La capacità fiscale di un territorio dipende dalla base imponibile esistente; per ciascun tributo locale essa può essere approssimata dal cosiddetto gettito teorico, che si ricava applicando un’aliquota uniforme a livello nazionale alla base imponibile locale (la linea corrispondente a 100 nell’infografica). L’utilizzo della leva fiscale dipende invece dalle scelte degli enti, che possono esercitare la loro autonomia impositiva variando l’aliquota dell’imposta e introducendo deduzioni e detrazioni; una misura dell’utilizzo della leva si ottiene rapportando il gettito effettivo a quello teorico (sforzo fiscale).
La capacità fiscale proveniente dall’Ici nel 2008 (ultimo anno di applicazione anche alle prime case) evidenzia, in media – così come quella complessiva – livelli significativamente più elevati nel Centro Nord del Paese, rispecchiando la forte concentrazione delle basi imponibili. Nel 2008, a livello complessivo (Ici, addizionale Irpef, imposta sulla pubblicità e le pubbliche affissioni e imposta sull’occupazione di spazi e aree pubbliche:Tosap e Cosap) i Comuni della Basilicata avevano una capacità fiscale pari a un terzo di quelli della Liguria e quasi a un quarto di quelli della Valle d’Aosta. La capacità fiscale dei Comuni di maggiore dimensione demografica supera in media quella dei Comuni più piccoli. Proprio a causa soprattutto dell’Ici e, in particolare, per il fatto che essa grava esclusivamente sulle seconde case e sulle strutture produttive, la parte predominante della variabilità è riconducibile a differenze all’interno delle singole regioni piuttosto che fra regioni (rispettivamente, il 79,2 e il 20,8 per cento). Tale variabilità, fortemente influenzata dalle posizioni più estreme all’interno delle singole distribuzioni regionali, lascia ampi margini alla perequazione infra-regionale contemplata dalla legge 5 maggio 2009 n. 42.
Esiste una correlazione di segno negativo anche se molto bassa tra capacità fiscale e sforzo fiscale, calcolata separatamente per i Comuni appartenenti alle Regioni a statuto ordinario e per quelli delle Regioni a statuto speciale (rispettivamente -0,043 e -0,021 per cento); il segno negativo sembra suggerire che maggiore è la base imponibile a disposizione degli enti, minore è il loro utilizzo della leva fiscale. Lo sforzo fiscale è minimo nei Comuni appartenenti alle Regioni a statuto speciale, specie del Nord, beneficiari di rilevanti trasferimenti dagli altri livelli di governo. Nelle altre aree del Paese tende a presentare i livelli massimi nei Comuni turistici o caratterizzati da una forte presenza di seconde case e da importanti strutture produttive. La tassazione delle seconde case, e l’introduzione (facoltativa) dell’imposta di soggiorno, aumentano il rischio di fenomeni di esportazione dell’onere dell’imposta che tendono ad affievolire la responsabilità degli amministratori. In generale lo sforzo fiscale è più elevato nelle regioni del Centro Sud rispetto a quelle del Nord. Nella fase transitoria prevista dal nuovo impianto federalista, e in parte anche in futuro, rimarrà cruciale l’assetto delle entrate proprie che è stato delineato negli anni scorsi con le sue sperequazioni e differenziazioni territoriali. Le divaricazioni delle capacità fiscali tra Nord e Sud, tra Comuni grandi e piccoli, turistici e non, sono di entità tale che, influenzando i fabbisogni finanziari netti degli enti, si rispecchieranno inevitabilmente anche nell’utilizzo dei fondi perequativi.
Il gettito dell’Ici rappresentava nel 2008 il 50,0 per cento delle entrate tributarie comunali. Nel 2008 è entrata in vigore l’esenzione dall’Ici delle unità immobiliari adibite ad abitazione principale, che aveva comportato, tra il 2007 e il 2008, una diminuzione della base imponibile Ici di quasi il 36 per cento e una caduta nella capacità fiscale degli enti di oltre il 22 per cento. La ricostruzione della capacità fiscale e dello sforzo fiscale relativi all’Ici ha richiesto un complesso trattamento preliminare dei dati, sia con riferimento alla base imponibile, sia con riferimento al gettito effettivo. In particolare, le basi imponibili dell’Ici a livello comunale sono stimate sulla base di dati aggregati a livello provinciale. I dati di origine catastale, inoltre, non tengono conto di fenomeni di evasione che sembrano interessare anche questo tributo: secondo l’Agenzia del territorio la sovrapposizione di foto aeree con le mappe catastali avrebbe portato all’individuazione, tra il 2007 e il 2010, di circa 2 milioni di particelle catastali su cui insistono immobili non dichiarati al catasto (cfr. Audizione parlamentare dell’Agenzia del territorio del 1° dicembre 2010).
La capacità fiscale presenta nel 2008 una distribuzione territoriale che rispecchia quella delle basi imponibili, fortemente concentrate nel Centro Nord del Paese e, in particolare, in Valle d’Aosta, Liguria, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana e Lazio. I Comuni più “ricchi” (i valdostani) possiedono una capacità fiscale pro capite quattro volte più grande di quelli della regione più “povera” (la Basilicata); in quasi tutte le aree del Paese i Comuni più grandi (oltre i 60 mila abitanti) hanno una capacità fiscale, in media, superiore del 40 per cento rispetto agli altri. La capacità fiscale dipende dalla presenza di seconde case, più elevate nei Comuni turistici, e di strutture produttive, commerciali e ricettive (basi imponibili dell’Ici). Gran parte della variabilità, fortemente influenzata dagli estremi delle distribuzioni regionali, è, inoltre, riconducibile a differenze all’interno delle singole regioni piuttosto che fra regioni (rispettivamente, l’84,5 e il 15,5 per cento). Lo sforzo fiscale presenta, in media, livelli sostanzialmente più bassi nei Comuni delle Regioni a statuto speciale e in quelli del Nord. Al Centro e specie al Sud lo sforzo fiscale si presenta più elevato per tutte le classi demografiche. Il maggior utilizzo della leva fiscale da parte dei Comuni del Centro e del Mezzogiorno emerge anche da analisi basate sulle sole aliquote legali. L’introduzione dell’imposta municipale propria (Imu), prevista a regime dalla legge 5 maggio 2009 n. 42, con caratteristiche (presupposti, soggetti passivi e base imponibile) che ricalcano sostanzialmente quelle dell’attuale Ici, presenterà, verosimilmente, analoghi problemi di disomogenea distribuzione territoriale.
Analisi tratta da: Economie regionali n.23 della Banca d’Italia