La Croce Rossa Italiana, a differenza degli omologhi europei, è un ente pubblico che dovrebbe comunque attenersi a principi di indipendenza e neutralità. Scorrendo gli annali però scopriamo che l’ente ha avuto più commissari designati dall’esecutivo che presidenti eletti dalla “base” dei volontari.
Personale dipendente, civile e militare, lavora insieme ai volontari servendo la Croce Rossa per cause nobili, ma qualcuno negli anni ha deciso di servirsi di Croce Rossa anziché servirla. Così, dal lontano 2005, la Corte dei Conti non vede un bilancio firmato Croce Rossa Italiana. I dati ci restituiscono un ente in perennemente in rosso, senza una catalogazione delle risorse disponibili, con costi a volte esorbitanti, tanto da non essere più competitiva, un precariato alle stelle e una democrazia interna risicata, a volte inesistente.
Come funziona la Croce Rossa. L’organizzazione rientra nell’ampio novero di associazioni della Croce Rossa Internazionale. La storia dice che l’ente italiano nacque addirittura due mesi prima del comitato internazionale che prese origine dalla prima Convenzione di Ginevra del 1864. La Croce Rossa italiana è organizzata con una struttura piramidale, in cui a capo vi è il comitato centrale di Roma, con sede in via Toscana, per poi arrivare ai comitati regionali, provinciali e locali. I comitati lavorano tramite le convenzioni stipulate a livello locale, convenzioni a cui Croce Rossa partecipa al pari di altre associazioni private, ma con costi che col passare del tempo, sono diventati quasi insostenibili, il Commissario Straordinario Rocca parla anche del 30-40% in più, esprimendo una bassissima competitività con realtà più ’agili’ e meno complesse. L’ente si avvale di circa 145mila soci attivi sul territorio nazionale e di poco più di 4mila dipendenti, i quali si spostano con una “flotta” di 10mila mezzi a disposizione di volontari e dipendenti.
Cosa fa la Croce Rossa? Da statuto lo scopo è quello di fornire «l’assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto». Sono poi molteplici le attività svolte da Croce Rossa Italiana su tutto il territorio nazionale e internazionale. Si va dai servizi di pronto soccorso dei 118 alle operazioni di soccorso internazionale, passando per la presenza in centri di riabilitazione e ai soccorsi post-calamità, fino all’assistenza medica nei Centri di Identificazione ed Espulsione. L’ultimo report annuale di Croce Rossa Italiana (2010), illustrato, manco a dirlo, presso la sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri alla presenza del Sottosegretario Gianni Letta, impiega 82 pagine per mostrare tutte le attività di CRI. Alle dipendenze dell’ente un esercito di lavoratori civili e militari, ma anche un parco dirigenti ben nutrito e che ben si nutre. Far funzionare la Croce Rossa Italiana è un costo che alcune volte purtroppo non viene tradotto in benefici. Nel solo 2010 Croce Rossa italiana, ha incassato dai ministeri della Salute, della Difesa e dell’Economia e delle Finanze 179milioni di euro.
I numeri e i conti (in rosso). La Croce Rossa Italiana, sui cui vi è l’alto patronato della Presidenza della Repubblica e la vigilanza dei ministeri della Salute, della Difesa, dell’Economia e delle finanze, del Lavoro e delle Politiche Sociali, costa ai contribuenti circa 180milioni di euro l’anno. L’80% di quei 180milioni entrano nelle spese per il personale assunto, e gli stipendi dei soli dirigenti sono oltre il milione e mezzo di euro, senza contare i fondi per le ’missioni’ dei dirigenti.
Insomma “la Croce Rossa siamo noi” verrebbe da dire, ma come possiamo considerare come nostro un ente continuamente commissariato e dove i commissari sono assegnati dal governo? Negli ultimi 25 anni la Croce Rossa Italiana è stata commissariata per 17 e tutti i commissari che si sono susseguiti avevano lo stesso compito di risanamento del deficit. Obiettivo mai centrato, tanto è che da un documento interno, finito on-line lo scorso agosto il disavanzo totale di cassa di Croce Rossa conta circa 355 milioni di euro tra disavanzi già maturati e prospettici. La cifra più onerosa deriva da una anomala gestione del 118 in Sicilia tramite la società Si.Se. che costò, stando alla Corte dei Conti, un danno all’erario per 37 milioni di euro. La Corte ha chiamato in causa per la vicenda anche l’ex Presidente della Regione Totò Cuffaro in quanto i fatti contestati riguardano il periodo in cui ’Totò vasa vasa’ siedeva a capo della giunta regionale siciliana. L’attuale commissario straordinario, Francesco Rocca, siede al suo posto dal 2008 e l’ultima bozza di decreto legislativo sulla Croce Rossa, intende mantenerlo sulla sedia di commissario almeno fino al dicembre 2012.
