CAGLIARI – Equitalia, la società pubblica incaricata della riscossione nazionale dei tributi, cala la sua scure sopra la Sardegna. Nell’ultimo anno la società con a capo Attilio Befera ha cominciato la sua opera di riscossione, nel tentativo di raggiungere l’obiettivo posto dal ministro dell’Economia Tremonti per la prossima raccolta fiscale: 13 miliardi di euro. Un’operazione che non ha tardato nel far sentire le disastrose conseguenze sul sistema economico sardo, già agonizzante e in continuo repentaglio per via della crisi e dell’altissima disoccupazione della Regione, che rischia ora di subire un altro durissimo colpo dal quale non sarà facile riprendersi.
Il deputato del pdl Mauro Pili, ex presidente della Regione ed ex sindaco di Iglesias, ha reso note le cifre che emergono dall’analisi del piano delle riscossioni affidate a Equitalia. Delle 170 mila 267 imprese presenti sul suolo sardo circa 70 mila, quasi la metà, sono indebitate per un totale complessivo di 4 miliardi e 273 milioni di euro. E soltanto 6 mila 648 di esse stanno pagando con le rate. Duemila imprese hanno chiuso i battenti, impossibilitate a pagare, lasciando circa un miliardo di euro di debiti scoperti. Numeri che lasciano trasparire tutta la gravità del problema.
Pili ha rivolto un’interrogazione urgente al Presidente del Consiglio e al Ministero dell’Economia, degli Affari Regionali, delle Politiche sociali e dell’Interno, chiedendo se «il Governo intende porre in vigore apposito decreto legge o provvedimenti vigenti in materia di dichiarazione di stato di crisi economica, finanziaria e sociale, onde evitare il tracollo del sistema produttivo sardo». L’articolo 51 dello Statuto Sardo permette infatti di chiedere al Governo che venga sospesa una legge dannosa in materia finanziaria o economica.
Alcuni dati sull’economia della Sardegna e del Sud contenuti nel rapporto Svimez.
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Il deputato pdl ha chiesto al Governo anche una revisione delle regole di Equitalia, affinché la percentuale da destinare alla società diminuisca dal 9 al 2 per cento. «L’economia sarda è vicina al tracollo, è indispensabile intervenire con urgenza e tagliare gli oneri e gli aggi spropositati che il Governo corrisponde a Equitalia, illeggittimi e utili solo a strozzinare le imprese» ha dichiarato infatti Pili, criticando con decisione l’ammontare degli aggi corrisposti agli agenti della riscossione. Evidenziando i rischi che derivano da una gestione dissennata e invasiva della riscossione dei tributi, Pili ha sottolineato il doppio danno che deriva dal fallimento di un così elevato numero di imprese, derivante dal danneggiamento consistente dell’economia e dall’impossibilità per lo Stato di riscuotere i tributi dalle imprese fallite. Una cifra che ammonta a più di un miliardo di euro, ma che a livello nazionale, spiega Pili, aumenta a diverse decine di miliardi. Un dato che, secondo l’ex presidente della Regione, testimonia l’inutilità di questo sistema.
Alla Regione Pili ha suggerito, sulla base dell’articolo 51 dello Statuto Sardo, l’attivazione di una procedura d’urgenza per la sospensione dell’applicazione di una legge o provvedimento statale, in materia economica o finanziaria, evidentemente dannoso per l’Isola. Allo stesso tempo ha invitato il Governo a un dialogo con la Sardegna e ha suggerito la convocazione di una conferenza di servizi per decretare lo stato di crisi, prima che la spada di Damocle delle riscossioni brutali non cada in tutta la sua violenza sopra il già fragilissimo apparato produttivo sardo, con conseguenze devastanti di cui si possono già osservare i primi sintomi.