Ancora una volta, il governo di Silvio Berlusconi l’ha spuntata. Fiducia accordata, come previsto. Ma, se il 14 dicembre scorso “l’eroe” dell’esecutivo era stato Domenico Scilipoti, in questa tornata è toccato ai Radicali. In verità, il loro voto è stato contrario alla fiducia. Però, presentandosi in aula alla prima chiamata, hanno spezzato il fronte dell’opposizione, che aveva deciso di puntare sul non raggiungimento del numero legale. In ogni caso, il voto radicale è stato ininfluente: al termine della chiamata Berlusconi era già a quota 315, con 7 voti contrari. Insomma, avrebbe vinto lo stesso. Quello che resta, è (un’altra) spaccatura nel fronte dell’opposizione. Ne parla Rita Bernardini
Onorevole Rita Bernardini, cosa è successo oggi in Parlamento? Non l’ho capito bene.
Cosa vuole che sia successo? Semplice: quello che avevamo già annunciato ieri. Cioè abbiamo votato contro la fiducia a Silvio Berlusconi. Noi lo avevamo detto. Nessuna sorpresa, direi.
Be’, dipende dai punti di vista. Berlusconi, alla fine, è riuscito ad avere i numeri sufficienti.
Si vede che anche questa volta si sono sbagliati.
Chi?
Quelli che pensavano, e pensano ancora, di poter cambiare le cose in Parlamento in questo modo. Come si vede, non funziona.
Stavolta, però, il gioco era un poco diverso. Non si puntava sul no, ma sul numero legale, per mettere in difficoltà il governo e aprire un fronte su Napolitano.
Il gioco, ha detto?
Sì, la strategia. Insomma, si voleva agire così.
Eh, la strategia, il gioco. E ha visto? Queste cose non sono servite a niente: anzi, sono dannose perché ricompattano la maggioranza. Berlusconi rischia di cadere? Tutta la destra torna unita. Per un giorno, sia chiaro. Quando si tratta di discutere le leggi, il governo va sotto, e tante volte.
Sì, voi però avete votato. Avete spezzato il fronte perché non avete puntato sul numero legale.
Non abbiamo spezzato nessun fronte. In primo luogo, perché noi siamo autosospesi dal maggio 2010. E poi perché avevamo chiarito ieri che noi non avremmo fatto nessun calcolo. Pura coerenza. Ora arrivano accuse che mi addolorano. Ad esempio, Franceschini avrebbe detto “non ho idea di come voteranno i Radicali”. Ma come? Eppure noi lo avevamo dichiarato a chiare lettere.
Alla fine la vittoria di Berlusconi non è dipesa da voi. Ma voi, con il vostro gesto, lo avreste salvato.
Ma no. Noi abbiamo votato contro. L’ho detto: contro. Queste strategie, o giochi, come li chiama lei, non servono a nulla. Noi facciamo altri ragionamenti.
Sì, ma quali?
Semplice. Ci siamo dati una linea ieri, e la seguiamo. Quelli che oggi ci accusano, pensino a un po’ a tutti i loro deputati che hanno saltato lo steccato nei momenti decisivi. Dal Pd, dall’Italia dei Valori. Una dimostrazione di quanto siano bravi nel tenere compatte le posizioni, o di convincere i loro stessi rappresentanti.
Sì, ma..
Noi, invece, abbiamo sempre votato contro, ogni volta. Vogliono fare i calcoli? Li facciano, ma li facciano bene, e non diano la colpa agli altri.
Però ora non c’è più nemmeno compattezza contro Berlusconi.
Non mi faccia ripetere quello che ho detto. Piuttosto, lo sa che sono in sciopero della fame da 30 giorni? Protesto contro la disumanità delle carceri e i problemi, enormi della nostra giustizia. Sono questioni, come la legalità, che a noi stanno a cuore. E né la destra, né la sinistra le ascolta. Eppure anche il Presidente della Repubblica ha ricordato che quella delle carceri è un’emergenza. Lei ricorda qualcuno che ha detto o fatto qualcosa? Silenzio assoluto.
E per questo vi siete distaccati…
Noi seguiamo la nostra linea, con i nostri obiettivi.
Sì, ma questa poteva essere la volta buona per mettere in difficoltà il governo.
Dice? Non lo è stata, come si è visto. Anche con i nostri no, e tutte le strategie, Berlusconi ha tenuto. Ma si sa, queste cose non servono.
Prima o poi, però, Berlusconi finirà. Forse. Voi con chi andrete?
Eh, vedremo, vedremo..
Dipende da?
Mi sembra ovvio: dai nostri obiettivi.Sono le cose che ci importano davvero. Carceri e giustizia. Andremo con chi li accoglierà. Come sempre: senza strategie, né giochi.