Un’immagine tratta dall’Annual Report del 2010
Dal 2005 la Croce Rossa Italiana non presenta un bilancio certificato, l’unico strumento di trasparenza rimane il Report annuale che tuttavia non fornisce alcune informazioni praticamente fondamentali come l’intero inventario dei beni immobili in uso all’ente. Di questi sappiamo che circa 35milioni di euro di beni immobili a disposizione di Croce Rossa Italiana sono inutilizzati, e la stima va calcolata per difetto perchè l’ultimo inventario di questo tipo risale al 2008 e alcuni dei beni erano ancora da stimare per intero. Senza contare che Croce Rossa a livello immobiliare può fare affidamento su un patrimonio immobiliare nell’ordine dei miliardi di euro. Una questione complessa su cui pendono anche diverse interrogazioni parlamentari, ovviamente senza risposta, la maggior parte delle quali prese le mosse da una inchiesta del programma Report di Milena Gabanelli del dicembre 2010, che scatenò non poche polemiche sull’ente e sulla gestione ’allegra’ degli ultimi anni. Sulla situazione è stata avviata una indagine conoscitiva presso la Commissione Sanità del Senato della Repubblica, ma fino alla conclusione dell’indagine sul tema i componenti non si sbilanciano e aspettano «un quadro più chiaro della situazione».
Arriva la bozza per la privatizzazione. Probabilmente domani, o comunque entro la fine della prima settimana di novembre il Consiglio dei Ministri si occuperà anche di Croce Rossa. Sul tavolo dal Ministero della Salute dovrebbe arrivare la bozza del decreto legislativo che dovrebbe sancire la privatizzazione di Croce Rossa Italiana. Il tentativo di privatizzazione, che era sembrato più un blitz, era stato tentato nella manovra dello scorso luglio, ma la minaccia di mobilitazione dei sindacati dei lavoratori della CRI ha fatto rientrare il provvedimento. Linkiesta ha potuto visionare il testo della bozza. Sostanzialmente il provvedimento, così com’è, prevede che la privatizzazione sia dei Comitati locali e provinciali a partire dal 2012, mentre i Comitati nazionali e regionali dovrebbero continuare a gravitare nel pubblico, creando forse una situazione ancora più confusa della precedente.
Altra grana da risolvere è quella dei lavoratori precari di Croce Rossa, molti dei quali superano anche i dieci anni di servizio, dopo gli abusi, riconosciuti anche dalla Corte di Giustizia Europea, dei contratti a tempo determinato nella Pubblica Amministrazione e i continui rinvii delle stabilizzazioni. La bozza del decreto prevede che il personale di ruolo sia assorbito da altre amministrazioni, mentre verranno licenziati tutti gli altri, che potranno essere poi rimessi a contratto con la stipula delle convenzioni. Lo scorso 26 ottobre intanto è iniziata la mobilitazione unitaria di tutti i sindacati contro il provvedimento e per la stabilizzazione pubblica dei precari nei Comitati. Intanto precari e sindacati dichiarano irricevibile la bozza del decreto legislativo e chiedono al governo un incontro urgente per definire la situazione degli oltre 1.500 lavoratori precari dell’ente.
Un punto in particolare è poi riferito agli immobili, di cui entro sei mesi dall’approvazione del decreto, è obbligatorio stilare, da parte dei comitati, una ricognizione completa dei beni a disposizione. Segno evidente che una ricognizione attuale e completa, se ci si preoccupa di dare questa indicazione, non esiste. A questo parte dei beni nella disponibilità dei comitati verrebbero venduti per ripianare la situazione debitoria dell’ente.
Il piano di austerity per Croce Rossa riguarderà anche i finanziamenti: l’ente perderà il finanziamento pubblico che fino a ora gli spettava e potrà accedere solo al fondo previsto per le associazioni di volontariato. I comitati periferici dovrebbero quindi entrare nelle liste per la ricezione del 5×1000, liste a cui Croce Rossa Italiana, come ente pubblico non poteva accedere. Al suo posto per un altro anno rimarrà il commissario straordinario Francesco Rocca, che spiegando la bozza si era prodigato nel difenderla perché avrebbe finalmente permesso di eleggere un presidente dalla base dei volontari. Forse in futuro, ma non nel 2012. Rocca rimarrà alla guida di Croce Rossa Italiana per il quarto anno consecutivo da Commissario straordinario.
Il commissario straordinario replica. Alle polemiche risponde il Commissario Straordinario Francesco Rocca con un video pubblicato sul sito internet della Croce Rossa Italiana. Rocca definisce questa bozza la «base per la grande riforma della Croce Rossa Italiana per restituire l’indipendenza alla Croce Rossa, cioè ridare all’ente una struttura organizzativa per permettere ai volontari di camminare con le loro gambe». Sulla privatizzazione dei comitati locali il Commissario Straordinario mette un freno alle «mistificazioni», di chi dice di una Croce Rossa svenduta ai privati. Per Rocca accade che i «proprietari dei comitati saranno i volontari». Sul punto lavoratori, l’intento, a quanto dice sempre Rocca è quello di salvaguardare tutti i dipendenti di Croce Rossa «anche con un contratto collettivo per i dipendenti all’interno dei comitati». Per Rocca questa è una «riforma vitale per la sopravvivenza di Croce Rossa Italiana».
Saranno mesi convulsi per la Croce Rossa Italiana, e se Rocca comunica via internet dovranno fare attenzione a farlo dipendenti e volontari: Il codice etico è chiaro chi «esprimerà giudizi denigratori potrà subire provvedimenti disciplinari». Il caso del Maresciallo della Croce Rossa Vincenzo Lo Zito, che denunciò alcuni presunti illeciti amministrativi del Comitato Abruzzo, presieduto da Maria Teresa Letta, sorella di Gianni, insegna. Per lui da quella denuncia arrivata anche in Rete grazie al blog del maresciallo una girandola di trasferimenti e provvedimenti disciplinari.