Nella presunta truffa finanziaria che ha inghiottito 2 dei 14,7 milioni di euro raccolti pro Haiti dalla onlus Agire, sono cascati anche i Salesiani. Per ben 4 milioni di euro. Risorse affidate a un misterioso intermediario dalla onlus Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (Vis) – organizzazione non governativa (ong) che fa capo alla congregazione di Don Bosco, la stessa del cardinal Tarcisio Bertone, il segretario di Stato vaticano. Sia Agire sia il Vis si rifiutano al momento di rivelare il nome dell’intermediario «fino a nuovo ordine dei legali, che sono in contatto con le autorità competenti».
Secondo gli indizi raccolti da Linkiesta, si tratterebbe di una società di investimenti con base a Milano e un focus privilegiato sulle istituzioni no profit. Se le recriminazioni di truffa ipotizzata dai vertici di Agire e del Vis venissero confermate dalle indagini giudiziarie in corso, si tratterebbe di un singolare caso di «Madoff delle onlus». Gli enti coinvolti potrebbero essere ben più di due. Sulla truffa ipotizzata starebbe indagando la Procura di Milano, riferiscono fonti vicine alle vicende.
A oggi, comunque, c’è una sola certezza: a dispetto delle pressanti richieste di smobilizzo, né i 2 milioni investiti da Agire né i 4 milioni del Vis sono tornati ai rispettivi proprietari. «Un errore di ingenuità», ammette Carola Carazzone, presidente del Vis dallo scorso aprile. Il denaro in questione proviene dalle raccolte fondi per le emergenze umanitarie e da donazioni occasionali, ed era già stato impegnato – ma non ancora materialmente erogato – in progetti pluriennali a favore di bambini e giovani in condizioni di povertà e disagio avviati in diversi paesi europei, africani, asiatici e latinoamericani.
«Il Vis è rimasto vittima di una truffa finanziaria, ulteriore a quella di cui è indirettamente vittima come socio di Agire – rivendica la presidente del Vis – Abbiamo presentato denuncia civile e penale, ci sono le indagini preliminari in corso». Vittime di una «truffa sapientemente architettata da un soggetto terzo, esterno all’organizzazione», si sono dichiarati anche gli esponenti di Agire onlus, in un comunicato diffuso dopo la pubblicazione della notizia su Linkiesta.it. La speranza, aggiunge l’esponente del Vis, è che la magistratura «possa trovare dove sono andati a finire questi soldi». La ong si è già attivata per riuscire a garantire ugualmente la realizzazione dei progetti: «Nessun euro verrà distolto dalla destinazione originaria». Lo stesso ha fatto Agire. Tuttavia, non è stato ancora detto come saranno reperite le risorse. Nessuna delle due organizzazioni ha infatti capitali sufficienti a fronteggiare l’ammanco: Agire ha un patrimonio netto appena superiore a 540mila euro, il Vis non arriva a 270mila euro (dati di fine 2010).
Resta da chiarire perché le due organizzazioni abbiano atteso diversi mesi prima di depositare, proprio in questi giorni, una denuncia contro l’intermediario. I titoli in questione figurano infatti nel bilancio 2010 di Agire, con la precisazione che «i 2 milioni di euro sono stati svincolati al 31 marzo 2011» (vedi bilancio a pag. 7). Nello scorso esercizio Agire onlus, che è un raggruppamento privato per la raccolta fondi (soprattutto attraverso campagne sms) per conto di 12 primarie organizzazioni non governative, aveva scelto di investire temporaneamente la liquidità in attesa di rimborsare le ong associate (Save the Children, Terres des Hommes, Vis, Cesvi e altre cinque) per i progetti realizzati o in via di completamento ad Haiti. Anche il Vis sembra avere reagito con un certo ritardo.
«La contezza della truffa risale a poche settimane fa, prima pensavamo fosse un problema di smobilizzo – spiega Carazzone – Ci è stata fornita documentazione falsa e falsi numeri Cro (il Codice riferimento operazione che identifica le singole transazioni bancarie, ndr) di bonifici inesistenti, e a quel punto è scattato l’allerta». Una pessima sorpresa per un ente nato per iniziativa dei Salesiani e che proprio quest’anno festeggia i suoi primi 25 anni di vita e di impegno nella cooperazione allo sviluppo. Adesso la pratica è in mano a un collegio di legali civilisti e penalisti coordinato dall’avvocato Francesca Violante del foro di Torino. «Si tratta di una truffa con artifici e raggiri che consiste nell’averci venduto dei titoli falsi, titoli che non esistono», conclude Carazzone.
