Il Tg1: «Comprate la Ferrari, non rovina la permanente»

Il Tg1: «Comprate la Ferrari, non rovina la permanente»

Subire passivamente il fascino femminile è fatica antica alla quale i maschi si sottopongono anche volentieri, nell’illusione che a una certa accondiscenza acritica – in un’espressione: farsi tappetini – corrisponda una più larga disponibilità delle donne a guardarci con occhi benevoli. Naturalmente, così non è. Nel corso di questi anni, l’asticella della nostra passività si è abbassata a pericolosissimi livelli di guardia, dovendoci spesso confrontare con un modello femminile che ha eliminato alla radice ogni idea di stile, di eleganza, di dignità. È paradossale, e in qualche modo anche insultante, che in questa situazione il maschio non abbia prodotto il suo scatto di orgoglio, sottraendosi a un rapporto che perdeva via via particelle di decoro per approdare nello stagno maleodorante della convenienza.

Certo, con i maschi che circolano, anche per le donne rimanere incrollabilmente ancorate a una sottile percezione di eleganza (interiore ed esteriore) non dev’essere poi così semplice, ma insomma c’è sempre la speranza che la profondità del gentil sesso, decisamente superiore a quella dei maschi, supplisca a una dolorosa condizione generale. Senza avvitarsi in quella brutta bestia che è la nostalgia, dobbiamo rimarcare che vanno decisamente assottigliandosi quei gesti carichi di leggerezza, ancorché ultrasnob, che indicavano, senza pietà, la presenza di una donna affascinante, gesti che agli occhi degli uomini rimanevano sospesi tra l’incredibile e lo straordinario, gesti che ripetuti da persone di molto minor fascino potevano essere scambiate per autentiche pacchianate. Uno, il più banale: entrare in una casa insieme a un uomo e lanciare lontano le ballerine (o anche le scarpe col tacco, ma qui entriamo in un territorio delicatissimo).

Questa differenza, che sarebbe da irresponsabili definire impercettibile, si avverte – e tutta – nel video travolgente che qui certamente apprezzerete. Si nota una giornalista del Tg1, strappata alla conduzione notturna del telegiornale e approdata, chissà come, alla rubrica motori, tessere le inevitabile lodi di una meravigliosa Ferrari. Noi, signori forse un filo antichi, avremmo più apprezzato il nostro, vecchio, caro Mario Poltronieri, ma capiamo perfettamente il fascino di una bionda alla guida del bolide. In una condizione del genere, il rischio di produrre un’autentica tamarrata è luminoso quanto la capacità del mezzo di filare a 300 chilometri all’ora. E infatti, la signorina Grimaldi, questo il cognome della giornalista, infila poderosamente la galleria del vento, evoluendo sulla capacità della «Rossa» di volare – racconta incredula la nostra Francesca – «senza rovinare la permanente, un vero vantaggio per molte di noi, che potrebbe valere da solo il prezzo di questa macchina».

Dire straordinario è poco. Il web è impazzito di gioia e ha immediatamente accolto la signorina Grimaldi tra i suoi piccoli eroi di giornata. Molti hanno estratto i forconi, molti altri se lo ripromettono, per quell’accostamento così cheap in tempi economici così grami. Ma non è questo aspetto, anche se lo capiamo benissimo, che ci ha depressi. Piuttosto la totale mancanza di stile, di condizione umana, l’assenza di vera leggerezza, che avrebbe potuto sostenere quella frase così ridicola. Ci sarebbe voluta una Catherine Spaak ventenne, o la giovane Jane Birkin, giusto per fare due esempi. O per palati più aggressivi, la Sharon Stone di Basic Instinct. Insomma, donne che noi umani non possiamo neanche immaginare.

Ps.: il termine «permanente», per dire dell’acconciatura di una donna fresca di parrucchiere, l’ultima volta l’avevo sentita da mia zia Letizia, anni 75.

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