TUNISI – I primi numeri del voto in Tunisia arriveranno già questa sera, ma quelli ufficiali non si avranno prima di domani. L’affluenza alle urne è stata molto alta e i risultati del partito di Gannouchi sembrano confermare finora i sondaggi che lo davano in testa. Il conteggio delle schede è cominciato ieri sera, subito dopo la chiusura delle urne. Nella scuola superiore per il commercio di Rue De Marseille ha funzionato così.
Sono da poco passate le 20.30, ora locale, quando nel seggio della circoscrizione Tunisi 1 a pochi passi dal centro comincia lo spoglio. Le schede sono fogli quadrati 50×50, e riportano 79 liste, con nomi e simboli. Il lavoro preliminare è durato più di un’ora, perché dalla fine del voto c’è stato il conteggio e la sistemazione dei documenti sui banchi di legno nelle aule di questo istituto commerciale. Alle pareti sono stati affissi dei cartelloni con i numeri progressivi indicanti i partiti in lizza, con accanto file di riquadri in cui crociare manualmente le preferenze ottenute. Le prove tecniche di democrazia partono da qui, ben prima della costituzione dell’assemblea, senza osservatori internazionali, almeno in questo seggio, e muniti solo di carta e penna. Ai giornalisti, pochi e per la stragrande maggioranza locali, è consentito seguire le operazioni, seduti di fronte allo scrutatore che apre le schede e pronuncia il numero della lista. 74, è il primo e quello che sarà ripetuto per 98 volte, solo in questo spoglio. E’ Ennhada, come da previsione in testa.
Ettakatol, il primo cartello di opposizione al partito islamico della Rinascita alla fine prenderà 69 preferenze, il Partito Democratico Progressista 31.
La maggior parte delle formazioni resta senza preferenze, alcuni ne ricevono solo una. Si va avanti per ore fra una pausa e l’altra, con lo scrutatore che chiede consiglio alla stampa quando le schede presentano qualche segno di troppo, o fuori posto: a fine nottata ne annullerà 5. Dopo un’ora le operazioni di conteggio diventano due, nella stessa stanza. Qualche giornalista si sposta davanti all’altro banco, e diventa di fatto osservatore. Ismail è lo scrutatore più anziano, in mezzo ad alcuni giovani. E’ un direttore d’albergo che prima di tornare a Tunisi ha lavorato in Italia, negli Stati Uniti, a Dubai. E’ ottimista, anche se quando apre le schede e legge la preferenza di fianco ad Ennahda non riesce a trattenere il sorriso. “Anche la democrazia ha bisogno di formazione – dice – si deve imparare. E’ per questo che tanti comunque hanno votato il partito islamico, perché è l’unica cosa che conoscono. Per lo stesso motivo si sono presentate così tante formazioni, succede sempre nei paesi che hanno vissuto così a lungo sotto dittatura. Si reagisce così, ma un passo dopo l’altro miglioreremo”.
Ismail insomma non ha paura di una radicalizzazione dell’assemblea. Perché intanto il primo passo era conquistare lo strumento del voto, “dopo una rivoluzione che – assicura – è stata spontanea e non pilotata da nessuno”.
Le cose da imparare in effetti sono tante. Fra verbali e conteggi le schede votate restano per ore in una scatola di plastica in cortile. Mentre da altri seggi arrivano notizie di chiusure anticipate come qui dicono sia accaduto a Monastir, dove alle 17.30 non arrivava più nessuno e hanno cominciato lo spoglio. La democrazia si costruisce anche così, raffinando pian piano una macchina che prima non c’era e che ora sta nascendo. E per i tunisini, finora, è una prova superata.