Pizza ConnectionCroce Rossa, sulla riorganizzazione si riparte da zero

Croce Rossa, sulla riorganizzazione si riparte da zero

fPer la riorganizzazione della Croce Rossa Italiana sarà necessaria la proposta di un nuovo documento. È quanto emerge dalle conclusione dell’indagine della Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica datata 18 gennaio 2011. Secondo la commissione, presieduta dall’Onorevole Tomassini (Pdl), l’atto proposto dal precedente governo Berlusconi, con la benedizione dell’attuale commissario straordinario Francesco Rocca, «non risponde se non in minima parte alle criticità emerse durante l’indagine e non appare coerente con le conclusioni cui questa stessa Commissione è giunta in materia di riorganizzazione della CRI».

«Sostanzialmente – dichiara il senatore Pd Daniele Bosone, vicepresidente e relatore della commissione – abbiamo chiesto al Ministro di ritirare il provvedimento e di produrne uno nuovo che segua l’indirizzo conclusivo dell’indagine conoscitiva». Sulla stessa linea il parere del relatore del Pdl Saccomanno che invita il Ministro della Salute Renato Balduzzi «a voler ripresentare un nuovo testo di schema di decreto legislativo, che appaia in linea con i contenuti e le linee di intervento emerse nel corso dell’indagine conoscitiva».

L’indagine della commissione, partita il 28 gennaio dello scorso anno, era necessaria dopo l’esame del decreto Milleproroghe con riferimento alle problematiche contrattuali e organizzative dell’attività istituzionale e contrattuale della Croce Rosa, in riferimento particolare al personale impiegato. L’indagine predisposta si era infatti concentrata su una dozzina di aree che presentavano criticità in ordine alla gestione del personale civile e militare, alla situazione contabile e patrimoniale e all’ambiguità dell’ente a cavallo tra servizio pubblico e privato. Il governo Berlusconi e Croce Rossa Italiana erano arrivati alla redazione di uno schema di riordino, che prevedeva sostanzialmente la privatizzazione delle articolazioni locali dell’ente, mantenendo però la natura pubblica del comitato centrale di Croce Rossa, come documentato da Linkiestae chiarito dallo stesso commissario straordinario Francesco Rocca.

Grande attenzione aveva suscitato il caso Croce Rossa Italiana, in particolare per via del quasi continuo regime di commissariamento in cui l’ente è venuto a trovarsi. Negli ultimi 34 anni infatti la Cri è stata commissariata per 24, il che, come nota anche la stessa commissione, ma non solo, «costituisce un elemento di criticità, posto peraltro che a livello internazionale vige il principio dell’indipendenza». Per uscire dalla gestione commissariale si era provveduto alla redazione del decreto legislativo di riordino, che viene però, di fatto, bocciato dalla Commissione del Senato, che riconosce tuttavia come l’ultima gestione commissariale abbia però contribuito all’apporto di maggior chiarezza su alcuni elementi. Su tutti l’approvazione dei bilanci che non avveniva dal 2004.

L’indagine conoscitiva è andata a scandagliare una serie di anomalie e di opacità che rendeva difficoltosa la gestione dell’ente, che alcuni definiscono un vero e proprio “ministero”. Difficoltà che il decreto di riordino avrebbe dovuto raddrizzare, portando a termine la gestione commissariale di Croce Rossa Italiana, derivante da dissesti finanziari (su tutti il caso della società In House S.i.s.e. in Sicilia che porta nei bilanci Cri un buco da 37 milioni di euro), mille 500 precari mai regolarizzati, difficoltà di partecipazione a gare di appalto e un corpo militare scarsamente regolamentato.

Quel decreto però è stato valutato negativamente, perché secondo la Commissione del Senato non risponderebbe a pieno alle criticità emerse dall’indagine. La palla torna così al ministero della salute che dovrà riformulare l’impianto del provvedimento tenendo conto dei rilievi della Commissione. Su tutto si chiede una riorganizzazione improntata a criteri di trasparenza; di riorganizzare la Cri rispettando però gli obiettivi umanitari, risolvere la contraddizione che vede l’ente effettuare servizi umanitari su convenzione da una parte e partecipare a gare d’appalto dall’altra, definire il rapporto tra il Ministero della Difesa e Croce Rossa Italiana per quanto riguarda il personale militare e un’attenzione particolare alla condizione dei lavoratori a termine «la cui condizione lavorativa è continuamente messa in discussione dagli affidamenti di servizi sanitari assegnati con metodo competitivo da parte delle regioni», valutando «un progressivo inserimento in ruolo dei lavoratori da molti anni assunti con contratto a termine ed annualmente rinnovati».

«Non posso di certo dire di condividere questo parere – riferisce il commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, raggiunto da Linkiesta – ma lo rispetto e mi adeguo, il parlamento è sovrano. Tuttavia – precisa Rocca – non vorrei che il punto di accordo tra le parti politiche non porti alla creazione di altre realtà come la Si.Se.». In particolare Rocca si riferisce al commento della Commissione in cui si preferisce a una “privatizzazione verticale”, la valutazione di una «privatizzazione per le attività oggetto di procedura competitiva. Un passaggio», conclude Rocca «che io traduco come il consiglio ad avviare nuove società “in house”» (cioè società a capitale interamente pubblico, che si occupano della gestione delle reti e erogazione dei servizi pubblici locali, nda). Il commissario straordinario attenderà ora l’orientamento tecnico del ministro Balduzzi, con la speranza, dice «che prima della scadenza del mio mandato (settembre 2012, nda), si vada al voto per eleggere il nuovo president della Croce Rossa Italiana».

Per i lavoratori precari, che avevano invece sollevato perplessità e proteste sullo “schema Rocca” insieme alle sigle sindacali, «è un passo avanti la bocciatura del decreto – dice a Linkiesta una precaria di Croce Rossa Italiana di Roma – ma non una vittoria. Abbiamo infatti chiesto un incontro col ministro Balduzzi perché occorre presentare in fretta un altro testo, possibilmente migliore di quello uscito dalle stanze dell’ultimo governo Berlusconi».

Leggi lo schema di documento conclusivo

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