Viva la FifaIl Belgio non ha un governo ma è pronto a nazionalizzare Dexia

Il Belgio non ha un governo ma è pronto a nazionalizzare Dexia

Il Belgio non ha un governo, eppure nazionalizza le banche. A cominciare dalla Dexia, istituto bancario sull’orlo del tracollo. «La nazionalizzazione delle attività bancarie in Belgio della banca franco-belga Dexia è una delle possibilità che si stanno considerando», ha spiegato in un’intervista radiofonica il primo ministro ad interim Yves Leterme intervenendo alla belga Radio 1. Ma il quotidiano fiammingo De Tijd, oggi, rilancia l’accordo fra Governo e i vertici dell’istituto di credito: «La nazionalizzazione è cosa fatta». 

Leterme ha anche spiegato che le garanzie che lo stato belga pensa di dare a Dexia non rappresentano un rischio per il paese. E che, se la nazionalizzazione avesse un impatto sul debito pubblico del Belgio, l’aumento sarebbe «abbastanza limitato». Tuttavia, i dati sono contrari a Leterme. Nell’ultima settimana oltre 300 milioni di euro sono stati ritirati dai conti correnti della banca fiamminga, che ha registrato perdite per più di un miliardi di euro in seguito alla svalutazione dei bond dei Paesi periferici detenuti in portafoglio. 

Ma il bello è che da 17 mesi, il Belgio è senza governo. Fiamminghi e valloni non riescono a trovare un accordo sulla creazione di un nuovo esecutivo. Lo scorso 21 luglio, in occasione della festa nazionale decorrevano anche i 400 giorni del Belgio senza governo e ci si era resi conto che anche in queste condizioni politiche il Paese aveva fatto registrare una certa crescita economica, con un Prodotto interno lordo (Pil) in aumento del 2,4 per cento, ben più di noi italiani. Allo stesso tempo, era cresciuta la preoccupazione per il debito pubblico, che era diventato il terzo più elevato dell’Unione Europea, avendo raggiunto il 100% del prodotto interno lordo.

Sempre nel mese di luglio, l’ultimo uomo incaricato da Re Alberto di trovare una mediazione tra i 7 partiti del Belgio, il socialista Elio Di Rupo, aveva gettato la spugna. Di Rupo aveva presentato un piano di risanamento delle finanze pubbliche da 22 miliardi di euro entro il 2015, per sfuggire ad un possibile declassamento da parte delle agenzie di rating.

E così, nel Paese del governo che non c’è, arriva la ‘mazzata’ di Dexia. Una mazzata annunciata. Tre anni fa la banca belga aveva ricevuto un’iniezione statale del valore di 6,4 miliardi di euro, ma da allora non si è mai più ripresa. E data la forte esposizione ai titoli governativi del Vecchio continente, è iniziato il peggio per l’istituto di credito franco-belga guidato da Pierre Mariani. Il ministro francese delle Finanze, François Baroin, e il suo corrispettivo belga, Didier Reynders, avevano già ammesso, dopo una riunione notturna, che Dexia sta fronteggiando «una crisi senza precedenti». E sul proprio sito web, Reynders aveva, attraverso una comunicazione ufficiale, dichiarato che «saranno prese tutte le misure necessarie per garantire depositanti e correntisti di Dexia».

Prima dell’intervista a Radio 1, il premier ad interim Leterme ha indetto una riunione straordinaria dei ministri. Tra le ipotesi emerse, la più verosimile è quella di creare una ‘bad bank’, ovvero una nuova società nella quale far confluire gli asset tossic di Dexia, che ammonterebbero, secondo le prime stime del Governo, a circa 180 miliardi di euro.  Davanti alla crisi politica del Belgio sono in molti a chiedersi: ma alla fine serve davvero un governo?

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter