Monti stasera alla Scala a vedere la storia del playboy punito

Monti stasera alla Scala a vedere la storia del playboy punito

Si annuncia straordinaria la Prima della stagione 2011-2012 del Teatro alla Scala, il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte diretto da Daniel Baremboim che va in scena questa sera alle 18 con la regia di Robert Carsen e un cast d’eccezione. 

Si è detto della copresenza tra il pubblico, importante e insolita, del Presidente della Repubblica e del Premier. Oltre a Napolitano e Monti ci saranno quattro ministri, il neo-sindaco Giuliano Pisapia (già visto alla primina dei giovani), il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner, i rappresentanti delle istituzioni locali e i sempre noti presenzialisti. Poi pranzo al Giardino per 420 invitati. Per gli altri, ad esempio tutti coloro che seguiranno lo spettacolo nei cinema, i ristoratori del centro (Boeucc, Don Lisander, ecc.) propongono un menu milanese a 45 euro, il cui ricavato verrà in parte devoluto alla onlus Pane quotidiano. Anche gli incassi dei biglietti messi a disposizione dal Comune hanno un pensiero per la crisi: vanno agli alluvionati liguri e alle famiglie in difficoltà.

Riguardo alle proteste è annunciato un presidio della Confederazione Unitaria di Base davanti al teatro per contestare il governo e richiedere di inserire i dipendenti scaligeri nel registro dei lavoratori esposti all’amianto. Si aggiungeranno studenti e precari.

Potremo vedere lo spettacolo proprio tutti. Chi non è in Teatro lo potrà seguire in diretta come preferisce. A Milano sarà proiettato sul grande schermo sistemato all’Ottagono, in Galleria, e nei teatri Ringhiera, Auditorium Cam zona 3 e Teatro della cooperativa. E poi l’Opera va al cinema, secondo un’intelligente operazione nata diversi anni fa per iniziativa della Metropolitan Opera di New York che sta riscuotendo sempre più successo anche dalle nostre parti: la Prima è programmata in numerose sale cinematografiche di Milano, hinterland e altre sedici regioni italiane, oltre che in tutta Europa, Stati Uniti e Messico (per l’elenco delle sale www.teatroallascala.org e www.operaincinema.com).
Chi vuole può invece organizzarsi comodamente in casa e sintonizzarsi in diretta su Rai5. Idem per gli amici russi sul canale TV Kultura (Russia). I più tradizionalisti e i radioamatori hanno sempre la diretta di Radio3. E in televisione ce n’è anche per i ritardatari, con inizio alle 20.15 su Arte e alle 21 su Sky Classica, in chiaro. Da considerare anche tutti i ritrovi non ufficiali del folto numero di melomani che si ritroveranno in biblioteche e altri spazi pubblici per godersi la serata in compagnia. Lo spettacolo è trasmesso anche nelle carceri di San Vittore e Bollate.

Numerosi nei giorni scorsi gli appuntamenti programmati per prepararsi all’avvenimento. È saltata, purtroppo, per ragioni di salute, la lezione spettacolo di Dario Fo “Don Giovanni e la Commedia dell’Arte”, che avrebbe raccontato uno degli aspetti più caratteristici del libretto di questo dramma giocoso in due atti in cui convergono la forma e la grande concitazione dell’opera buffa e i temi drammatici dell’opera seria.
Brillante come sempre Elio delle Storie tese (notevole interprete e ormai affezionato frequentatore di musica classica): nell’ Aula Magna della Statale si è esibito in «Madamina il catalogo è questo» nell’ambito del progetto «Waiting for Mozart» avviato due anni fa dall’università per l’assegnazione di alcune borse di studio. Colta la presentazione di Stefano Jacini allo Spazio Teatro No’hma ieri e l’altro ieri sera, dove si sono riuniti melomani milanesi come Francesco Saverio Borrelli per un confronto attento delle interpretazioni storiche più significative dell’opera – le direzioni di Muti, Furtwangler, Karajan e Maazel, le regie di Brook, Strehler, Losey, ecc., letture spesso lontane le une dalle altre.

Dietro le quinte dello spettacolo (Foto di Marco Brescia & Rudy Amisano)

All’Oberdan poi prosegue fino all’11 il ciclo di film di Joseph Losey, Carlos Saura (“Io, Don Giovanni”, incentrato sulla figura di Lorenzo Da Ponte) e Carmelo Bene. Ma l’incontro più atteso era quello di ieri al Teatro Ringhiera di via Boifava, in uno dei grandi quartieri popolari della città: Daniel Baremboim ha discusso del carattere dell’opera e delle particolarità di questa Prima. C’erano anche il Sovrintendente della Scala Lissner, l’assessore alla cultura Stefano Boeri e un vasto pubblico entusiasta. Il teatro era pieno, numerosi posti erano allestiti anche all’esterno con una proiezione dell’incontro, vin brulé e panettone.
Baremboim ci ha introdotti al senso più intimo dell’opera, che è probabilmente il senso stesso della musica, che ci fa ridere e piangere allo stesso tempo, che parla al cuore e all’intelletto, che alterna situazioni buffe in cui c’è sempre qualcuno che soffre (basti pensare all’aria del catalogo) a situazioni tragiche in cui c’è sempre qualcuno che se la ride (tipicamente Don Giovanni).

La stesura dell’opera è stata molto rapida: Mozart ottiene una nuova commissione dal Teatro di Praga in seguito al trionfo delle Nozze di Figaro (siamo tra il 1786 e il 1787) e per il libretto si rivolge nuovamente a Lorenzo Da Ponte, che propende per un soggetto che ha già interessato numerosi drammaturghi tra cui Molière: Il dissoluto punito. Da Ponte attinge a numerose fonti letterarie dell’epoca, e in particolare a piene mani dal libretto di Giuseppe Bertati del Convitato di pietra di Gazzaniga, andato in scena pochi mesi prima a Venezia. Si racconta che l’ouverture Mozart l’abbia scritta nei due giorni precedenti alla prima rappresentazione, se non addirittura nella sola notte prima. Una curiosità, dato il soggetto: alla Prima, il 29 ottobre 1787 a Praga, c’era Giacomo Casanova.

Ci sono due versioni dell’opera, quella di Praga e quella allestita poi a Vienna qualche mese dopo, in cui compaiono nuovi numeri scritti evidentemente per alcuni cantanti particolarmente capaci. Sebbene la versione di Praga sia probabilmente drammaticamente più corretta (una situazione di grande tensione in un primo atto filato) noi ascolteremo l’originale più le due arie di Don Ottavio e Donna Elvira, due pezzi di musica meravigliosi. E qui ci sono le voci adatte per sentirli con piacere.

Senza essere troppo indiscreti, anche per lasciarvi scoprire direttamente le sorprese della nuova produzione scaligera, vi anticipiamo alcune curiosità emerse durante le prove e in occasione dell’anteprima di domenica sera dedicata ai ragazzi. Musicalmente, la direzione ricorda quella storica di Furtwängler: l’atmosfera è cupa. Del resto la storia comincia e si chiude con la morte, la prima parola del libretto è “notte”, e la maggior parte della vicenda si svolge appunto di notte. I potenti accordi con cui si apre l’Ouverture anticipano i motivi che accompagneranno nel secondo atto la statua del commendatore: danno il sentimento della tragedia che verrà giocata, danno la dimensione dell’opera.

Il cast è veramente notevole, e pare anche omogeneo. Sono nomi di richiamo mediatico ma soprattutto voci di primissimo livello e maestri del palcoscenico: Peter Mattei, Don Giovanni, lo ricorderete nella produzione di Aix en Provence diretta al Piccolo da Daniel Harding ormai tredici anni fa; Bryn Terfel, Leporello, straordinario; la diva Anna Netrebko, Donna Anna; Giuseppe Filianoti, Don Ottavio (superati i malumori emersi durante il Don Carlo in Scala tre anni fa), Barbara Frittoli, Donna Elvira, in grande forma; Ildebrando D’Arcangelo si alterna abilmente nei ruoli di Don Giovanni e Leporello.

È la prima regia di Carsen pensata per la Scala. È meno provocatoria dei recenti Candide (ricorderete i capi di stato in mutande) e Alcina (tanti nudi sul palcoscenico) che venivano da altre produzioni. È una regia che il Teatro alla Scala lo celebra, con trovate sceniche sorprendenti, a partire da una spettacolare entrata di Don Giovanni: svelano tutti gli spazi del teatro, palcoscenico, sipario, quinte, platea, buca dell’orchestra e palco reale (da dove tuonerà la statua del Commendatore – ricordiamolo, tra Napolitano e Monti). Un teatro nel teatro in cui giochi di spazi e prospettive sono costruiti con grandi specchi, e i personaggi sono al tempo stesso protagonisti e spettatori della vicenda. Torna in mente l’Europa riconosciuta di Salieri messa in scena da Ronconi per la riapertura del teatro nel 2004.

Questa articolata messa in scena limiterà però le riprese dello spettacolo. Ma se non è adattabile ad esempio alla Staatsoper di Vienna, lo vedremo invece già l’anno prossimo al Bolshoi. Il finale, in quella scena del sestetto che è stata tante volte tagliata fin dalle prime rappresentazioni, è a sorpresa. Pare che Carsen lo abbia ripensato tra l’Ante-generale e la Generale. In fondo non è poi tanto cattivo il protagonista. Sarà la meravigliosa musica di Mozart, capace di alleggerire le situazioni più pesanti, e sarà che il mito qui ce lo racconta Da Ponte (un libertino del livello dell’amico Casanova). Dunque il personaggio che era nato ai tempi della Controriforma come monito per indurre a non sfidare la giustizia divina diventa un eroe che non conosce paura, sempre un passo davanti agli altri. Da donnaiolo diventa libero pensatore, travolgente nella sua perentoria affermazione di sé.
Rileggere le interpretazioni di Bernard Shaw, Man and Superman, e José Saramago: questo dissoluto è effettivamente da punire?

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