Riparte il processo Telecom, ora il protagonista è Tronchetti

Riparte il processo Telecom, ora il protagonista è Tronchetti

Si chiamava Sip, è diventata Telecom ed è al centro di un’inchiesta così velenosa e ingarbugliata che uno dei pubblici ministeri è arrivato a confidare: «Se dovessi rinascere, non la rifarei più». Un “romanzo” giudiziario con personaggi e capitoli da brivido. L’ultimo, il più sorprendente: a oltre cinque anni dall’inizio dell’indagine il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha iscritto nel registro degli indagati l’ex presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera con le accuse di ricettazione e corruzione internazionale.

L’ipotesi della Procura ricalca quanto già insinuato dal giudice per l’udienza preliminare Mariolina Panasiti che aveva esortato a chiarire le responsabilità dell’allora presidente del colosso delle telecomunicazioni, consapevole, a suo dire, dello spionaggio messo in atto da una struttura interna alla società. Mentre Robledo batte nuovi sentieri in un’indagine che sembra non avere mai fine, ignorato dai media ogni mercoledì va in scena nell’aula bunker di via Ucelli di Nemi (vicino all’aeroporto di Linate) il processo a una parte della struttura interna a Telecom e Pirelli che avrebbe confezionato report illegali sotto la regia dell’ex capo della Security Giuliano Tavaroli, dello 007 Marco Mancini, già prosciolto grazie al segreto di Stato, e dell’investigatore privato Emanuele Cipriani.

Nei mesi scorsi, il primo ha patteggiato 4 anni e 2 mesi, il secondo è stato prosciolto per il segreto di Stato e, tra i 12 imputati “superstiti”, accusati di associazione a delinquere, corruzione e acquisizione di notizie riservate, resta della cabina di comando solo Cipriani, in compagnia, tra gli altri, del giornalista Guglielmo Sasinini e dell’ex manager di Telecom in America Latina, Angelo Jannone.

A riaccendere l’interesse arriva adesso la lista dei testimoni chiesti dalle parti e accolti dalla Corte d’Assise, dalla quale emergono i nomi di Gianni Letta, dell’ex amministratore delegato di Rcs e ora ad di Vodafone Vittorio Colao, del presidente di Rcs Piergaetano Marchetti, dell’ex presidente Cesare Romiti, degli ex direttori del Corriere della Sera Paolo Mieli e Stefano Folli, di Marco De Benedetti, in qualità di ex ad di Tim International, e di Marco Patuano, attuale ad di Telecom. Accanto a loro, saranno chiamati a deporre anche l’attuale presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera e l’ex ad Carlo Buora. La testimonianza di Gianni Letta è stata voluta dai legali del cronista del Corriere della Sera Massimo Mucchetti, parte civile per avere subito un attacco informatico sferrato dagli hacker del Tiger Team di Fabio Ghioni, e riguarda i «rapporti con Tronchetti Provera attraverso la persona di Giuliano Tavaroli».

Era stato l’ex leader della Security di Telecom ad affermare di avere cercato di «sensibilizzare alcuni apparati istituzionali», tra cui l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi, sulle attività svolta dalla Kroll, la più grande agenzia investigativa al mondo, ai danni di Telecom Brasile. «Predisposi anche una nota per Gianni Letta – aveva spiegato Tavaroli in un interrogatorio – visto che all’epoca la Kroll era fornitore del governo tramite Bondi, che l’aveva incaricata di trovare il tesoro di Tanzi in Sudamerica».

In attesa dei testimoni eccellenti, oggi verranno sentite le segretarie di Marco Bernardini, ex investigatore privato e gola profonda dell’inchiesta. In una delle ultime udienze tre segretarie di Cipriani hanno ricostruito la rete di informatori, giornalisti, 007, ufficiali delle forze dell’ordine, da cui l’investigatore fiorentino attraverso la sua agenzia Polis d’Istinto attingeva per infiocchettare report arditi su personaggi dell’economia, dello sport, dello spettacolo.

Un punto a favore dell’accusa, perché le testimoni hanno confermato l’esistenza di dossier “proibiti”, anche se il cammino verso la sentenza è molto lungo e il rischio prescrizione, sebbene non incombente, potrebbe affacciarsi più in là: alcuni capi di imputazione relativi alla corruzione si prescrivono tra un anno. Resta poi, sullo sfondo, la questione complicatissima della distruzione delle pratiche illegali. La Corte d’Assise, presieduta dall’esperto Piero Gamacchio, ha deciso di non mandarle al macero, ma di “conservarle” agli atti del dibattimento, lasciando alle parti la possibilità di consultarle, ma non di fotocopiarle. In teoria, ognuna andrebbe discussa singolarmente, nel contraddittorio delle parti, col rischio di condannare il processo a tempi infiniti.