A Milano serve una Commissione Comunale Antimafia. Due anni dopo l’affossamento di una medesima commissione avvenuto a opera della maggioranza guidata da Letizia Moratti, il Comune di Milano ci riprova con Giuliano Pisapia sindaco. A chiederlo è, prima di tutto, il programma di governo della città (pagina 25), e ancora più a gran voce una buona fetta della cittadinanza meneghina, che, dopo gli arresti della maxi-operazione anti ‘ndrangheta ‘Infinito-Crimine’ scivolata sull’asse Reggio Calabria-Milano, si è mostrata sempre più sensibile al tema. In più ci sono gli appalti di Expo 2015, piatto su cui le mafie in trasferta al nord hanno già strizzato l’occhio. Si è fatta così più stringente la necessità di avere uno strumento in grado di agire preventivamente, per evitare infiltrazioni e condizionamenti mafiosi.
LA PROMESSA – In campagna elettorale Giuliano Pisapia aveva promesso l’istituzione della Commissione Comunale Antimafia a un mese dalle elezioni dello scorso maggio. A oggi, di ufficiale, non si è visto ancora nulla, ma fonti vicine al sindaco garantiscono che la cosa è fatta, anche per chiudere la schizofrenica discussione delle passate settimane.
Già, perchè nelle scorse settimane gli elementi di discordia non sono mancati, sul punto e la maggioranza di governo guidata da Giuliano Pisapia si è divisa più volte. Per calmare le acque l’assessore con delega a Expo 2015, Stefano Boeri dichiara che «La commissione si farà. Vi è al massimo un elemento di confusione, di disorientamento o di protezione corporativa dell’anima del consiglio». Le posizioni in seno alla maggioranza erano sostanzialmente due: una sosteneva la necessità di avere una commissione mista, composta sia da consiglieri comunali, sia da esperti e studiosi del tema, come fu il Comitato Smuraglia dei primi anni ’90. Idea, questa, portata avanti dal sociologo Nando Dalla Chiesa, che fu parte di quel Comitato. Dall’altra parte, una corrente, che negli ambienti milanesi è stata definita “Gentiliana”, perché proposta dal Presidente del coordinamento antimafia amministratori del PD David Gentili, che auspica una commissione di soli consiglieri comunali. Una frizione non da poco e su un tema estremamente delicato per quella maggioranza intenzionata a “cambiare il vento”.
Le posizioni in campo diverse. Secondo Dalla Chiesa è importante avere una commissione mista, prima di tutto per la «difficoltà nel reperire un numero sufficiente di persone competenti sul tema all’interno del solo consiglio» e poi «per evitare di portare nell’Antimafia il gioco degli equilibri e degli scambi politici». Lo stesso Dalla Chiesa è duro nei confronti della coalizione della maggioranza e non manca di far notare «il consiglio comunale di Milano sta scrivendo una brutta pagina con le dichiarazioni di autosufficienza fatte in questi giorni, senza volere l’aiuto di nessuno».
A non volere «l’aiuto di nessuno», per citare Dalla Chiesa, è la proposta di David Gentili. Per il Presidente del coordinamento antimafia amministratori del PD «serve una commissione che non faccia relazioni, ma che voti atti, provvedimenti e protocolli, inoltre – prosegue Gentili – avendo i voti è giusto che in commissione ci stiano dei consiglieri comunali».
Tra i due fuochi si è trovato a intervenire il Presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo, che nel corso di un incontro organizzato dalle associazioni Stampo Antimafioso, Qui Milano Libera e Le Girandole, alla Casa della Cultura in Piazza San Babila lo scorso 8 settembre rivela «rifarei un Comitato Smuragli a occhi chiusi, ma oggi una proposta simile prenderebbe in maggioranza cinque o sei voti. Però – specifica Rizzo – se dobbiamo fare una commissione interamente di consiglieri meglio non farla».
IL COMPROMESSO – E’ intervenuto sul punto anche il sindaco Giuliano Pisapia, il quale sembra aver sistemato le carte in tavola, almeno tra la maggioranza, e raggiunto un compromesso risolutore. La decisione, ormai data per definitiva, sembrerebbe quella di fare una commissione interamente composta da consilieri comunali e un’altra di supporto con un team di esperti come Umberto Ambrosoli, Luca Beltrami Gadola, Nando dalla Chiesa, Maurizio Grigo, Giuliano Turone e in un secondo momento, causa impegni professionali, anche Gherardo Colombo.
Nei prossimi giorni la proposta della Commissione Comunale Antimafia per Milano andrà ai voti davanti all’assemblea. In quella sede Pisapia dovrà spiegare i compiti delle due commissioni «per evitare confusione e sovrapposizione dei ruoli», come ha precisato il vice presidente del consiglio comunale Riccardo De Corato.
La partita però è ancora da chiudere. Infatti oltre ai dissapori interni, Pisapia dovrà fare i conti anche con l’opposizione che ha già parlato di “commissione vetrina” e probabilmente accontentare anche la rappresentanza della stessa opposizione in commissione. Se il compromesso sarà accettato e la maggioranza compatta la questione arriverà a Palazzo Marino nei prossimi giorni. In caso contrario Milano dovrà ancora attendere per avere una commissione comunale antimafia, che riesca a compiere atti e fatti di prevenzione nei confronti della criminalità organizzata che entra sempre più nelle maglie della capitale economica d’Italia. Capitale economica che contro le mafie necessita di tutto tranne che di divisioni politiche e di opportunità.
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