Manca poco al termine della corsa le urne per il ballottaggio finale alle elezioni primarie dei socialisti francesi sono aperte da stamane. Ma l’unica sorpresa di queste primarie, apertamente ispirate al modello italiano del Partito Democratico (con voto aperto a tutti, anche ai non iscritti) non riguarda né Martine Aubry, che ha preso il 31% delle preferenze, né François Hollande, il favorito, che ha preso il 39%. Dietro di loro, con un inaspettato 17%, c’è Arnaud Montebourg, l’enfant prodige dalla lingua tagliente, che si gusta il piacere di essere il vero anello della bilancia delle prossime votazioni. Ora che la musica è cambiata.
Già. Prima, nei giorni passati, il vero compito degli elettori del Ps era di capire bene cosa differenziasse i due contendenti. Anche se il Ps è noto per la sua litigiosità, i programmi erano (quasi) una fotocopia. La Aubry sosteneva che «avrebbe portato cambiamento», mentre Hollande, dal canto suo, replicava di essere «il candidato del cambiamento». Lei allora sosteneva che avrebbe pensato «mattino pomeriggio e sera all’occupazione». Lui metteva «il lavoro al centro di tutto». E rilanciava, ad esempio sul fisco, con «una riforma equa su rendite, che non distingua l’origine della ricchezza e che ripristini la progressività». Niente di diverso dal programma di lei, che prevede«una profonda riforma della fiscalità, in nome della giustizia e dell’equità». Pari, uguali. L’armonia tra i due programmi era quasi celestiale: a tratti sconfinava nell’identità.
Ma poi è arrivato Arnaud Montebourg, l’enfant terrible di 48 anni, imprevedibile e dalla lingua tagliente. Ha scalato a sorpresa le preferenze dei socialisti francesi, prendendo il 17%. Doveva arrivare al 5%, secondo le previsioni. Ha scompaginato le carte delle primarie, eliminando Ségolène Royal (forse per sempre) e rimettendo tutto in gioco, anche le posizioni dei due candidati principali. Il suo programma mescola insieme anti-globalismo, anti-capitalismo e un forte rispetto per François Mitterrand accompagnato a una certa diffidenza per le banche.
Sogna una sesta repubblica, ma viene accusato di essere un aristocratico. Tanto da tenere nascosto il “de” tra Arnaud e Montebourg. Ma lui dice di essere tutt’altro: di antiche origini berbere, (con il nonno materno algerino poi arruolato nell’esercito francese) discende anche da una famiglia di macellai. Occhi blu (che esalta con abiti e cravatte), stile elegante, si accompagna a Audrey Pulvar, giornalista martinicana celebre in Francia. Alla passione per la tutela dei lavoratori assomma un no alla Costituzione Europea, simpatia per gli indignados e odio per i reality. Ma in politica ha grande ambizione, e in passato screzi sia con Holland, (accusato di essere l’unico difetto della Royal) sia con la Aubry, considerata vicina al “gangsterismo”.
Ma ora? Con la forza del suo 17% ha costretto i due leader a un’improvvisa sterzata. Nella lettera aperta pubblicata sul suo blog indica, punto per punto, le questioni più importanti dal suo punto di vista. E i due stanno ad ascoltare.
Secondo Montebourg, ad esempio, occorre una ripresa forte del controllo nazionale delle banche. «Giusto», dichiara Hollande. «Quelle banche che hanno concesso prestiti alla Grecia devono prendersi carico delle perdite, in quanto non sono state attente». E quelle che ne hanno tratto profitto, «devono aiutare quelle che sono in difficoltà». Così Montebourg sarà contento, avrà pensato.
Un ragionamento che ha funzionato. Montebourg ha confessato che voterà per lui «Voglio sconfiggere Sarkozy», ha detto. Però, sottolinea, non è un suggerimento per i suoi. Che votino secondo la propria coscienza. Secondo alcuni, gran parte dei suoi voti sono stati rubati alla Royal, che è stata sconfitta, e alla Aubry, che ha raggiunto solo il 31%. Ma il testa a testa tra i due contendenti non è ancora finito.
Martine Aubry ha passato le ultime giornate a contrattaccare: «È evidente che sia io la sola persona che può battere Sarkozy nel 2012», ha detto nell’ultimo incontro televisivo di mercoledì. «Ho più esperienza di Holland. Per diventare Presidente l’esperienza conta. Contro questa destra dura, ci vuole una sinistra dura. Per rimettere in ordine le banche, attuare una rivoluzione verde e uscire dal nucleare». Hollande non si era scomposto. «Non voglio una sinistra dura», ha detto. Meglio una «sinistra solida», per viaggiare uniti contro l’Ump. Solida contro dura. Unita contro divisa. Sono i dilemmi della sinistra francese che spaccano il Ps.
Si sa, la divisione tra i socialisti è manna per i loro avversari. Se c’è, gli uomini di Sarkozy sanno bene cosa fare: alimentarla. Proprio l’altro ieri l’Ump rilancia contro l’avversario più temuto «Hollande? È il candidato del nulla» avrebbe detto Jean-François Copé, segretario generale del partito di Sarkozy «è il minimo comune denominatore, è la cosa che non da fastidio a nessuno. Non ha mai assunto posizioni su niente. Non c’è una proposta. Non tira fuori un’idea da dieci anni». Forse è vero, ma sono i veleni tipici della politica: si sa a cosa servono, e nemmeno questi stupiscono più.
Anche perché, da quest’estate in poi, tra accuse e attacchi, revisioni e sterzate a sinistra, l’unica vera sorpresa rimasta nella corsa fino a domenica prossima, è lui, Arnaud Montebourg, l’enfant prodige, l’enfant terrible dagli occhi blu, l’amore per Mitterrand e l’ostilità alle banche. Lui ride e decide mentre resta a guardare, sfregandosi tra le mani il suo 17%.