uno virgola delle amministrative 2011 al centro della politica veneta. L’obiettivo, da raggiungersi come da statuto per via democratica, non sarebbe così lontano perché Veneto Stato, frutto dell’unione di due sigle minori, è dato oggi attorno al 5%, una soglia che consentirebbe di eleggere quel pugno di rappresentanti nei vari consigli comunali, provinciali e regionale, che serve per richiedere un referendum sotto tutela dell’Onu, come già accaduto in Montenegro nel 2006.
L’exploit di consensi è merito delle fatiche di quasi 1500 attivisti e di un paio di trovate del segretario Lodovico Pizzati: la manifestazione del 10 settembre ad Arzignano, capitale del distretto vicentino della concia e dell’evasione, con tanto di monumento all’imprenditore, che è stata ripresa da tutte le televisioni nazionali, e la “gita fiscale” in Slovenia di lunedì 26 settembre, dove Pizzati ha portato decine di indipendentisti e loro risparmi: «In Europa esistono il libero transito di merci e persone, quindi anche di soldi. Niente di illegale: presto saremo in Austria. In Slovenia è andata bene, parecchi di noi hanno aperto un conto in una banca locale».
Partiti dalla periferia di Venezia, dopo un paio d’ore di pullman (costo del biglietto 20 euro) gli indipendentisti hanno raggiunto l’ufficio anagrafe di Capodistria e in cinque minuti, muniti di carta di identità italiana, hanno ricevuto un codice fiscale sloveno per poi recarsi presso una filiale della Gorenjska Banka, meno del 4% del mercato bancario sloveno, nessuna partecipazione di capitale straniero. Qui, chi immaginava un istituto immerso nelle foreste della Kočevska è rimasto deluso dall’ufficio al secondo piano di un centro commerciale, fra un negozio di elettrodomestici e uno di caramelle. Almeno fino a quando non ha scoperto le condizioni riservate ai correntisti.
«Siamo un gruppo di imprenditori veneti in fuga verso l’Europa», ha esordito un imprenditore edile di Treviso, stringendo la mano al direttore della filiale che, per nulla sorpreso, ha accompagnato i gitanti in una saletta e ha illustrato loro, con moduli prestampati in lingua italiana, le opportunità del caso: interesse del 3,1% sui depositi, canone gratis per i primi 6 mesi (poi 1,99/mese), carta di credito a 15 euro l’anno, niente imposta di bollo, interessi detassati fino a 1000 euro (oltre soglia si paga il 20%, contro il 27% sul totale previsto in Italia). Risultato? Dopo meno di mezzora, dei trenta gitanti, undici sono diventati correntisti della Gorenjska Banka.
«Diversificare conviene, e poi le condizioni qui sono vantaggiose» ha spiegato Pizzati. Poco importa che Moody’s abbia declassato la Slovenia tagliando il rating da AA2 ad AA3: «aprire un conto all’estero è un modo per combattere lo stato italiano». Per i veneti(sti), infatti, un eventuale default italiano accelererebbe il processo che porta all’indipendenza. Un processo che Veneto Stato ritiene ineludibile e che si appresta a cavalcare nonostante le divisioni interne.
Oltre l’entusiamo per il successo della gita fiscale, per le continue richieste di tesseramento da parte di italiani pentiti e leghisti delusi, per le lusinghe dei media nazionali e locali (quando un venetista partecipa ad un talk in qualche emittente regionale lo share raddoppia, ne sa qualcosa Luigi Bacialli, direttore di Reteveneta, che da settimane si contende Pizzati & Company. con Triventeta Tv e Telenuovo), c’è la grana congresso. Salvo colpi di scena, il 22 ottobre Pizzati dovrà giocarsi il rinnovo del mandato con Antonio Guadagnini.
Professore di Economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia e consulente della Banca Mondiale, appoggiato dagli ex del Partitio Nasional Veneto (Pnv), una delle sigle dalla cui unione è nato Veneto Stato (l’altra è Veneti-Indipendensa), Pizzati sarebbe troppo decisionista e accentratore, e, per alcuni, addirittura un sabotatore al soldo dei servizi segreti italiani. Antonio Guadagnini invece è un politico di lungo corso, già guida del movimento dei sindaci per il 20% dell’Irpef, che però vanta un pedigree troppo variegato e “italiano”, essendo passato attraverso la Democrazia Cristiana e l’Udc. Aspetto che tuttavia rappresenta anche la sua forza: essendo esterno alla diatriba fra ex Pnv e ex Veneti-Indipendensa, benché proprio questi ultimi abbiano lanciato la sua candidatura, potrebbe farsi garante di entrambe le anime del partito. Peccato che in molti siano pronti a scommettere che, in caso di elezione di Guadagnini, Pizzati fonderebbe un altro partito, spaccando in modo suicida il movimento indipendentista in un momento mai così favorevole.
Come finirà? I Veneti-Indipendensa hanno con loro la maggior parte dei delegati provinciali, mentre Pizzati ha più tessere. In attesa del risultato, sotto con altra gita fiscale: appuntamento è per domani, ore 7.30, al casello di Padova Est. Si va a Klagenfurt, in Austria, paese dove vige il segreto bancario. Vuoi vedere che aprire un conto conviene anche là?