La macchina elettorale per la scelta del nuovo numero uno della Confindustria si è messa in moto. La giunta dell’associazione, riunita per l’occasione, ha eletto i tre saggi della commissione di designazione (Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti). Nei prossimi 45 giorni dovranno sondare la base per capire su chi, fra i candidati Alberto Bombassei, Giorgio Squinzi e Andrea Riello, è possibile far convergere il consenso.
Come da tradizione non sono mancati gli appelli all’unità, affidati per l’occasione all’ex presidente Luigi Abete. La presidente uscente Emma Marcegaglia si è detta «contenta di tutti, checché se ne dica sui giornali», ricordando che «sono tutti e tre nella mia squadra di presidenza, tre persone che hanno lavorato con me, ottimi imprenditori». Dietro il clima di unanimità, comunque, le divisioni sono profonde e nella riunione di ieri erano palpabili. Divisioni sul metodo, sul futuro della Confindustria, e ovviamente anche di alleanze.
Chi era presente racconta che Squinzi, 69 anni, patron della Mapei (adesivi per pavimenti e rivestimenti), ha preso la parola criticando la scelta di Bombassei, 72 anni, presidente della Brembo, di inviare nei giorni scorsi una lettera a tutti i presidenti di categoria (vedi qui), con cui ha ufficializzato la sua candidatura e ha esposto il suo programma in dieci punti. Un metodo non usuale, secondo Squinzi, a cui Bombassei ha replicato rivendicando il diritto di fare campagna elettorale in modo aperto e scegliendo la via del confronto sulle idee.
Il patron della Brembo ha in mente una Confindustria molto più snella dell’attuale, impegnata nella rappresentanza degli interessi: più lobby e meno “istituzione”, insomma. Bombassei punta molto sulla discontinuità, mentre Squinzi, in un’intervista rilasciata a Panorama, si dice convinto che a Confindustria non serva una rifondazione quanto piuttosto una messa a punto, una razionalizzazione. La divisione più profonda passa comunque lungo l’articolo 18 e l’approccio nelle relazioni industriali: più morbido e disponibile a cercare un’intesa con il sindacato Squinzi, peraltro in linea con la tradizione di Federchimica di cui è stato presidente, più a favore di un drastico cambiamento, sulla linea tracciata da Sergio Marchionne in Fiat, quello di Bombassei.
Curioso siparietto quello offerto invece dal veronese Riello, che ha annunciato la sua candidatura ma di fatto è pronto a ritirarla: riuniamoci in una stanza e poi decidiamo chi si candida di noi tre, ha sostanzialmente fatto intendere. Secondo un sondaggio condotto fra le associazioni territoriali e riportato oggi da Repubblica.it, Bombassei sarebbe il candidato favorito, seguito a distanza da Squinzi, ma gli indecisi sono tanti, e Riello potrebbe fare la differenza facendo convergere i voti degli industriali veneti su uno dei due candidati.