Giovani e donne, gli islamici tunisini rassicurano l’occidente

Giovani e donne, gli islamici tunisini rassicurano l'occidente

Dal 3 ottobre la Tunisia è entrata in campagna elettorale in vista del voto per l’assemblea costituente previsto per il 23 ottobre. Le liste ufficialmente registrate sono 1.570, di cui 701 indipendenti; i candidati sono in totale 11mila 333. A concorrere per i 217 seggi ci sono formazioni nate dopo la rivoluzione, ma anche partiti già presenti nel paese prima del 14 gennaio: islamisti, socialdemocratici, ambientalisti, comunisti. Ma il rischio dell’estrema frammentazione è che i grandi movimenti escano con successo dalle urne a scapito delle piccole rappresentanze.

L’ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto dei tunisini, al loro primo appuntamento con le votazioni dalla fine del regime di Ben Ali, è stato condotto dalla fondazione tedesca Hanns-Seidel insieme al quotidiano El Maghreb, ed ha confermato il dato già evidenziato in agosto dall’agenzia di stampa Tunisia African Press Agency: la formazione in vantaggio col 25% sarebbe Ennahda, il partito islamico della “rinascita” dichiarato fuorilegge da Ben Ali nel 1991. Il suo leader è Rachid Ghannouci, rientrato lo scorso 30 gennaio da Londra dopo vent’anni di esilio per una condanna all’ergastolo annullata dal ministro della Giustizia del governo di transizione.

Al secondo posto si collocherebbe il Partito Democratico Progressista, al terzo il Forum dei diritti Ettakatol. A seguire le altre 102 formazioni, con percentuali sempre più piccole.

La campagna di Ghannouci è stata da subito improntata a ribadire le intenzioni democratiche di Ennahda, e fugare i timori che la formazione islamista voglia proporre idee e programmi radicali. Non a caso il partito ha presentato come capolista Souad Abderrahim, giovane leader del movimento studentesco tunisino, e non ha perso l’occasione, nemmeno durante il recente viaggio del suo leader in Italia, per ribadire l’importanza del ruolo delle donne nella costruzione politica di un paese nuovo.

Nonostante le liste degli indipendenti rappresentino la maggioranza in termini numerici, i media tenderebbero a concedergli poco spazio a favore dei partiti, secondo quanto hanno denunciato in una conferenza stampa tre candidati autonomi: Aouni, Mrad e El Khalaoui. Proprio sul ruolo dei mezzi di informazione è stato aperto un dibattito organizzato da Tmg (Tunisian Monitoring Group) e Ifex (International Freedom of Expression Exchange e Index on Censorship), nell’ambito di un progetto finanziato dall’Unione Europea. Il timore di molti tunisini, come sostiene anche la vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord, Hassiba Hadj Sahraoui, è che le autorità non riescano a istituire giustizia e istituzioni credibili, che passino anche attraverso la libertà di associazione ed espressione.

Un blogger tunisino residente a Parigi ha raccontato sul suo blog che un mese fa è stato trattenuto all’aeroporto di Tunisi prima dell’imbarco e interrogato per ore, a causa di un divieto a lasciare il territorio nazionale emesso dalle autorità nei suoi confronti. Ufficialmente per un sms ingiurioso che avrebbe inviato dal suo cellulare, rivelatosi poi la sua risposta ad un messaggio di minaccia che aveva già denunciato. Dalla Tunisia arrivano però anche messaggi più rassicuranti, come l’avvio della terza edizione dell’ Arab Bloggers Meeting, dal 3 al 6 ottobre: un appuntamento per riflettere sui cambiamenti del 2011 e sul ruolo della rete e dell’informazione libera, prima nella rivoluzione, adesso nella transizione.
 

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