COSENZA – «Qui la ‘ndrangheta non entra, il Comune ripudia la mafia in ogni sua forma». Si può nel 2011 non essere d’accordo con una frase del genere? Certo che si può e si può anche cercare di impedire l’affissione pubblica di una targa così intitolata. E’ successo a San Donato di Ninea (Cosenza), dove l’opposizione di centrosinistra ha votato contro l’ordine del giorno presentato in consiglio comunale dalla maggioranza, che prevedeva l’apposizione della targa anti-‘ndrangheta all’ingresso del comune.
La vicenda è un po’ più articolata di quanto possa apparire e va subito detto e scritto che l’ordine del giorno è stato approvato e che la targa verrà apposta dove previsto. Tuttavia l’opposizione non ci sta ad apparire come fiancheggiatrice della ‘ndrangheta o addirittura contigua ad essa, come spiega a Linkiesta Antonio Sparano, uno dei tre consiglieri d’opposizione. «Come testimonia anche il verbale della seduta, da consiglieri di minoranza abbiamo più volte chiesto di spostare la sede fatiscente del comune in un nuovo edificio e intitolare lo stesso a Falcone e Borsellino, a testimonianza dei valori in cui crediamo», spiega al telefono il consigliere di centrosinistra.
Ma allora perché votare contro l’affissione di una targa che, sebbene potrebbe apparire retorica nel suo messaggio, acquisterebbe allo stesso tempo anche un importante valore simbolico? «Da quando non ci è stato concesso un consiglio comunale straordinario, che avevamo chiesto relativamente ai fatti successivi all’elezione del sindaco De Rose, noi tre consiglieri di minoranza abbiamo deciso di votare contro qualsiasi odg presentato dalla maggioranza», replica Sparano.
Cos’è quindi successo di così importante, dopo le elezioni del maggio scorso vinte dalla lista guidata da Francesco De Rose? La lista “San Donato Nel Cuore” vince le elezioni comunali nel maggio 2011 per un solo voto in più rispetto alla lista “Rinascita sandonatese”, esattamente con 519 voti contro 518. Dopodichè un gruppo di cittadini presenta un esposto contro il risultato delle elezioni, ma il Tar dà ragione al sindaco tuttora in carica. «L’opposizione quindi chiede che si tenga un consiglio comunale per spiegare alla popolazione la pronuncia dell’organo giudiziario e per riappacificare il clima in paese, dopo le polemiche successive alla tornata elettorale», continua Sparano.
Ma la seduta non viene concessa e da qui comincia l’ostruzionismo della minoranza, che vota contro ogni provvedimento proposto in consiglio dalla controparte, inclusa la proposta di affissione della targa anti-’ndrangheta. Contattato da Linkiesta il sindaco di San Donato di Ninea conferma tutto: «L’opposizione di centrosinistra ritiene illegittima la mia elezione, nonostante il parere a me favorevole del Tar. Perciò – continua il sindaco De Rose – ha deciso di votare contro ogni nostro provvedimento in sede di consiglio».
«Da questo rifiuto pregiudiziale e annunciato, nasce il voto contrario dei tre consiglieri di centrosinistra alla nostra proposta di apporre la targa all’ingresso del palazzo comunale, inoltre – conclude il sindaco – a loro giudizio la targa non serve a nulla, dal momento che in regione abbiamo dei consiglieri indagati per mafia». Quest’ultima affermazione del sindaco non trova riscontro nelle parole del consigliere Sparano, il quale ci tiene a precisare «di non aver mai nominato in consiglio comunale né la regione, né i suoi consiglieri».
Tutto è bene ciò che finisce bene e come già scritto in precedenza, l’ordine del giorno della maggioranza è stato approvato e la targa verrà apposta il giorno 4 Novembre alle ore 15.30, alla presenza delle maggiori autorità amministrative, giudiziarie e religiose della provincia. Tuttavia non può restare inevasa una semplice domanda: può una pratica politica di ostruzionismo consiliare essere ritenuta più importante della lotta alla ‘ndrangheta, seppur per una volta promossa non attraverso arresti e condanne, ma con l’affissione di una targa dall’indiscutibile valore civile?