PARIGI – «Ho un appuntamento con i francesi, non mi tirerò indietro». Ufficialmente Nicolas Sarkozy non scioglie la riserva, ma nell’intervista di domenica sera, trasmessa a reti unificate da nove emittenti e seguita da 16 milioni di francesi, si è comportato più da candidato in campagna che da presidente in carica.
Sono stati molti gli annunci elettorali. Da ottobre aumento dell’Iva dal 19,6% al 21,2% (a fine 2011 si era dichiarato contrario a un aumento generalizzato dell’Iva), riduzione delle imposte patronali sui salari compresi tra 1,6 e 2,1 volte il minimo garantito, aumento di due punti della tassazione sulle rendite finanziarie, possibilità d’incremento volumetrico del 30% su tutti gli immobili per i prossimi tre anni, abbandono del contratto nazionale in favore di accordi locali azienda-sindacati, creazione da febbraio di una Banca dell’industria per sostenere le Pmi e infine una tassa sulle transazioni finanziarie dello 0,1% a partire da agosto.
Il contesto è lo stesso dell’ultimo discorso alla nazione. Una scrivania, gli stucchi d’oro dell’Eliseo e due giornalisti piuttosto accomodanti che si alternano alla conduzione. La regia invece è cambiata: gli esperti di Canal Plus hanno lasciato il posto a Serge Khalfon, lo specialista del varietà, forse per dare più ritmo alle riprese. Nonostante tutto sia preparato, Sarkozy a tratti s’ingarbuglia e reagisce stizzito alle domande che lo allontanano dal copione. Come un Napoleone ferito ha parole di stima per tutti: Angela Merkel, Mario Monti, Barack Obama, perfino per l’ex-cancelliere socialista Gerhard Schröder. L’uomo che qualche mese fa si vedeva al timone della crisi europea, si ritrova oggi a lodare le misure degli altri, in primis dei tedeschi.
Dopo aver sedotto senza successo l’elettorato di centro, il leader dell’Ump è ora intenzionato a riconquistare gli elettori di destra. Liquida più volte come demagogiche le tesi di Marine Le Pen e avanza proposte interessanti più per gli agricoltori e i piccoli imprenditori che per i moderati della classe media. L’obiettivo primario è escludere dal secondo turno la candidata del Front national, riservandosi la settimana pre-ballottaggio per ripiegare eventualmente al centro. Una mossa che sulla carta può funzionare, ma che rischia di trasformarsi nell’ennesima giravolta dell’enfant prodige della politica francese.
La strada per la rielezione è tutta in salita. Marine Le Pen lo tallona nei sondaggi, 22% a 20,5%, Hollande lo incalza nel programma e all’interno del partito alcuni cominciano a dubitare delle sue reali possibilità di vittoria. Una pressione costante e su tutti i fronti che logora il presidente, spingendolo a confessare ai giornalisti, in un lungo “off” durante la visita ufficiale in Guyana, i suoi timori di fallire. In molti sostengono che sia stata l’ennesima trovata per addolcire il profilo del candidato, ma ormai è un dato di fatto che per Sarkozy la sconfitta non è più qualcosa d’inimmaginabile.