«Dal dopoguerra ad oggi quella attuale è la generazione più istruita – spiega Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il lavoro del Comune di Milano – Eppure è al tempo stesso quella che con maggiore difficoltà si inserisce nel mondo del lavoro». È stato partendo da questo presupposto che Palazzo Marino ha deciso di commissionare alla testata online La Repubblica degli Stagisti una ricerca per scoprire quanti e quali sono gli stage attivati a Milano. Lo stage, benché sia riconosciuto solo a scopo formativo, rappresenta una delle più diffuse pratiche di inserimento (o per lo meno di tentativo) nel mondo del lavoro. Lʼamministrazione comunale ha così deciso di impegnarsi nella realizzazione di un fondo, il cui ammontare dovrebbe essere di 600.000 euro, che sostenga le aziende più virtuose nella gestione di queste pratiche.
Generalmente i (pochi) dati ufficiali sugli stage vengono raccolti ed elaborati su base provinciale. «Questo è un peccato – commenta Eleonora Voltolina, direttrice della Repubblica degli Stagisti – dato che la sola Milano è una meta importantissima per i giovani di tutta Italia e rappresenta una vera e propria “capitale degli stagisti”». Si calcola infatti che circa un terzo degli stage coinvolga persone fuorisede e sono circa 7.000 i soggetti provenienti da altre regioni o province che raggiungono Milano per un periodo di tirocinio. Lʼindagine si è focalizzata sulla realtà milanese, censendo ben 23.600 stage attivati dalle sette università locali, dal centro per lʼimpiego di viale Jenner e di Melzo e dal Jobcaffè di Afol Milano, mentre non sono state prese in esame le agenzie per il lavoro. Di questi stage oltre 13.000 – più della metà – si sono svolti nel territorio del Comune, mentre se si considerano anche quelli della provincia la cifra sale a 16.000. Il numero degli stage attivati allʼinterno della città è generalmente da tre a oltre dieci volte superiore a quello degli stage tenuti nel resto della provincia.