Tra l’accordo con Samorì e il recepimento delle direttive di Bankitalia sulla professionalità degli amministratori, comincia la rivoluzione ai vertici della Popolare dell’Emilia Romagna. Martedì scorso il Cda della Bper ha infatti avuto all’ordine del giorno «un’analisi volta ad identificare, in via preventiva, la composizione quali-quantitativa dell’organo amministrativo considerata ottimale, in funzione del corretto e più efficace assolvimento delle funzioni proprie del Consiglio».
In altre parole Ettore Caselli e Luigi Odorici, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato di Bper, hanno inteso far approvare al Cda la cornice di regole, particolarmente selettive, entro la quale compiere il percorso di cooptazione che potrebbe portare alla candidatura di tre 3 nuovi consiglieri nella lista di maggioranza che si presenterà all’Assemblea del 21 aprile. L’unica certezza, per ora, è la blindatura dell’ingresso nel Cda di Romano Minozzi, uomo ponte con la minoranza rappresentata dall’avvocato Samorì, con cui Caselli ha deciso di venire a patti. A dispetto delle posizioni ufficiali, cominciano a circolare i dettagl dell’accordo che permetterà alla lista Bper Futura diSamorì di indicare un nome nella lista di maggioranza e uno in quella per il collegio sindacale.
La scelta dovrebbe cadere su Fabrizio Corradini, presidente del collegio sindacale di Graniti Fiandre, già candidato nella lista di Bper Futura per il collegio sindacale all’assemblea Bper dello scorso anno, ma soprattutto componente di punta di Modena Capitale, la holding di Samorì. Il quale, sentito stamane da Linkiesta, non solo, riferito a Corradini, fa lo gnorri: «Corraini…Corravini… ignoro chi sia», ma ha pure smentito con fermezza l’esistenza di una trattativa con la Presidenza di Bper, specificando «non so nulla dell’accordo, a me non dicono niente perché sanno che poi io parlo…». Un atteggiamento, quello di Samorì, che conferma la strategia messa a punto con Caselli: smentire ogni accordo tra l’attuale maggioranza e Bper Futura, che sarà così costretta, come va dicendo Samorì da giorni, a presentare una propria lista, pur nella consapevolezza di non portare a casa alcun consigliere targato esplicitamente Bper Futura.
Dell’opportunità di proseguire e finalizzare la trattativa con Samorì ha riparlato martedì scorso Caselli, a conclusione del Cda. Di fronte alla prospettiva, ormai certa, che uomini legati al patron di Modena Capitale entrino nelle stanze dei bottoni, molti dei consiglieri presenti non si sono espressi. Altri, tra cui Erminio Spallanzani – il cui “impero” mediatico si sta sgretolando anche a causa di un crescente indebitamento -, Alberto Marri, Ivano Spallanzani e Vittorio Fini hanno confermato la propria contrarietà ad un accordo con Samorì. Sulla stessa lunghezza d’onda si sono posti, con accenti ancora più fermi, Deanna Rossi e Manfredi Luongo, capo della lista di minoranza che nella scorsa assemblea aveva superato la lista di Samorì impedendone l’entrata in consiglio. Quest’ultimo, al termine del suo intervento, avrebbe chiesto a Caselli: «ma che convenienza abbiamo a fare questo accordo?» E Caselli avrebbe risposto: «l’abbiamo chiesto noi».
Sul fronte opposto invece Luigi Cremonini e Piero Ferrari. Questi ultimi, per ragioni diverse, hanno interesse a sostenere la linea del Presidente di Bper. Nel caso di Cremonini, particolarmente esposto verso Unicredit, si prospetterebbe la possibilità di rinegoziare parte del debito con Bper invece che con Unicredit. Il figlio del Drake, invece, sa bene che il percorso delineato da Caselli prevede non solo l’accordo con Samorì, ma anche che il primo firmatario del listino di maggioranza sia Alberto Galassi, genero di Piero Ferrari e attuale amministratore delegato di Piaggio Aeroindustries, di cui lo stesso Ferrari è presidente.