Così ha deciso Obama. Il presidente americano ha nominato lo scorso 5 ottobre un nuovo membro per la commissione parlamentare per l’educazione degli ispanici. E chi è? Shakira. Proprio lei, la «cantante colombiana vincitrice di Grammy, cantautrice, produttrice e ballerina», come recita il comunicato ufficiale della Casa Bianca.
Ma subito sorge un dubbio: che ne capisce Shakira di bambini e istruzione? Molto, a quanto pare. Perché da tempo «è coinvolta in una serie di iniziative educative globali». Ad esempio, «ha fondato la Barefoot Foundation nel 1995», un istituto che si occupa di progetti educativi per le scuole colombiane, sudafricane e haitiane e che «nutre e istruisce circa 6.000 bambini». E poi, nel 2010, ha collaborato «con la World Bank e la Barefoot Foundation» in un’altra iniziativa a favore dei bambini latinoamericani.
E altro ancora, in un lungo curriculum che comprende anche Solidarity Action, un’unione di artisti e uomini d’impresa sensibili alle politiche per i minori, e lo United Nations International Children Emergency Fund, dove la cantante ha il ruolo di Goodwill Ambassador. In tutto questo, oltre a tour e concerti, ha trovato anche il tempo di un endorsement, nel 2008, per la campagna presidenziale dello stesso Barack Obama. Che ora, sarà un caso, ne sta cominciando un’altra. Stavolta anche più difficile. E proprio per questo il voto dei latini (che da un po’ di tempo Obama sta cercando di blandire) sarà decisivo.
La voce, in realtà, girava da un po’. Almeno da lunedì dopo un incontro della cantante e del presidente. Ora la nomina è ufficiale. Insieme a Shakira, nella Commissione presidenziale per l’eccellenza dell’educazione degli ispanoamericani, figurano anche i nomi di Nancy Navarro, Adriàn Pedroza e Kent P. Scribner. Tutte persone da tempo impegnate nel campo dell’istruzione e in progetti per minori, ma certo meno famose della Persona dell’anno 2011, almeno secondo il parere della Latin Recording Academy. A lei, la diva di Barranquilla, adesso, spetterà seguire gli 11 milioni di studenti ispano-americani nelle scuole elementari e secondarie d’America, tra i quali solo metà riesce a raggiungere un diploma in tempo. E solo il 13% di loro ha una laurea di primo livello. Un’impresa non da poco. Ma andrà fatta. This time for Obama.