Di questi «titoli che non esistono» si trova traccia nella nota integrativa al bilancio di esercizio 2010 del Vis. Si tratta di presunte obbligazioni Barclays Wealth per un valore complessivo di 4.100.000 euro. Questi titoli sono classificati fra le immobilizzazioni finanziarie per 1,7 milioni e nell’attivo circolante per 2,4 milioni. Di queste obbligazioni, come pure di tutti gli altri investimenti finanziari, il bilancio riporta anche i relativi codici identificativi (Isin o Bloomberg). Dalle verifiche condotte da Linkiesta presso primari operatori nazionali, i codici associati alle presunte obbligazioni Barclays non sono espressi in formato regolare e pertanto non sono verificabili.
Il ruolo di Retemanager spa. Se sull’operatore che avrebbe messo in atto la presunta truffa non si possono ancora trarre conclusioni definitive, alcune indicazioni sui consulenti finanziari della onlus dei Salesiani arrivano dai documenti ufficiali. «Gli investimenti finanziari sono stati compiuti con la consulenza della società Retemanager Spa», si legge nelle pagine 19-20-21 del bilancio 2010 del Vis. Retemanager è una società di investimenti fondata nel 2001, ha sede legale a Milano in via Cesare Beccaria, ma è controllata dalla Blue Life Group Ltd di Londra. Gli investimenti, precisa il bilancio del Vis (firmato da Massimo Zortea, predecessore di Carazzone), «sono stati effettuati ricercando profili di rischio ridotti, rapidità nei tempi di smobilizzo per soddisfare le esigenze progettuali, e rispetto degli standard etici fondamentali». Contattato telefonicamente, l’amministratore unico di Retemanager Dino Pasta si è chiamato fuori: «Non so di che cosa si sta parlando, e non voglio essere coinvolto in qualcosa che non ci riguarda». E si è rifiutato di confermare il rapporto di consulenza con il Vis: «Se anche fossero nostri clienti non lo potrei dire perché esiste il segreto professionale», ha protestato Pasta. Ma Retemanager ha collocato obbligazioni “Barclays Wealth”? «Assolutamente no».
Nell’attesa che le indagini chiariscano dettagli e responabilità di questa vicenda, dove l’unica cosa certa è la sparizione dei soldi donati per attività di beneficenza, salta all’occhio la firma dei certificatori messa in calcio al bilancio della onlus salesiana: quella della PriceWaterhouse Coopers (Pwc), nota società di revisione. «Il bilancio d’esercizio di Vis al 31 dicembre 2010 presenta attendibilmente, in ogni aspetto significativo, la situazione patrimoniale e finanziaria», assicura la relazione della Pwc, redatta in doppia versione, italiano e inglese. E pazienza se sono sfuggiti strafalcioni come Burkleys anziché Barclays. In fin dei conti, i revisori sono pagati per attestare la correttezza non della grafia ma delle valutazioni di bilancio. Il mistero da sciogliere è come abbiano fatto a conoscere il valore di mercato di obbligazioni che, se hanno ragione le due onlus, sembra che non siano mai esistite. Ma alle nostre domande finora l’unica risposta dei revisori è stata un «no comment».
Le obbligazioni fantasma nel bilancio 2010 del Vis
La posizione di Barclays Wealth
Con riferimento all’articolo “Il Madoff delle onlus truffa anche i Salesiani” apparso mercoledi 5 Ottobre su Linkiesta, Barclays Wealth intende precisare di non intrattenere e non avere intrattenuto alcun rapporto sia con la onlus Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (Vis), vittima della citata frode sia con la società Retemanager spa.
Barclays Wealth conferma inoltre che le obbligazioni menzionate nell’articolo non sono mai state emesse da alcuna società del Gruppo Barclays. Milano, 7 ottobre 2011.
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