Vedere il contratto di affitto? Quasi una mission impossible a Milano se sei uno studente. Chi cerca una stanza o un posto letto vicino alle università, molto difficilmente riuscirà a regolarizzare la sua posizione. Specie se l’appartamento è già occupato da altri studenti. I quali, molto spesso, una volta registrato il contratto con il proprietario passano immediatamente a subaffittare le stanze in eccesso, cercando così di calmierare i prezzi esorbitanti degli alloggi. Nel mese clou di settembre per la ricerca di un alloggio, Linkiesta vi racconta cosa succede a Milano nei dintorni del polo universitario di Città Studi e Lambrate per cercare una stanza in affitto. In questo periodo che ricominciano le lezioni universitarie, le bacheche straripano di annunci e offerte per stanze o posti letto. E spesso chi propone l’affitto non vuole mettere in regola il nuovo arrivato.
Sono due i casi più frequenti in cui ci si imbatte: o il contratto è assente, oppure è invisibile. Nel primo la proposta sconfina nell’illegalità: chi affitta non accenna al contratto e il malcapitato accetta la stanza o il posto letto in cambio di un prezzo leggermente più basso rispetto alla media. Ma chiede cauzione e mesi di anticipo, quasi si trattasse di una situazione in regola. Diritti zero per gli inquilini e soldi direttamente in tasca dei padroni di casa senza pagare un euro di tasse. E con la penuria di case e alloggi per studenti sono in molti a cedere alle regole del mercato.
Nel secondo invece un contratto esiste, eccome. Ma chi lo ha stipulato lo tiene segreto, gelosamente custodito. Secondo il detto del “chi prima arriva meglio alloggia”, chi offre la stanza comunica il prezzo allo studente senza che questi abbia alcuna conoscenza di come è stata stabilita la divisione delle spese. Oppure, il sospetto è lecito in assenza di prove, si ha la sensazione che chi già occupa l’appartamento conosca bene la disparità di trattamento che propone. E sulla quota singola metta un sovrapprezzo per pagare un canone decisamente più equo. Soltanto per lui, è ovvio. Se qualcuno indaga su che tipo di coinquilino debba fingere di essere, si sente rispondere: «Tu dì che sei un un ospite, che resti qui come un amico».
Situazioni limite, che descrivono tuttavia la giungla in cui gli universitari sono costretti a muoversi per trovare un’alloggio dignitoso e non troppo lontano dall’università. Da una ricerca effettuata dal sindacato degli inquilini Sunia (datata settembre 2009) sulla situazione degli studenti universitari, il 30% dei ragazzi italiani si sposta fuori provincia dopo le scuole superiori. Milano e Roma guidano la classifica delle città più care d’Italia, con prezzi che variano da un minino di 300 euro per posto letto ad un massimo di 700 per una camera singola. Ma anche a Firenze si può arrivare a 650 euro per stanza e appartamenti con quattro stanze a più di 3.000 euro.
Anche nei centri minori i problemi sono sempre gli stessi: «Il quadro non muta di molto se ci spostiamo in città medie – scrive Sunia nel report – dove la forte domanda da parte di studenti ha notevolmente deformato il mercato, economicamente e socialmente: i proprietari riescono a praticare alti canoni affittando un alloggio a più studenti, fenomeno che innesca un processo di aumento generalizzato anche per i residenti, che finiscono per essere espulsi da intere zone urbane». A questo si aggiunge il fenomeno degli affitti maggiorati quando non sei italiano, in città come Perugia e Siena che ospitano le università per stranieri. Risultato? Un aumento del 25-30% in più rispetto ai coetanei nati in Italia.
E le violazioni, accertate anche dalla Guardia di Finanza, non si contano: affitto ad un titolare e tanti sub-affitti collegati, contratti di tipo libero non registrati senza alcun limite di canone, contratti transitori irregolari o intestati al genitore e non registrati, oppure in assoluto nero. Contratti non scritti con diritto al subentro di altri studenti negato al contraente e riservata, invece, al proprietario la possibilità di nuovi inserimenti spesso condizionati da richieste di aumento del canone. E ancora: imposizione di locazioni parziali con riserva fittizia di una stanza e delle chiavi da parte del proprietario per effettuare controlli indebiti, ricorso a prestazioni di agenzie immobiliari scelte dal proprietario (onerose per l’inquilino che spesso utilizzano contratti con clausole vessatorie), alloggi precari privi di dotazioni minime impiantistiche e di qualità e di ogni certificazione prevista, affitto di posti letto con violazione delle norme sugli affittacamere.
Così, se nel nostro Paese abitare è sempre più caro (negli ultimi dieci anni il canone è aumentato di circa il 150% secondo l’Istat) e gli studenti pagano il prezzo più alto della mancanza di controlli e cultura della legalità. Con il triste primato che in Italia i canoni dʼaffitto sono più alti d’Europa, spesso completamente esentasse.